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Di Maria, la carta vincente di Scaloni. Finché rimane in campo, la Francia non esiste (La Stampa)

Asfalta Dembelé, non lascia respiro a Koundé. Consegna a Messi il rigore del vantaggio, poi trova la magia del raddoppio, tocco perfetto in fondo a una ripartenza letale

Di Maria, la carta vincente di Scaloni. Finché rimane in campo, la Francia non esiste (La Stampa)
Argentina's midfielder #11 Angel Di Maria celebrates scoring his team's second goal during the Qatar 2022 World Cup final football match between Argentina and France at Lusail Stadium in Lusail, north of Doha on December 18, 2022. (Photo by Adrian DENNIS / AFP)

È stata la notte di Leo Messi, ma l’arma vincente di Scaloni è stata Di Maria. Lo scrive La Stampa, elogiando la prestazione del giocatore della Juventus nella partita finale del Mondiale in Qatar.

È la notte di Messi, la copertina è un diritto, intreccia la cronaca di una partita bellissima in cui firma due gol e la leggenda di una carriera finalmente compiuta che l’avvicina sempre più a Maradona, paragone adesso dolcissimo, ma in passato, a volte, ingombrante. Ma l’Argentina che vince ha tanti altri volti e uno dei più brillanti è quello di Angel Di Maria, la carta vincente di Scaloni, l’uomo che asfalta Dembelé e non lascia respiro a Koundé, che approfitta della difesa francese disunita sulle tracce del capitano, squarciata dalla profondità di Alvarez, sbilanciata dalla copertura mediana che si concentra sul lato di Leo e concede libertà, troppa, al Fideo. Non basterebbe, se non fosse ispiratissimo. Buggera Dembelé in slalom e quando il trequartista del Barcellona, inseguendolo in area, l’abbatte consegna a Messi il rigore del vantaggio, poi trova la magia del raddoppio, tocco perfetto in fondo a una ripartenza letale, e quando emerge dal grappolo albicelste festante si scopre con gli occhi lucidi: anche per lui era l’ultima opportunità, ha 34 anni e lascerà la Nazionale, ha resistito al richiamo del Rosario Central che è stato la sua culla proprio per trasformare il calcio europeo, la Serie A, la Juventus, in trampolino verso il Qatar. Lascerà, intanto lascia un’impronta straordinaria: diventa l’uomo delle finali“.

Ha segnato anche nella finale Olimpica del 2008 a Pechino contro la Nigeria (1-0). E ancora in quella di Coppa America al Maracanà contro il Brasile nel 2021. Ha segnato persino all’Italia a Wembley.

“Non c’era, invece, per infortunio, nelle finali del Mondiale 2014 e di Coppa America 2015, tutte e due perse: non talismano, ma valore aggiunto, difatti, finché rimane in campo, l’Argentina comanda e controlla facile, la Francia non esiste”.

La Juve ora sorride, spera in prestazioni analoghe in campionato. Il Mondiale fa morale, soprattutto.

 

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