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Ghoulam, Malcuit e Luperto: tre sfumature di greco di Tufo

Il greco di Tufo viene considerato un rosso vestito di bianco lotta per prendersi il giusto spazio come Ghoulam, Malcuit e Luperto in campo

Ghoulam, Malcuit e Luperto: tre sfumature di greco di Tufo

Il greco di Tufo è sempre stato padrone delle tavole napoletane, più del fiano di Avellino il cui successo è molto più recente; è un varietale complesso da gestire, soprattutto in cantina ma che dà vini dalla forte personalità, apparentemente disadorni nei primi anni in bottiglia, sommessi e apparentemente velleitari nei successivi tre/cinque, prima di rivelarsi praticamente immortali, come sospesi nel tempo per lunghi anni, disvelando carattere e profondità sorprendenti.

Vino bianco a denominazione di origine controllata e garantita – nel sud Italia, assieme solo a un altro campione di bontà regionale, il fiano di Avellino per l’appunto – il greco di Tufo è prodotto esclusivamente con uve provenienti da vigneti situati in una delimitata zona dell’Irpinia, comprendente i comuni di Tufo, da cui prende il nome la d.o.c.g., Santa Paolina, Montefusco, Petruro Irpino, Chianche, Torrioni, Altavilla Irpina e Prata di Principato Ultra.

Tre belle sfumature di una stagione tutte da vivere!

Così i nostri Ghoulam, Malcuit e Luperto se la giocano in qualche maniera per riprendersi o conquistare il giusto spazio in campo e nei cuori dei tifosi azzurri. Le vicissitudini dell’algerino le conosciamo bene, come successo a Milik, Faouzi ha vissuto – e in parte sta subendo ancora – un vero e proprio calvario sportivo che lentamente prova a mettersi alle spalle. Malcuit invece, è arrivato per il rotto della cuffia in azzurro, tra lo scetticismo generale; lo stesso Luperto, di proprietà del Napoli da diverse stagioni, pare intravedere finalmente lo spiraglio giusto per la considerazione che merita. Insomma, tre belle sfumature di una stagione tutte da vivere!

Dal grappolo compatto, dalla buccia sottile e un ciclo vegetativo piuttosto lungo, da molti esperti il greco di Tufo viene considerato un rosso vestito di bianco, per la sua particolare struttura e la cura che richiede in vinificazione. Dà generalmente mosti molto ricchi, dal colore che varia tra il bruno e il marrone, particolarmente sensibili all’ossigeno.

Proprio come un rosso è un vino che va rispettato ed atteso, non a caso molti greco di Tufo vengono vinificati e affinati esclusivamente in acciaio, così da preservarne il più a lungo possibile soprattutto l’integrità aromatica e lasciati lungamente in bottiglia prima di essere commercializzati. Tra le tantissime etichette sorprendenti, ve ne sono giusto tre che ci sono venute in mente, prodotte da tre splendide Donne del Vino della Campania, Rosanna Petrozziello della Cantina I Favati di Cesinali, Gabriella Ferrara dell’omonima azienda storica di San Paolo di Tufo e Marilena Aufiero dell’azienda Bambinuto di Santa Paolina.

Il Terrantica di Rosanna

Ghoulam ci è entrato lentamente nel cuore, fu accolto con non poche riserve ma l’algerino si è rivelato davvero ‘na bella surpresa, anzi, ci avevamo talmente fatto la bocca dopo quella splendida partita a Ferrara che quando si è fatto male in Coppa, col City, con lui siamo caduti un po’ tutti giù per terra. Non solo per questo ci rifacciamo al Terrantica di Rosanna, un greco capace a sospendersi nel tempo, dal colore oro, cristallino come il talento di Faouzi, dal naso avvenente che sa di camomilla ed erbe officinali, di mela cotogna e qualche tono appena balsamico, un bianco di gran classe, dal sorso pieno, asciutto e sferzante, lungo, come le cavalcate sulla fascia di Ghoulam prima di metterla al centro dell’area per la punta oppure prima di quelle sue sterzate improvvise che lo portano a calciare in porta, fiero e autentico, mettendola proprio là alle spalle del portiere!

Il Vigna Cicogna di Gabriella Ferrara

Diciamocelo, siamo stati diffidenti pure con Malcuit, il francesino di origini marocchine che addò vai cu’ chill’ e capill’?, lui proveniente dall’Ile de France, splendida regione a pochi chilometri da Parigi ma nemmeno così lontana dalla Borgogna che storicamente ci regala, tra gli altri, proprio degli straordinari vini bianchi immortali come il Vigna Cicogna di Gabriella Ferrara, uno tra i migliori greco di Tufo in circolazione.

Un vino sempre avvincente, assolutamente varietale, puntuto, dal timbro fruttato e sulfureo e dal sorso asciutto e sapido, dalla spiccata vivacità gustativa. Così Kevin, calciatore dinamico, destro e dal passo lungo, quella fascia se la riesce a mangiare a morsi per tutta la sua profondità. E poi, oh, il fatto che il Napoli torni finalmente a fare cross in area da quella parte, ‘e chi so scord’!, chi se lo poteva mai aspettare dopo tanti anni di jastemme. Lunga vita a Malcuit allora, e cento di questi splendidi sorsi di vino!

La sua cantina Bambinuto di Marilena Aufiero

L’ultima di queste tre luminose sfumature non è certo la meno preziosa ma di sicuro la più giovane e di quelle belle promettenti che è un piacere vedere scendere in campo. Sebastiano Luperto inizia la sua carriera da esterno sinistro di centrocampo, salvo poi abbassare il proprio raggio d’azione sotto la guida di Claudio Luperto, suo omonimo ed ex tecnico ai tempi di Lecce che lo fece giocare prima terzino, poi difensore centrale. Diciamo che a 22 anni le ha già provate tutte nella linea di difesa tradizionale, ora sarebbe il caso di insistere forte in una crescita progressiva e sostanziale di esperienza e personalità. Come sta facendo Marilena Aufiero con la sua cantina Bambinuto, da poco scesa in campo, sono poco più di una decina di anni.

I suoi vini, i suoi greco di Tufo in particolare, dopo aver sorpreso e conquistato critica e appassionati, hanno saputo ritagliarsi lo spazio giusto ripetendosi anno dopo anno senza sovrastrutture e ammiccamenti inutili, il suo vino migliore rimane il cru Picoli, un bianco davvero stupefacente, dalle caratteristiche uniche per persistenza e pienezza gustativa proveniente proprio dalla omonima frazione del comune di Santa Paolina, ma quel che ci piace tanto è anche il suo greco di Tufo base, luminoso, fresco, seducente, senza ombra di dubbio tra i vini imperdibili di questo pezzo di territorio campano oggi e nel futuro a venire.

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