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Ponte Morandi, Mion: «Dovevamo chiedere scusa per i 43 morti. Speravo finisse meglio»

L’ex ad di Edizione a La Repubblica: «Ad Autostrade c’erano molti diplomati e pochi tecnici. Ora le ispezioni le fanno, spero che lo Stato controlli».

Ponte Morandi, Mion: «Dovevamo chiedere scusa per i 43 morti. Speravo finisse meglio»

«Nel 2010 ci dissero che il ponte stava per crollare. Non feci nulla, temevo per il lavoro». Sono le parole di Gianni Mion al processo per il crollo del Ponte Morandi. Mion è l’ex amministratore delegato di Edizione, la holding
dei Benetton che all’epoca della tragedia (sono passati 5 anni) controllava Autostrade per l’Italia. Nel crollo del Ponte Morandi sono morte 43 persone. Andavano o tornavano dal lavoro e dalle vacanze. Era agosto.

Oggi Mion torna a parlare in un’intervista a La Repubblica. I familiari delle vittime sono rimasti ovviamente amareggiati, anzi, infuriati, dopo le sue parole. Mion risponde:

«Hanno ragione. Ma cosa avrei dovuto fare, una grande battaglia interna?».

E parla di autoreferenzialità dei vertici di Autostrade.

«Il nostro grande problema è che eravamo troppo autoreferenziali. E che negli organi di controllo c’erano troppi diplomati e pochi tecnici».

Mion ha sempre difeso l’ex amministratore delegato di Autostrade, Giovanni Castellucci, fra i principali imputati nel processo sul crollo. Continua a farlo:

«Guardi che Castellucci è bravissimo, un fuoriclasse. Il problema è che si è circondato di collaboratori per niente al suo livello».

Nel crollo del viadotto sono morte 43 persone. Mion dichiara che il grande errore fu quello di non chiedere subito scusa. Come se chiedere scusa avrebbe potuto essere una panacea per tutti i mali.

«E io dissi subito dopo il crollo che bisognava chiedere scusa, sarebbe stato molto importante farlo. E lì anche Castellucci ha sbagliato, penso che anche lui, che è una brava persona, se tornasse indietro non farebbe lo stesso. Ma in quei casi poi intervengono le strategie, gli avvocati… E non solo le vittime, penso sempre a tutte le cose di cui mi sarei dovuto preoccupare e di cui non mi sono occupato. Io purtroppo non posso rinascere, ho finito la mia corsa, speravo che finisse meglio».

Oggi Autostrade fa i controlli che all’epoca non faceva, dice Mion.

«Quello che sta facendo adesso Autostrade, tutti i controlli e le ispezioni, lo potevamo fare benissimo. Ma era un campo troppo difficile per noi. Eravamo autoreferenziali e impreparati a gestirlo. Autostrade adesso fa le ispezioni, ma spero che lo Stato e le pubbliche amministrazioni controllino».

 

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