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Il Napoli di Qualano, ovvero quando le vacanze iniziavano a luglio

Il racconto di un girone finale estivo di Coppa Italia, anno 1975 e di un esordiente che poi si sarebbe rivelato una meteora.

Il Napoli di Qualano, ovvero quando le vacanze iniziavano a luglio
Qualano con La Palma

Diciamoci la verità, l’astinenza da calcio è una brutta bestia. Si è disposti a guardare la finale play off tra Parma e Alessandria o le gare dell’Under 21 (senza calciatori del Napoli) pur di non rimanere senza. Molti si attaccano anche alle tv commerciali, ai siti web o a Sky per aggiornarsi sul calcio mercato ma quando spengono il televisore sono più confusi di prima.

Hanno sentito tanti nomi e non hanno capito quale dei giocatori accostati al Napoli verrà veramente a giocarci l’anno prossimo. insomma una tristezza infinita ed il pensiero che corre a quando l’overdose di calcio non finiva con l’ultima giornata di campionato.

La vecchia Coppa Italia

Oggi, col calcio in continuo mutamento, il calendario e tutte le attività agonistiche sono state anticipate di almeno un mese. Il torneo di serie A termina intorno alla metà di maggio, il ‘rompete le righe’ avviene a fine mese (tranne per chi ha impegni con le Nazionali), giugno è ormai il mese deputato per le vacanze dei calciatori e ai primi di luglio quasi la totalità degli atleti deve tornare disponibile per la nuova stagione, deve essere pronto per il ritiro precampionato e dire mestamente addio alle ferie. Da allora in poi si suda, non ci sono Dei del Football che tengano.

Una volta accadeva che, terminato il campionato, sempre intorno al 20 maggio, si ripartiva immediatamente col cosiddetto ‘Girone finale’ della Coppa italia prima delle meritate vacanze estive che, se si arrivava in finale, iniziavano finalmente a luglio. Oggi, “il mese di luglio” è quello della preparazione, non dell’inizio delle vacanze, agosto quello della partenza del campionato, non delle amichevoli estive.

Più di 40 anni fa, esattamente nel giugno del 1975, il Napoli iniziava il suo ‘Girone finale’ di Coppa Italia dopo che, nel ‘Girone eliminatorio’ svoltosi tra agosto e settembre dell’anno precedente, aveva eliminato Sampdoria, Verona, Spal e Catanzaro segnando 8 gol e subendone 2.

Dopo il secondo posto

Nei giorni decisivi tra maggio e giugno gli azzurri capitarono in un girone tosto e competitivo. Sulla loro strada si frapposero la Fiorentina, il Torino e la Roma, le vere aspiranti al titolo. Si iniziò una settimana dopo la fine del campionato, come una sorta di appendice dello stesso. Dopo l’ultima e vana vittoria di Varese, doppietta di Massa e ultima del ‘Gringo’ Clerici in azzurro, la squadra di Vinicio era pronta a tentare l’assalto alla Coppa nazionale.

Il Napoli era finito secondo dietro la Juve e nell’aria la delusione era palpabile, sembrava il film che abbiamo rivisto quest’anno quando il Napoli non è riuscito ad agguantare il secondo posto. Allora, invece, la postazione d’onore era già bella e solida dopo il ‘crollo’ di Torino perchè la squadra di Vinicio aveva inanellato 9 punti in 5 giornate contro i 7 di “Madama”.

L’inizio del girone

Sebbene non tirasse aria di smobilitazione ma di sconforto ed insoddisfazione, gli azzurri iniziarono bene quel girone finale battendo la Fiorentina in casa con una rete dell’inossidabile Burgnich in una giornata di caldo pazzesco. Di giovedì si andò ad impattare a Roma coi giallorossi, 0 a 0, un buon risultato visto l’impegno in trasferta.

Dopo una breve sosta per gli impegni della Nazionale, due settimane dopo il Napoli affrontò la trasferta di Torino contro i granata. Qui fu punito dai gol di Quadri, poi pareggiato da Massa, e Claudio Sala, primo passo falso. Tre giorni dopo, domenica sera tragica a Firenze, i sogni svaniscono nel nulla di una gara maledetta, arbitrata da un pessimo Lattanzi. Casarsa segna su rigore, pareggia Braglia, poi Caso e Desolati chiudono la pratica sul 3 a 1.

Ultimi momenti

Per avere qualche speranza il Napoli deve solo battere la Roma al San Paolo ma anche questa gara sembra stregata. Pierino Prati, detto “la peste”, in contropiede buca due volte Carmignani. Liedholm dichiara “Non meritavamo la vittoria” ma è finita, il sogno della conquista di una Coppa Italia che rendesse meno amaro il secondo posto in campionato svanisce nelle fioche luci di Fuorigrotta.

Quando il risultato non può più essere influente sugli esiti finali del girone, il 22 giugno 1975, Ferradini si regala un sorriso e il Napoli batte il Torino 1 a 0, sempre al San Paolo. La Fiorentina, per la migliore differenza reti rispetto al Torino, va in finale, incontra il Milan e lo batte. La Coppa Italia è sua.

Il Napoli di Qualano

La cronaca di quel girone finale è stato un semplice pretesto per ricordare una meteora del Napoli, un giocatore che Vinicio mise in campo al posto di Clerici, già partito per il Brasile con la sicurezza di una riconferma che non arrivò mai. Quel giocatore era ed è un partenopeo purosangue, si chiamava e si chiama Bartolo Qualano, classe 1953, da Torre del Greco.

Nelle partite di quella malinconica Coppa Vinicio aveva un pò la coperta corta in difesa e soprattutto in avanti, dopo le vacanze anticipate di Clerici e la non fiducia nei confronti di Ferradini. In attacco provò prima Massa da centravanti e poi lanciò Qualano, in difesa diede altre chance al puteolano Punziano, a centrocampo sia Orlandini che Esposito erano stati convocati in Nazionale e fecero delle trasferte lunghissime in Russia e in Finlandia. In panchina “O’ lione” portò perfino Canè che non giocava in campionato da dicembre del 1974.

Uomo di lotta e di coraggio

Dunque, Vinicio diede fiducia a Qualano già nella gara persa a Torino, schierandolo dal primo minuto. Capelli lunghi il giusto, baffo semi spiovente, la giovane punta sembrava uscita da una canzone di Umberto Tozzi o Sandro Giacobbe. L’esordiente non sfigurò, lottò e strinse i denti in un duello all’ultimo respiro con Mozzini, l’esame in maglia azzurra sembrò essere superato anche se Qualano tirò una volta sola verso la porta di Castellini. Tre giorni dopo, il numero 9 torrese venne rischierato contro i viola ma sembrò mancare di mordente, quello che gli fece difetto fu l’esperienza. E’ così che Vinicio lo sostituì col canuto Canè andando sull’usato sicuro.

Quella del “Franchi” fu una gara sfortunata per il Napoli poiché Favaro, portiere di Coppa, si infortunò al ’38, rottura di tibia e perone, e fu sostituito da Pasqualone Fiore. Una curiosità : nello scontro con Speggiorin, dove il portiere ebbe la peggio, l’arbitro Lattanzi ebbe il coraggio di assegnare il rigore alla Fiorentina! Il 19 giugno 1975, nel match con la Roma l’attaccante torrese fu di nuovo schierato al centro dell’attacco e stavolta giocò tutta la partita facendo coppia con Ferradini.

Il saluto

Qualano si buttò in area con coraggio, sulle palle alte, su qualche passaggio filtrante di Esposito e Rampanti ma non riuscì a segnare il gol che aveva sempre sognato da ragazzino anche per la marcatura spietata di Sandreani, oggi nell’entourage di Conte al Chelsea. Era destino, “nemo propheta in patria”.

Vinicio non lo schiererà più, nell’ultima gara in casa con il Torino Qualano andò in panchina e al centro dell’attacco giocò Ferradini, il puntero triste. La partita la vinse il Napoli proprio per un tiro del neo centravanti deviato da Mascetti. Finì con Vinicio che raccolse la squadra a centrocampo invitando i giocatori a salutare la folla. Del resto erano stati loro i veri protagonisti di un secondo posto da favola.

Lo scudetto primavera

La storia di Qualano è perlomeno singolare. Il 1975 è anche l’anno in cui il Napoli Primavera di Rivellino vince il titolo italiano con Sorrentino in porta (il papà del portiere del Chievo), Scarpitti e Leccese terzini, Zambon libero e Saviano stopper, Masiello mediano, Bacchiocchi e Coco alle ali, Jovino regista, Grotta mezzapunta e Armidoro mezzala. Di Qualano, in quella formazione, non ci sono tracce, probabilmente nemmeno mister Rivellino credeva in lui. Quindi, si presume, che Vinicio lo abbia pescato direttamente dalle ‘riserve’ della Primavera.

Dopo quelle tre presenze in Coppa Italia il Napoli mandò Qualano a farsi le ossa nelle categorie inferiori, prima al Siracusa e poi al Savoia. La sua carriera sfortunatamente non decollò, rimase un bomber di provincia anche se il suo singolare nome è riemerso negli ultimi anni perchè il figlio Antonio, centrocampista, ha fatto una discreta carriera in Lega Pro con la Turris. Inoltre nella sua scuola calcio, la Racing, a Torre del Greco, ha mosso i primi passi da portiere Luigi Sepe, attuale secondo di Reina. Torresi nel bene e nel male, nei sogni infranti e nelle speranze di realizzare il miraggio di una vita.

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