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Vent’anni fa l’omicidio di Silvia Ruotolo (e le polemiche sull’omertà dei napoletani)

Una splendida intervista di Repubblica alla figlia Alessandra Clemente e la lettera dell’ex pm Visconti che parlò di omertà e venne accusato da Bassolino e dal cardinale

Vent’anni fa l’omicidio di Silvia Ruotolo (e le polemiche sull’omertà dei napoletani)

L’intervista a Repubblica

“Ricordo solo l’urlo che lanciai per chiamare mia madre”: racconta Alessandra Clemente in una bellissima e toccante intervista concessa qualche giorno fa a Dario Del Porto per Repubblica. “La vita mi ha messo duramente alla prova. Però sono qui, in piedi. Mi hanno tolto un passato, forse anche un pezzo di presente. Ma non il futuro nel quale continuo a credere. E sto meglio io di chi ha ucciso mia madre”.

La lettera dell’ex pm Visconti

Vent’anni sono passati da quell’omicidio che colpì Napoli e non solo. Una sparatoria a salita Arenella in cui perse le vita Silvia Ruotolo. La piccola Alessandra oggi è esponente di punta della giunta de Magistris al Comune di Napoli. E ieri è stata ai giardini intestati a sua madre in piazza Medaglie d’oro – al Vomero – per le due giornate di celebrazione del ventennale dell’assassinio. L’edizione napoletana di Repubblica in questi giorni ha ripercorso bene quel periodo. Ha ospitato anche un’interessante contributo dell’ex magistrato Carlo Visconti che ha raccontato le difficoltà che allora gli inquirenti incontrarono prima di giungere all’individuazione dei responsabili. Quando lui parlò di omertà civile e – scrive “sindaco e cardinale di allora mi attaccarono”. Bassolino come de Magistris. Ci si dimentica troppo in fretta del passato. Le polemiche, a Napoli, non cambiano mai. Ecco il passaggio:

Decine di testimoni avevano assistito alla sparatoria perché intrappolati nelle auto bloccate in quella stretta e lunga stradina dell’Arenella. Molti avevano visto tutto. Quantomeno lo svolgersi dei fatti. Nessuno si faceva avanti per aiutarmi a ricostruire l’accaduto. Feci un appello sui quotidiani di Napoli, ma nulla, nessuno parlava. Ed allora decisi di gettare un sasso nello stagno per cercare di smuovere le coscienze. In un’intervista parlai dell’ “omertà civile” dei napoletani che assistevano impassibili a delitti spaventosi senza collaborare con gli inquirenti. Supplicai dicendo che non mi occorrevano riconoscimenti di persona, volevo solo ricostruire i fatti. Niente. Anzi il sindaco di allora, il cardinale di allora, mi risposero con interviste che mi bacchettavano severamente, per essermi permesso di definire omertosi i cittadini, sia pure nell’accezione di cui parlavo prima.

Salvatore Iodice, per l’occasione, ha creato un’installazione. Oggi, la seconda giornata, con vari appuntamenti. E il finale, alle 21, con un concerto.

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