ilNapolista

Amanda Lear: «Dalì era avarissimo, impotente e senza cuore. Si mangiò anche il coniglietto di casa» 

A La Verità: «Era innamorato pazzo di me, gelosissimo. Voleva che gli raccontassi cosa facevo con i miei amanti, era una cosa masochista».

Amanda Lear: «Dalì era avarissimo, impotente e senza cuore. Si mangiò anche il coniglietto di casa» 
archivio Image / Spettacolo / Amanda Lear / foto Insidefoto/Image

La Verità intervista Amanda Lear. Racconta la sua relazione con Salvador Dalí, un rapporto durato 17 anni e di cui parla nel libro “La mia vita con Dalí”, scritto 35 anni fa e appena ripubblicato da Il Saggiatore.

«A lui piacevano l’aristocrazia, le contesse, le principesse. Parlava come vivesse in un tempo antico. Ci siamo sempre dati del lei, anche se eravamo intimi. Era religiosissimo, tradizionale: non eravamo sposati e non gli piaceva l’idea che si pensasse fossi la sua amante. Sapeva che non avevo soldi, ma mi diceva: “Piccola Amanda, vorrei aiutarla, ma non posso. Ho una moglie e sono cattolico”. Era il trionfo dell’ipocrisia. Un tipico macho spagnolo».

Dalì le chiese più volte di sposarlo, ma Amanda Lear non accettò mai. Anche perché lui era già sposato con Gala.

«Non mi piaceva diventare la signora Dalí. Però non volevo abbandonarlo, aveva fatto tanto per me. Come un padre, un fratello, un professore d’arte, un maestro di vita. E all’improvviso lo vedevo vecchio, debole, non poteva più dipingere per i tremori del Parkinson. Ma avevo davanti una carriera, avrei dovuto fargli da badante e infermiera? Non me la sono sentita, era troppo per me. Forse sono stata egoista».

La Lear racconta il rapporto che Dalì aveva con la moglie Gala.

«Non hanno mai fatto l’amore. Lui era impotente. Mi disse che non l’aveva mai penetrata. La sola idea del sesso
femminile gli faceva orrore, paura. Mi fa ridere quando sento di un figlio nascosto. Mi raccontava che da giovane a Barcellona andava al bordello con Picasso. Era così spaventato che faceva sedere la ragazza a due metri di distanza e al massimo le chiedeva di aprire le gambe e lasciarlo guardare. Riversava la libido solo nella pittura».

La Lear continua:

«Dalí era innamorato pazzo di me, pur sapendo che non mi poteva soddisfare. Io uscivo con bei ragazzi giovani e lui godeva della sua gelosia. Voleva che gli raccontassi tutto. Era una cosa masochista. Andavo a ballare tutte le sere, mi drogavo abbastanza, non ero certo una brava ragazza. Lui mi accompagnava fino alla porta di casa dei miei amanti e si crogiolava pensando a quello che avrei fatto».

Per anni si è ipotizzato un ménage à trois con Dalì e sua moglie. La Lear spiega:

«A Parigi si facevano le supposizioni più strane. Immaginavano ogni perversione, per esempio che Gala fosse lesbica. Invece era tutto molto semplice. Lei amava viaggiare e sapeva che il marito non poteva stare da solo. Mi aiutava anche economicamente, mentre lui era avarissimo».

Che coppia erano Dalì e Gala?

«Molto egoisti. Si sentivano esseri divini e trattavano tutti male. Lei non aveva mai voluto vedere sua figlia. Vivevano solo per loro. Sono stata l’unica a essere accettata. Anche con gli animali erano senza cuore: avevano due ocelotti, ma li usavano solo per le foto. Si mangiarono anche il coniglietto di casa».

ilnapolista © riproduzione riservata