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La Bild racconta la tragedia dei morti sul lavoro per il Mondiale. Per il Qatar sono solo due

La morte dell’operaio nepalese Sanjib. «Vedeva i ragazzi andare lì, tornare e comprare case e organizzare matrimoni pomposi. Lui invece non è più tornato»

La Bild racconta la tragedia dei morti sul lavoro per il Mondiale. Per il Qatar sono solo due

Non si placano le polemiche intorno a Qatar 2022 quando ormai mancano poco meno di due settimane dall’inizio della  competizione. In un’intervista alla Bild è emersa una notizia sulla scomparsa di un operaio che ha lavorato alla realizzazione degli stadi. La storia di Sanjib Ray è quella in primo piano, l’uomo del Nepal è morto in seguito all’eccessivo carico di lavoro per costruire gli stadi di Qatar 2022. Da quando la Fifa ha assegnato la Coppa del Mondo al Qatar nel 2010, la costruzione è andata avanti in maniera frenetica. Tantissimi lavoratori sono migrati in Qatar per aiutare i costruttori nella realizzazione delle strutture per la Coppa del Mondo. Tra questi c’è anche Sanjib che però non tornerà mai più a casa.

Sanjib lavorava in Qatar per aiutare economicamente la sua famiglia ad avere un futuro migliore. La sua scomparsa è solo una di una lunga serie di morti in seguito a questo Mondiale, non sono mai state rese ufficiali le cause del decesso ma in Qatar i decessi naturali” e “arresto cardiaco”  rappresentano il 70% dei certificati di morte dei lavoratori che muoiono in Qatar. Sanjib è morto in seguito all’estenuante lavoro al quale veniva esposto ogni giorno.

La Bild – noto e popolarissimo quotidiano tedesco – è andata in Nepal a intervistare la famiglia di Sanjib Ray. Scrive:

Si guadagnano 200 rupie come manovale nelle risaie, circa 1,50 euro. “Non era abbastanza per Sanjib”, dice suo fratello Ranjit Ray (22). “Nostra madre è morta, nostro padre è malato, le nostre sorelle non sono sposate. Sanjib doveva prendersi cura di noi”.

Sanjib ha visto i ragazzi del quartiere andare a Dubai, in Arabia Saudita e in Qatar. Quando tornavano avevano soldi in tasca, costruivano case e organizzavano matrimoni pomposi.

Il Qatar, pensò Sanjib, era il suo biglietto per un futuro migliore.

Poi, però, la morte.

Sua figlia Anu prende il sopravvento, la voce arrabbiata: “Come fanno a sapere che ha avuto un’emorragia cerebrale? Non ha subito l’autopsia! Non abbiamo ricevuto alcun documento dall’ospedale!”

Nelle ultime settimane la Fifa ha voluto divulgare i suoi dati riguardanti le morti sul lavoro in Qatar per la realizzazione delle strutture e ne emergono solo due. Di tutt’altro avviso sono le organizzazioni umanitarie che contano migliaia di morti, segno che questo Mondiale non nasce su una buona stella.

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