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Morire per una finale di Champions. La Procura: «Non sappiamo cosa sia successo»

Le accuse del compagno di Erika la vittima: «Era tutto disorganizzato, non dicano ci spiace». Gli hanno anche rubato il telefono in ospedale

Morire per una finale di Champions. La Procura: «Non sappiamo cosa sia successo»

«Non dite ci spiace»

La serata organizzata (si fa per dire) sabato 3 giugno a Torino, in piazza San Carlo, per assistere alla finale di Champions tra Juventus e Real Madrid è finita con un morto. Erika Pioletti, 38 anni, di Domodossola, ferita in modo gravissimo quella sera a causa del fuggi fuggi ancora non si sa generato da cosa, non ce l’ha fatta. Sull’edizione toriense di Repubblica c’è il racconto del suo compagno Fabio Martinoli cui nell’ospedale di Torino San Giovanni Bosco hanno anche rubato il telefono con le foto della coppia.

Il suo racconto

«Erika lo aveva fatto per me: io non sono un tifoso sfegatato, sono juventino perché lo era mio nonno ma sarò andato due o tre volte in vita mia allo stadio. Quando la Juve vince sono contento, avevo anche un braccialetto bianconero, che adesso ho tolto. Per tutto l’anno avevamo seguito la coppa con alcuni amici, si rideva, ci si prendeva in giro. Quella per la finale doveva essere una festa, non immaginavamo di trovarci in mezzo alla bolgia. Io non avevo un’idea precisa di cosa avrei trovato in piazza ma non era quello che mi ero immaginato: era tutto disorganizzato, c’erano venditori abusivi, entrava chiunque senza controllo, c’erano bottiglie dappertutto

Siamo un Paese così, non abbiamo imparato nulla, bastava copiare quello che avevano fatto gli spagnoli con la proiezione dentro lo stadio. Invece qui è come se la sindaca avesse lasciato aperta la porta di casa sua senza rendersi conto che entravano trentamila persone. E quando il fattaccio ormai è accaduto dice “scusate, mi spiace, pensavo sarebbero venute solo due persone per un caffè”. Ecco, “mi spiace” sono parole che non riusciamo a sentire».

La Procura non sa cosa sia successo

Non si capisce perché la serata non sia stata organizzata allo Juventus Stadium, come accaduto a Madrid al Bernabeu. È incredibile anche un altro aspetto: gli inquirenti non sanno cosa si accaduto quella sera. Non sanno cosa abbia provocato il fuggi fuggi che ha prodotto paura, 1500 feriti e una vittima. Lo mette nero su bianco Armando Spataro capo della Procura di Torino.

«Non abbiamo ancora individuato l’evento che ha determinato il panico della folla, mentre l’epicentro dello spostamento di massa è stato individuato nella zona della piazza San Carlo all’altezza dei numeri civici 195 e 197. Alcuni hanno parlato di un petardo esploso, ma dagli audio che abbiamo acquisito non si sente nessuno scoppio. D’altronde c’è chi tra i ricoverati attribuisce la paura a un camion che è piombato sulla folla, mentre una donna sostiene che le sue ferite siano state provocate dai chiodi di una bomba che non è mai esplosa. Una delle difficoltà di questa indagine è trovare riscontro alle testimonianze di chi è rimasto traumatizzato».

Nei video non c’è traccia sonora del boato

E ancora. Il boato, provocato dal sistema di ventilazione del parcheggio sotterraneo della piazza, non è stato registrato dai video e Spataro spiega che gli accertamenti sul sistema di areazione della struttura erano finalizzati a fugare, o confermare, l’ipotesi di uno spray urticante come causa scatenante: «Alcune delle persone sentite hanno riferito di avere accusato difficoltà respiratorie, equiparando la sintomatologia a quella causata dalla propagazione aerea di sostanze urticanti» scrive il procuratore capo.

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