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La Coppa Italia al Napoli è l’indulto di Gattuso: in 10 anni ha fallito ovunque, ma resta “un top”

E’ stato esonerato a Sion, a Palermo, s’è dimesso a Creta, è retrocesso a Pisa, non ha raggiunto la Champions al Milan e col Napoli, alla Fiorentina è durato 2 minuti. Ora l’addio al Valencia

La Coppa Italia al Napoli è l’indulto di Gattuso: in 10 anni ha fallito ovunque, ma resta “un top”
2022 archivio Image Sport / Calcio / Valencia / Gennaro Gattuso / foto Imago/Image Sport ONLY ITALY

Era luglio 2021. Faceva un gran caldo, gli italiani disertavano financo gli ombrelloni per l’afa. Acqua, il mare. L’unica salvezza erano i 25 gradi del mare. Anche Rino Gattuso era in vacanza, a Marbella. Solo che la sua era “forzata”. Così scrisse il Messaggero che lo intervistava. Aveva optato per il mare pure lui, come un Manuel Fantoni e il suo cargo battente bandiera liberiana. Non aveva ancora trovato panchina a Valencia, e dettò alla stampa la seguente autoproclamazione:

«In A c’è il top. Dovevo esserci anch’io»

In questi ultimi dieci anni Gattuso “ha fatto di tutto”. No, non s’è drogato, non è stato con le donne, “con gli uomini… tutto”, come Fantoni. Ma ha allenato sette volte. E’ stato esonerato a Sion, a Palermo, s’è dimesso a Creta, è retrocesso a Pisa, non ha raggiunto la Champions al Milan e col Napoli, ma lì ha vinto la Coppa Italia. Alla Fiorentina non è arrivato al ritiro alpino, in Inghilterra non l’hanno voluto. Ieri ha rescisso “di comune accordo” il contratto col Valencia di Peter Lim, lasciando la squadra ai limiti della zona retrocessione.

Nel luglio del 2021, sarà stato il caldo, prima di definirsi per proprietà transitiva un “top” si disse anche “pronto per una Nazionale, anche se a me piace di più il lavoro quotidiano”. A scanso di equivoci, le federazioni di mezzo mondo non lo cercarono. Ringhio era libero, ma in catene. Allo stato brado. Oltraggiato dal vuoto di meritocrazia che ne condizionava la carriera. In fondo – sempre parole sue, eh – aveva installato lui al Napoli il 4-2-3-1 che Spalletti aveva eletto a modulo della sua Roma nel 2005. Spalletti, disse con convinzione, “continuerà il mio lavoro”. Come lui era stato chiamato a raddrizzare quello di Ancelotti. Una montagna russa dietro l’altra, a rileggerla oggi che siam bravi tutti.

La stampa spagnola oggi scrive di “logoramento”, di “disastro”, di “allenatore a corto di idee”. El Mundo, solo per citarne uno, ricorda anche i “gesti irascibili davanti alla stampa”, gli “errori aneddotici come l’abbraccio ai tifosi di estrema destra dopo la sconfitta di Valladolid”. È la stampa, bellezza. Anzi, la sua bruttezza. La stampa maliziosa, anche un po’ infame. Che non ama frequentare, così diceva poche settimane fa in un’altra intervista a El Mundo.

«Ho un’immagine diversa perché non mi piace parlare molto con la stampa».

Eppure nei due anni napoletani la critica si ostinava a narrare il genio, le intuizioni, il “tuo gioco”, il Grande Motivatore. Lui di sponda rinfocolava il personaggio dell’umile uomo di fatica, burbero ma buono, in fondo timido, uno che porge “la cara”, sempre incazzato con i giornalisti. Ma poi l’occhiolino… “ciao Rino”.

S’è sfogato a più riprese per l’assurdità della protesta morale dei tifosi inglesi, i #noToGattuso, le tenebre del malinteso per quel «le donne nel calcio non le vedo bene». “La delusione più grande – diceva – Mi hanno descritto in modo diverso da quello che sono. E non c’è stato niente da fare. Il mio dispiacere è di non aver avuto la possibilità di difendermi”. Come per la storiaccia con Commisso. Le accuse d’essere il cavallo di Troia di Mendes.

Al netto della fierezza inoppugnabile, il curriculum ora prende la forma dei fatti. Il Gattuso allenatore ha vinto una Coppa Italia, punto. Il fatto che l’abbia vinta a Napoli ha tradotto la sua carriera traballante in un gioco di specchi. Il resto l’ha fatto la stampa. Buona o cattiva, anche quello è un riflesso della percezione. Al Valencia non è stato esonerato, la sintassi del “comune accordo” riabilita la prossima disoccupazione in “anno sabbatico”. I top la chiamano così.

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