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La malinconica scomparsa di Allegri felice uomo di famiglia

È stato un baluardo culturale al calcio imperante. È fermo da oltre un anno. Tra lo United e Parigi, aveva scelto il Psg per motivi extracalcistici. E adesso guarderà la Roma

La malinconica scomparsa di Allegri felice uomo di famiglia

Blasfemo in questo calcio

La premessa è importante. Chi scrive, è allegriano. Ritiene che Massimiliano Allegri sia stato un baluardo culturale importante – e necessario – al dilagante movimento culturale che ha portato negli ultimi anni a uno snaturamento calcistico, non solo a un diverso modo di intendere il gioco del calcio. Il sistema mediatico e calcistico ha fatto finta di non ascoltare le sue accuse al modo di allenare e crescere i giovani calciatori, con allenatori più impegnati nell’aspetto tattico che in quello tecnico, con ragazzini che sanno cos’è una diagonale ma probabilmente non hanno mai fatto un dribbling. Anche quel video in cui lui, in conferenza stampa, spiega che nell’ippica basta un musetto per vincere e se arrivi secondo hai perso e basta. Iconoclasta in un periodo in cui si esulta al possesso palla, al numero di passaggi consecutivi, e il risultato passa quasi in secondo piano.

In un’intervista concessa a Sconcerti per il Corriere della Sera, ebbe l’ardire di dichiarare una serie di blasfemie una dietro l’altra:
«Sto rivedendo un grande ritorno del contropiede».
«Abbiamo seguito per vent’anni Guardiola equivocando. Guardiola raccontava solo la sua eccezione, non era un calcio per tutti. (…) Devi avere Iniesta, Xavi e Messi».
«Quando sento Sacchi che parla di tenere il pallone e avere atteggiamenti propositivi non capisco cosa dica e mi arrabbio. Perché non dovrebbe essere propositivo giocare in verticale, perché dovrebbe esserlo fare venti passaggi di un metro?»
Fino a: «non esistono gli schemi, conta l’occhio del tecnico».
In poche parole, c’è bisogno di Allegri.

Il timore che si sia imborghesito

Chiarita la posizione “politica”, va però fatta una riflessione critica. E cioè che Massimiliano Allegri ci ha abbandonati. Non nel senso di Elio Vittorini e della sarcastica risposta di Palmiro Togliatti. È ancora peggio. Vittorini lasciò volontariamente il Pci. Allegri sta abbandonando il calcio non volontariamente. Ma di fatto non allena più da oltre un anno e la prossima stagione comincerà ancora senza di lui. È un tempo lungo, lunghissimo, per un allenatore che ha infilato cinque scudetti consecutivi e due finali di Champions.

A noi, lo confessiamo, Allegri mette malinconia in quelle foto che lo ritraggono felice, con un sorriso che noi ci ostiniamo a vedere tirato, con la sua compagna di vita Ambra Angiolini. Siamo ovviamente contenti per la sua serenità, però temiamo fortemente che in lui sia subentrata una forma di appagamento. Sarà stato anche sfortunato con Manchester United e Psg che si sono ripresi quando la sua ombra si stava allungando sulle loro panchine, così come per l’Inter, ma – si sa – nel calcio come nella vita basta poco a cambiare la nostra immagine. Da allenatore vincente ad allenatore che tutto sommato o non ha più gli stessi stimoli.

Preferire il Psg al Manchester United

Già ci aveva insospettito non poco la voce che lo accreditava di aver preferito la panchina del Psg a quella dello United perché Parigi sarebbe stata considerata più attrattiva di Manchester. Per quanto riguarda la vita di tutti i giorni e di tutte le sere, potremmo anche essere d’accordo. Anche se va ricordato che Manchester oggi non è affatto la città industriale tutta casermoni e fabbriche: tutt’altro, è una città viva, contemporanea, un importantissimo centro commerciale e universitario. Ma anche se così non fosse, chiunque viva il calcio, chiunque sia cresciuto con la passione per il pallone, non può neanche farlo il paragone tra il Manchester United e il Psg. Lo United è la storia del football, l’Old Trafford fa battere il cuore. I francesi, o emiri, sono dei parvenù. Ricchi quanto vogliamo ma parvenù. Poi non si è liberata né la panchina francese né quella inglese.

Il timore che Allegri si sia un po’ imborghesito, ce l’abbiamo eccome. Il Trap, il grande Trapattoni, non esitò ad andare ad allenare il Bayern (ed è entrato nel dizionario tedesco), il Salisburgo, ha sfiorato il Mondiale con la Nazionale irlandese. Non si è mai fermato. Nonostante una solida vita familiare.

Apriamo una parentesi: non vorremmo apparire sessisti, non siamo tra quelli che esultano all’idea di non vedere più Tania Cagnotto dal trampolino (giusto per fare un esempio).

Uno sguardo interessato alla Roma

Invece adesso Allegri è costretto a stare lì, appollaiato, ad aspettare che una squadra medio-grande sia in difficoltà. Meglio se in Italia. Ancor meglio se in Lombardia. L’ideale sarebbe che il Brescia si trasformasse in una grande squadra.

Un gioco al ribasso che finisce col dare fatalmente ragione ai detrattori del suo calcio considerato utilitaristico. Anche noi, da suoi sostenitori, incassiamo con dolore la (speriamo momentanea) sconfitta. Pare che Allegri comincerà la stagione guardando con più attenzione le partite della Roma. E, non ce ne vogliano i giallorossi, la differenza tra il Manchester United e la Roma venne evidenziata da una partita di Champions di circa quindici anni fa: sette gradi di separazione. E tali sono rimasti.

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