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Il Campobasso che parla americano è tornato in Serie D (137 gol segnati)

Dopo il fallimento è stato rilevato da Matt Rizzetta Ceo e fondatore di North Six Group. Si comincia a scorgere un po’ di luce

Il Campobasso che parla americano è tornato in Serie D (137 gol segnati)
“Ho studiato a lungo la geografia (…) dell’Italia, e sono giunto alla conclusione che il fatto che nessuno ricordi il capoluogo del Molise, il piatto tipico del Molise, una canzone popolare del Molise o perfino il dialetto di questa regione, si può spiegare così: il Molise non esiste”. Estrapolando dalla frase “recitata” da un fantomatico Dr. Gregory Donald Johnson, la piccola regione dell’Italia centrale ha tratto il simbolo di una rinascita turistica, economica e nazionale a cui aggiungere ora quella calcistica.
A parlare del Campobasso la mente corre alle figurine Panini anni ’80 dove le maglie rossoblù a strisce verticali le trovavi quattro alla volta sfogliando la serie B. Anni fulgidi quelli per i “lupi”, 5 stagioni su quel palcoscenico, raggiungendo anche un 7° posto in un campionato che vide promossa l’Atalanta di Mutti con Pacione capocannoniere, il Como allenato da Burnich e la Cremonese allenata dal compianto Mondonico dove la punta di diamante era Gianluca Vialli. Quello era un Campobasso guidato da Antonio Pasinato, con in porta un “porteño” di nome Walter Ciappi, piccolo di statura e dai riflessi eccezionali, una difesa guidata da Domenico Progna e in attacco il figlio d’arte Oscar Ettore Tacchi. Una piccola società di una regione minore che combatteva con squadre più blasonate e floride.
Ma tutte le favole a un certo punto devono fare i conti con la realtà, e dopo la retrocessione in serie C la società molisana ha subito ben 5 crac finanziari, trovandosi a vivacchiare in serie D. La svolta arriva con l’ultimo fallimento decretato dalla Covisoc per mancato pagamento dell’Iva che nella stagione 2022/23 ha spedito il Campobasso in Eccellenza molisana. Qui c’è il colpo di scena: appare Matt Rizzetta, Ceo e fondatore di North Six Group, che dopo aver già rilevato una quota dell’Ascoli Calcio, decide di acquisire il pacchetto di maggioranza del Campobasso, promettendo a tifosi e città la serie C in 2 stagioni. Tutte le posizioni apicali vengono occupate da persone di fiducia, ma Rizzetta sa scegliere persone di campo nelle posizioni chiave, affidando la squadra a Giuseppe Di Meo, tecnico con lunga esperienza di categoria.
Conseguenza di questo cambiamento? L’Eccellenza molisana ha vissuto una stagione da record, animata dal lungo duello rusticano tra Campobasso e Isernia San Leucio, alla fine divisi da 2 punti, 84 a 82. I due club hanno fatto gara a sé, vincendo 28 e 27 partite su 30: solo il pareggio in quel di Venafro ha condannato l’Isernia al 2° posto. Il Campobasso ha compiuto un percorso straordinario, in cui la squadra di Di Meo ha segnato 137 reti subendone solo 10, non pareggiando mai e mettendo a referto risultati clamorosi come i 34 gol rifilati al Campodipietra tra andata e ritorno.
Il campionato di Eccellenza molisano non è uno dei più competitivi, ma certi risultati sono difficili da ottenere senza un collettivo di qualità talmente superiore, da essere fuori categoria. Scorrendo il roster dei lupi non troviamo nomi altisonanti, ma la maggior parte dei nuovi acquisti hanno esperienza in serie C e D. Basta pensare a Francesco Ripa, bomber classe ’85, arrivato da svincolato e che a 37 anni suonati è riuscito a timbrare 31 volte in 30 gare. Una curiosità: il capocannoniere del girone è stato l’argentino Luis Maria Alfageme classe ’84, che di rete ne ha messe a segno ben 41, giocando per l’Aurora Alto Casertano, squadra giunta terza a -16 dal Campobasso. Alfageme che da giovane ricorderete protagonista per diverse stagioni in B con Grosseto e Ternana.
Ma se il presente è roseo il futuro sembra veramente pronto a regalare ai tifosi molisani stagioni di rinascita e chiaramente portare il Campobasso almeno in serie C sarebbe una bella spinta per confermare che il Molise esiste eccome. Ora come ora i Lupi giocano in un impianto che potrebbe ospitare 25mila spettatori, ma che è ridotto a poco più di 7mila per problemi di adeguamento del “Nuovo Romagnoli” che crediamo verranno messi in cantiere dalla nuova proprietà. Stadio che fu costruito dall’imprenditore Costantino Rozzi – noto per essere stato il vulcanico proprietario del “Picchio” ascolano – fu inaugurato nella gara di andata degli ottavi di Coppa Italia contro la Juventus del Trap. Partita peraltro terminata con la vittoria dei molisani 1-0 su autorete di Stefano Pioli.
Tra le fila del Campobasso sono passati anche giocatori che si sono poi ritagliati una discreta carriera come calciatori o come allenatori. Oltre al già citato Domenico Progna, unico giocatore del Campobasso ad aver giocato in una Nazionale (under 21), possiamo ricordare il baffuto Franco Paleari, Pietro Maiellaro, Giorgio Corona, Stefano Rebonato, il compianto Sergio Vatta, storico gestore di talenti nel vivaio del Torino fino ad arrivare ad Augustus Kargbo, oggi al Crotone, ma che si mise in luce in D tra le fila dei molisani. Importante inoltre ricordare come il Campobasso abbia un folto seguito di emigranti in Canada e Argentina; proprio a Rosario, città di Di Maria e Messi, un club denominato Vecchia FC ne adotta i colori e lo stemma.
Sembra passata un’eternità da quel 5 Luglio 1987, giorno in cui al San Paolo di Napoli il Campobasso perse 1-0 lo spareggio per mantenere la serie B contro la Lazio di Terraneo, Pin, Camolese, Caso e Gregucci, spartiacque tra le età dell’oro e quella del ferro per la squadra del capoluogo molisano. Sono passati 36 anni, cinque fallimenti, decine di presidenti e allenatori e centinaia di calciatori, ma adesso per tutti i tifosi dei lupi potrebbe, usiamo il condizionale, essere cominciata una nuova era dell’oro, un’era in cui l’obiettivo è tornare nel calcio delle figurine in grande. Le ultime ormai sono ingiallite e per chi ama il calcio d’antan trovare i nuovi Anzivino, Vagheggi, Perrone e Maestripieri rappresenterebbe sì un tuffo nel passato, ma anche un nuovo balzo nel futuro.
Fabrizio Roscitano
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