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Portanova, il Genoa non parla, come se non il caso non fosse il suo

Condannato a sei anni per stupro ma non escluso dalla rosa. Il presidente Zangrillo: «Sono il presidente di una società sportiva: non parlo»

Portanova, il Genoa non parla, come se non il caso non fosse il suo
Mg Genova 18/03/2022 - campionato di calcio serie A / Genoa-Torino / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Manolo Portanova

Del caso Portanova l’aspetto meraviglioso è il comportamento del Genoa, come se la vicenda non appartenesse al club rossoblù. La vicenda ricordiamo è la condanna in primo grado – col rito abbreviato – a sei anni di carcere per stupro. Scrive il Corriere della Sera:

In tuta blu sociale, con le mani in tasca e la testa affollata di pensieri, Manolo Portanova è il centrocampista del Genoa che guarda la partita dalla tribuna di Marassi, marcato stretto da una pesantissima sentenza in primo grado che lo condanna, con rito abbreviato, a sei anni di carcere per violenza sessuale di gruppo.

Ecco Gilardino, neo allenatore del Genoa:

«Portanova? Io mi occupo dell’aspetto tecnico e Manolo in questi giorni non si è allenato. Ho voluto portarlo nel gruppo, a pranzo e a cena: è stato con noi e basta» dice lapidario alla fine di Genoa-Südtirol 2-0, 16a giornata di Serie B, Alberto Gilardino.

Poi Zangrillo il presidente:

«Io sono il presidente di una società sportiva: non parlo» fa sapere il numero uno Alberto Zangrillo.

Tanti tifosi sono indignati, ed è stata l’indignazione social a spingere ieri il Genoa a spedire Portanova in tribuna.

«L’altro giorno tutte le squadre (Genoa compreso) sensibilizzavano l’opinione pubblica sull’importanza di contrastare la violenza sulle donne ed oggi?», «Vergogna società e staff tecnico! In Premier i calciatori accusati di stupro vengono messi fuori rosa e, se condannati, licenziati. La prossima volta evitate di parlare di violenza contro le donne» si legge tra i commenti su Facebook. In attesa del terzo grado di giudizio, ci sono gli aspetti legali della vicenda: Portanova, che è un libero cittadino, non verrà escluso dalla rosa del Genoa (improbabile che venga utilizzato) per scongiurare cause nel caso di assoluzione finale. Che i suoi legali presentino appello, infatti, è certo.

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«Inopportuno e diseducativo vederlo allo stadio: lo sport ha una funzione sociale importante e il messaggio che passa è sbagliato – dice – ci saranno altri gradi di giudizio ma le piaghe del femminicidio e della violenza sulle donne sono troppo gravi e urgenti da affrontare e chi gestisce il calcio, e le stesse dirigenze delle squadre devono sentire più forte quel ruolo educativo e sociale che sono chiamati a svolgere». Conclude: «il calciatore doveva essere invitato a starsene a casa».

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