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Il Napoli del 1958, l’anno in cui il 10, Pesaola, ci portò al quarto posto

Il Napoli del 1958, l’anno in cui il 10, Pesaola, ci portò al quarto posto

Il quarto posto. Il Napoli lo conquistò al termine del  campionato, nell’anno lontano del 1958. Tra i protagonisti di quella stagione, un ruolo importante ebbe Bruno Pesaola, il “petisso” che legò alla maglia azzurra e alla città del Vesuvio il suo destino di gaucho del foot-ball. In quel tempo l’italo-argentino, già ala sinistra, aveva mutato il suo ruolo in quello di “numero dieci”, infaticabile tessitore di gioco e all’occorenza “punta” insidiosa.

Il Napoli, guidato da Amadei, partì col vento in poppa: 5 vittorie nelle prime sei partite, alcune squillanti: 6 a 0 al Verona, 4 a 0 al Padova. Poi abbassò il ritmo ma il percorso fu spesso luminoso. Ci fu anche una vittoria per 1 a 0 sull’Inter a Milano, e il gol decisivo lo segnò lui, il petisso.

Un altro 1 a 0 fermò il Milan allo stadio del Vomero e la firma fu ancora sua: gol di Pesaola. Fece epoca la vittoria a Torino sulla Juve, mattatori Vinicio, Novelli e Di Giacomo. Poi venne un risultato squillante sul Verona, 6 a 0. E anche uno molto negativo a Udine, dove non giocò il portiere Bugatti, sostituito dalla riserva Fontanesi costretto a inchinarsi per ben sei volte. Ma fu un episodio. Il Napoli puntava verso l’alto e raggiunse, alla fine, la quarta posizione. 

Ruolo determinante quello di Pesaola, destinato a legare attacco e centrocampo con i “traversoni” conclusivi che mostravano il petisso in posizione laterale, testa in su per guardare lo schieramento dei compagni, poi lancio spiovente verso la porta avversaria. Quante volte in una partita? Tante. Precedute dalla conquista del pallone e dalla sgroppata verso l’area. Col petisso, erano in campo validi compagni di gioco, da Posio a Brugola, da Di Giacomo al “mitico” Vinicio. 

Ed era in campo, Pesaola, nel giorno di una vittoria entusiasmante nello stadio vomerese. Azzurri di fronte alla Juventus di Boniperti, Charles, Sivori, lanciata verso lo scudetto. Pubblico foltissimo, oltre la capienza dello stadio. Tantissimi spettatori si riversarono sulla pista di atletica, da dove – seduti a gambe incrociate – seguirono l’incontro, dopo il “placet” dell’arbitro Lo Bello. Sul terreno di gioco, si svolse una partita storica. 4 a 3 per il Napoli, con il gol conclusivo a pochissimo tempo dalla fine. Un pomeriggio da “leoni” per i calciatori azzurri, da Vinicio – due gol – a Bertucco, autore dell’ultima e decisiva rete. E a Pesaola, ancora una volta prezioso tessitore. Sembra di rivederlo ancora: pallone conquistato, fuga verso il “fondo”, mano aperta sugli occhi per favorire la vista verso l’area di rigore, traversone preciso e morbido. In quel pomeriggio, l’inconfondibile fuga di Pesaola palla al piede portò alla vittoria sulla Juve e avvicinò il Napoli al quarto posto.
Mimmo Liguoro

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