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Napoli-Criscito, una trattativa lunga sette anni (e che non si conclude mai)

Come ogni calciomercato che si rispetti, non può mancare l’accostamento Criscito-Napoli. È tradizione, come se fosse il Natale.

Napoli-Criscito, una trattativa lunga sette anni (e che non si conclude mai)

Bimbi sperduti

Domenico Criscito, detto Mimmo – insieme ad Antonio Mirante, Raffaele Palladino, Raffaele Bianco, Antonio Nocerino e Ciro Immobile – appartiene alla generazione “bimbi sperduti“, come quella nel film Disney di Peter Pan. Poteva crescere in azzurro e invece è stato “costretto“, dal fato, dall’occhio più esperto di qualcuno e quello più avaro di qualcun altro, dalla mancanza di incubatrici calcistiche al Sud, a farlo in bianco e nero. A differenza delle altre fughe di piedi, quella di Mimmo sembrava avere senso: agosto 2007, Claudio Ranieri decide di dare fiducia al ventenne napoletano, reduce da un’ottima annata in B con il Genoa, e lo schiera titolare nella difesa juventina in Serie A. Purtroppo la fiducia, come uno yogurt, scade presto e così dopo un paio d’errori, seguiti da due sostituzioni nell’intervallo a partita in corso, appannano il talento del ragazzo di Volla.

Sette lunghi anni

Se cominciare a giocare a pallone nella terra natia per Criscito é stato impossibile, da sette anni il difensore sta provando ad incrociare il parallelo di casa a carriera in corso:

23 Giugno 2011, atto primo

“Napoli ai napoletani”, questo lo slogan patriottico che andava di moda nell’ambiente partenopeo in quella stagione. De Laurentiis – facendo leva sulla napoletanità – chiamò Criscito ma la trattativa, complice l’ingresso dei russi dello Zenit San Pietroburgo, diventò complicata e così il presidente del Napoli rinunciò all’acquisto: «Non faremo aste per il difensore del Genoa del resto è un’ipotesi cui ho sempre creduto poco, perché la mia idea di un Napoli di napoletani è progressivamente venuta meno». Gli unici napoletani in rosa, allora allenati da Mazzarri, rimasero i soli Cannavaro e Grava.

21 marzo 2014, atto secondo

dalla fredda Russia, Criscito attraverso i giornali mandò segnali al Napoli e al presidente: «Sogno di giocare con la squadra della mia terra». L’esonero di Spalletti rese ancora più amaro l’esilio calcistico del terzino, disposto pure a ridursi l’ingaggio per tornare a casa. Secondo indiscrezioni riportate da Il Mattino, De Laurentiis, ancora infastidito dal rifiuto di due anni prima, rifiutò la trattativa.

13 agosto 2016, atto terzo

Nel mercato estivo del Napoli tornò forte il nome di Domenico Criscito. Tra le due parti, accantonate le incomprensioni passate, finalmente c’era l’accordo. A bloccare il ritorno in patria questo volta furono lo Zenit San Pietroburgo e l’allenatore Lucescu che consideravano il calciatore, diventato nel frattempo capitano del club, incedibile.

10 giugno 2017, ennesimo atto

In queste ore, come ogni anno, il matrimonio tra il Napoli e Criscito sembra profilarsi all’orizzonte. Scudetto, sfida alla Juventus, ambienti differenti; quello del terzino ex Genoa sembra il programma elettorale di un candidato a sindaco pronto a vincere al primo turno, senza ballottaggio: «Sono pronto a dare una mano per vincere lo scudetto con una squadra che si è fatta conoscere al mondo per il gioco splendido che propone. Lo scudetto? Il tricolore è possibile, il miracolo l’ha fatto anche il Leicester City di Ranieri, ma questo Napoli è meglio delle ‘Foxes’. Per quanto riguarda la Juventus la squadra è fortissima, ma a Torino non si respira lo stesso ambiente che si vive a Napoli».

La tradizione è stata rispettata. Per le firme, si vedrà.

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