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Ho chiesto del futuro di Gattuso al nipote di don Michele l’assistito che legge i fondi di caffè

In risposta a Carratelli. Mi ha detto: «a Napoli c’è la cattiva abitudine di far le persone subito “santo”. Invece prima si diventa “beato” e solo dopo “santo”»

Ho chiesto del futuro di Gattuso al nipote di don Michele l’assistito che legge i fondi di caffè

Ho letto, come sempre, avidamente il pezzo del Maestro Carratelli. Maestro di giornalismo. Di lingua italiana. Di calcio. E più di tutto maestro di metafore. Mi ha molto colpito in particolare la sua idea  di andare a cercare la verità sul fondo delle tazzine di caffè. Ed ho pensato che è davvero  geniale  ricorrere ad un uso tanto antico e tanto garantito per far dell’ermeneutica del calcio pensiero. Mi sono allora precipitato in vico Scassacocchi. Dove abitava un tempo il più grande esperto di fondi di tazzine di caffè. Don Michele l’assistito. Speravo che fosse ancora vivo. O che avesse lasciato un erede di cotanta noble art. Se ne volete sapere di più su don Michele dovete leggere “San Gennaro non dice mai di no”. Raccolta di racconti di Giuseppe Marotta. Scrittore napoletano ormai dimenticato. Troppo poco impegnato per sopravvivere al fluire degli anni. Più noto per “L’oro di Napoli”. Da cui Vittorio De Sica trasse nel 1954 l’omonimo film. Chi non ricorda Sofia Loren bellissima procace pizzaiola. O il piccolo Bilancione che è costretto a giocare a scopa con De Sica, nobile interdetto perché malato di gioco d’azzardo. 

In San Gennaro non dice mai di no, Marotta racconta della prima volta in cui torna a Napoli dopo la guerra. Finito il mercato nero. Scomparsa la “Napoli milionaria”. Restano povertà. Rassegnazione. E…. San Gennaro. Che alla gente dei vicoli “non dice mai di no”. Dando la forza per aspettare tempi migliori. In un episodio Marotta parla di “don Michele l’assistito”. Che è capace di predire i numeri del lotto. Perché “assistito” dal diavolo, da un santo… Don Michele abita nel vicolo Scassacocchi (che esiste davvero). “Allora la sua casa  era nel vico Scassacocchi ai Tribunali. In questa straduccia la densità di popolazione è tale che la fortuna, non riuscendo a identificare l’individuo o la famiglia più meritevole di un cambiamento di stato, s’allontana lasciando tutti poveri e delusi.

Ebbene in vico Scassacocchi ho trovato il nipote del vecchio don Michele. Che come il nonno si guadagna da vivere leggendo il futuro nei fondi delle tazzine di caffè. Così gli  ho chiesto di leggermi il futuro di Gattuso. Lui non si è sottratto. E mi ha pure fatto uno sconto perché scrivo sul Napolista di cui è assiduo lettore. Così si è messo all’opera. Ha agitato la tazzina facendo ondeggiare il fondo di caffè. Poi mi ha detto “Carissimo la risposta alla tua domanda è cartesiana. Il futuro di Gattuso è nelle sue mani. Ha avuto tutti i giocatori che ha chiesto. Altro che Reja, Mazzarri, Sarri ed Ancelotti. Ha a disposizione il Napoli più completo degli ultimi dieci anni (non il più forte forse, ma certamente il più completo). Qui si parrà la sua nobilitate. Deve costruire un gioco adatto ai giocatori, alcuni molto forti, di cui dispone. Ed in particolare di quelli che ha fortemente voluto. Tutto qui. Se ne sarà capace avrà gloria eterna. Altrimenti…”. Poi ha aggiunto “In fondo questa volta la verità è davvero semplice. Ma qui a Napoli c’è la cattiva abitudine di far le persone subito “santo”. Invece prima si diventa “beato” e solo dopo si può diventare “santo”.”

Il nipote di don Michele a questo punto mi ha guardato negli occhi. E mi ha congedato con una richiesta. “Fatemi un piacere. Dite al grande Carratelli che facesse il giornalista, lo scrittore…ma il divinatore no. Lasciasse leggere il fondo delle tazzine di caffè a quelli come me che hanno l’esperienza secolare per farlo”.

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