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Il mio Napoli-Juventus su un treno che conduce alla periferia di Mosca, sintonizzato su Radio Uno

Il mio Napoli-Juventus su un treno che conduce alla periferia di Mosca, sintonizzato su Radio Uno

…e il terzo giorno venne lunedì 22.
Nei giorni scorsi sono stato invano sulle tracce del “Napoli fan club Moskva”, il cui unico accesso è via facebook che mi ostino a non volere.
Una pagina di ricerca vociferava di un nucleo che si ritrova alla ‘Bottega siciliana’, guarda caso dietro il teatro dell’Operetta dove dobbiamo andare. Più che una bottega si tratta di oreficeria e comunque non trasmettono la partita.
In serata ho scroccato la rete di casa di Slavik per trascrivermi nomi e indirizzi di 4 sport bar, uno lo troveremo… Stamattina dall’elektriciski (trenino) per Mosca la Cri (Cristina) scopre invece che uno ha una serata privata, uno ha un numero errato, uno non la trasmette, uno ha chiuso un anno fa. Cazzo.
E il russo numero della Cri non ha internet, e compriamo un giornale con i programmi televisivi (hai visto mai). Niente.
Abbiamo appuntamento da Ljuba alle 16: mi collego al wi fi della metro e lancio un sos al gruppo di supporto, alla buona perchè il segnale funziona solo dentro la carrozza e questi cazzo di treni vanno veloci. Non so se sono riuscito a spedire nè dal mio cell nè da quello della Cri con il suo numero russo.
Entriamo in un negozio della catena telefonica e ci dicono che internet c’è: scopro che il telefono va riconfigurato. Sono le 16.15.
Telefono al gruppo di supporto: mi avvisa che aveva giá risposto alla mail e mi rassicura dicendo che, alle brutte, la Rai trasmette in chiaro: basta una connessione decente.
Right, basta essere a casa per le 20,30 e sono le 16.30.
Invece non troviamo la strada, cerchiamo un giocattolo per il bambino, mam Vera ha preparato un piattone di antipasti con un ottimo prosecchino Valdo rosè. E l’orologio della cucina a gas segna le 17, le 17,30, le 18… E si parla di Italia e di cibo e di lavoro. E gioco con Marc mentre tutte parlano russo. E mi tolgo l’orologio e Cristina lo mette (allora ha capito) Ed è pronto il pollo con le patate e questo dolce è da provare. E viene Juri il marito di Ljuba. E si fanno le 20 e poi le 21 e poi le 21,15 usciamo con mam Vera con cui camminiamo in metro.
E sono le 22 quando scroccando il wi fi della metro riesco a collegarmi con Radiouno: Juve 1 Napoli 0, solita cagata della difesa. Palo di Hamsik.
Dobbiamo cambiare linea, io sfogo su Cristina il fatto che non si sia usciti per tempo. Cristo. Una cazzo di cosa in tre settimane. E invece no. Fanculo.
In stazione Komsomolskaja la Cri prende al volo i biglietti e corriamo a prendere il treno per Freazyno, verso casa. Più che il treno, un treno: la Cri non è sicura della destinazione.
Poi, seduti, mi passa telefono e auricolari, che rifiuto con sdegno. Per una trentina di minuti ascolta la partita solo lei. Verso le 22.30 mi dice dai e mi porge le cuffie. Un “dai” a quell’ora dovrebbe voler dire che qualcosa è cambiato.
Accenno un mezzo sorriso e prendo le cuffie.
Resto impassibile alla notizia dell’ 1-1 che a un certo punto tal Repice si fa sfuggire. Ma sarà questo il treno? Chissenefrega.
Di tanto in tanto la rete cade e TuneIn deve ricaricare con lentezza esasperante. Capisco in differita che Tevez ha sbagliato da due passi al 45 del secondo tempo.
Supplementari.
Il trenino, zeppo all’inizio, va svuotandosi: mi siedo di fianco a Cristina e le do un auricolare.
Repice dà il meglio di sé per le azioni di Tevez e le parate di Buffon. Pare che la Juve abbia dominato il primo supplementare. 
Il secondo si apre con un urlo belluino di Repice sul gol di Tevez, poi monologo Juve fino a un disimpegno sbagliato di Bonucci e nuovo urlo per l’intervento di Buffon.
Il treno è giusto, arriveremo a breve.
Repice conta minuto per minuto il tempo mancante e qua e là descrive senza enfasi alcuna la trama di gioco della compagine, definita “episodica” e “casuale”. Non si sa come ma Higuain la mette dentro a due minuti dalla fine. 
Non urlo ma mi contorco, dando comunque spettacolo tra gli ignari passeggeri russi, compunti e compassati. Rigori.
Dai che ce la facciamo.
Jorginho: PARA BUFFON
Tevez: PALO
Tre a tre alla prima serie, con i qatarioti che scandiscono Buffon Buffon e a Rafael sulla rimessa hanno riservato il solito MERDA. Bastardi.
Il treno è arrivato: scendiamo. Mi sembra opportuno aspettare sulla banchina ma la Cri vuole camminare verso casa. Cazzo, per me porta sfiga. Invece forse no, dato che segnano anche Gargano e Inler, siamo ai confini della realtà.
Poi Mertens sbaglia, mi blocco e tiro calci sul ghiaccio. Dio cristo. Bonucci sul pallone: no cazzo con Bonucci no. Dovrebbe essere ospite delle patrie galere. Infatti no.
Callejon sbaglia. Io pesto i piedi alla cieca. Chiellini: no cazzo Chiellini no. Ricordo la testa quadrata che ci segna e poi fa king kong e poi quando ha tirato i capelli a Cavani. No, Chiellini proprio no.
Non ricordo bene ma mi pare abbia parato Rafael. Il Professore ha parato un rigore. A Chiellini. In una finale di supercoppa. E io sono a Freazyno, periferia di Mosca, alle undici e mezza di sera, su un sentiero ghiacciato, sotto zero, a fare metà auricolari con la Cri.
L’ultimo non lo ricordo chi lo segna per noi ma il loro lo tira Padoin: contro di noi fece un partitone con l’Atalanta qualche anno fa. Per me non è così male come dicono (almeno rispetto ai nostri).
E il Professore para il rigore. Incredibile.
Abbiamo vinto noi.
Un silenzioso pugno al cielo, nella cittadina vuota e ormai quasi addormentata.
Andrea Torre

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