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Camilleri: «Preferisco rappresentare la mia Sicilia con le persone più che con i panorami»

«Con le loro facce, i loro caratteri, la loro lingua». Per la Rai il documentario sul grande scrittore scomparso tre anni fa. Da aiuto regista a scrittore

Camilleri: «Preferisco rappresentare la mia Sicilia con le persone più che con i panorami»
archivio Image / Spettacolo / Andrea Camilleri / foto Insidefoto/Image

Abbiamo visto su Rai Storia – ma chi vuole ora può recuperarla su Raiplay – la biografia “Italiani: Andrea Camilleri, Vigata nel cuore” della brava regista Flavia Ruggeri, prodotta per il terzo anniversario dalla morte dell’uomo di Porto Empedocle. L’autrice in omaggio alla serie parte proprio dalla nascita del nostro – 6 settembre 1925 – ma con un il criterio cronologico preciso cerca di delineare anche la formazione di Camilleri, aiutandosi con stralci di filmati-intervista anche inediti. “Io preferisco rappresentare la mia Sicilia più che con i panorami interrogando le facce delle persone, i loro caratteri, la loro lingua” – dice il Maestro Camilleri – “io amo la gente”.

Dopo il periodo in Sicilia fino al 1946 Camilleri approda a Roma e deve ringraziare il suo mentore Orazio Costa che prima lo accoglie alla “Silvio D’Amico” e poi ne fa il suo assistente come aiuto regista nei suoi molteplici lavori teatrali. Poi Camilleri viene preso al terzo programma della Radio Rai e inizia la sua attività di costruttore di programmi e di adattamento di opere che poi – delegato alla produzione del secondo canale televisivo – lo porteranno a fare entrare in tv le commedie di Eduardo De Filippo – “nel pieno della sua maturità artistica” – come intellettuale di sinistra nella Rai democristiana. Belli anche gli aneddoti che Camilleri racconta su Beckett e su Gino Cervi per Maigret. Intanto alterna il suo lavoro alla Rai con quello all’Accademia “D’Amico” dove prende il posto del suo maestro riconosciuto – anche nella scrittura – Orazio Costa. Poi l’avventura meravigliosa cominciata a 42 anni con la scrittura: e dopo 10 anni l’avvento del mondo di Vigata che poi diventerà quello di Salvo Montalbano: “non volevo farne una serie, mi serviva un personaggio per abitare la mia Vigata dalle mura non geometriche”. Camilleri diventerà quindi un libero pensatore ed un testimone critico del tempo che abbiamo appena scollinato e con il suo esperimento di ibridazione lingua-dialetto rinvigorirà la struttura della prima con la linfa della seconda. Oggi in Italia non abbiamo più un personaggio di tal fatta.

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