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Maggio: «Ero bambino, ricordo il PalaBarbuto pieno, ora sono capitano del Napoli basket»

Sabato le final four a Montecatini per salire in A2. Intervista al capitano: «Le motivazioni non ci mancheranno»

Maggio: «Ero bambino, ricordo il PalaBarbuto pieno, ora sono capitano del Napoli basket»
Roberto Maggio, capitano del Cuore Napoli Basket

Sabato final four a Montecatini

Ciò che muove tutto è la fame. Chi è affamato è capace di ogni cosa, di raggiungere ogni angolo, superare ostacoli che appaiono enormi. Chi ha fame ha una marcia in più, sempre, è la legge della sopravvivenza, ed i sogni appartengono a questa sfera. Se si guarda giocare Roberto Maggio, ci si accorge che ha negli occhi quella ingordigia di chi vuole sedersi al banchetto ogni domenica, da capotavola. «Guardavo da ragazzino, alle giovanili, il PalaBarbuto pieno, ed io ero lì da spettatore, lo guardavo e m’immaginavo in campo, Ora ci sono, da capitano e non ci credo ancora».

Sa essere one man show

Lui è così, verace, è il batterista della truppa, quello che mette in ritmo i solisti, battendo sul charleston o sul rullante in modo incessante. Sa essere anche un abilissimo one man show, come è accaduto in gara 4 a Cassino, quando ha preso per mano i suoi compagni e li ha accompagnati diritti fuori dal tunnel. Maggio è quel mese dell’anno romantico, dove la primavera si fa adulta e l’estate si affaccia, è il mese del transito dalle scorie di mesi duri verso il meritato relax e se vogliamo il capitano si è portato addosso un anno difficile, di infortuni che lo hanno condizionato, ma anche una determinazione tale da permettergli di stare ancora in campo, nell’ultimo step.

«Ho capito che la Coppa Italia non poteva essere il solo trionfo»

«Ho avuto problemi fisici, ma è grazie a questo che ho capito che la mia squadra ha degli attributi enormi. Ero fuori e li vedevo giocare e lottare, ed ho capito che la Coppa Italia poteva non essere l’unico trionfo». E infatti sabato si gioca per la Serie A e se riavvolgiamo il nastro e ripartiamo da settembre, cala una tela di scetticismo che nemmeno un veggente a pagamento si sarebbe assunto l’onere di smentire.  Sabato bisognerà «giocare come si è sempre fatto, come ci dice Ciccio (Ponticiello, ndr), affidarci alle nostre certezze e stare sereni. Le motivazioni non ci mancheranno».

«I nostri tifosi sono incredibili»

Ci sarà molta gente, partiranno numerosi pullman da Napoli e da altre parti d’Italia per sostenere il Cuore Basket in quel di Montecatini. La vera vittoria di questa squadra, al di là della retorica, è aver riavvicinato i tifosi alla pallacanestro. Questo è il premio più grande da riconoscere alla società di Rubbiero. Roberto sa, da uomo partenopeo, quanto faccia la differenza un tifo calcistico in un campo da basket e lui dice che «è impossibile non cantare in campo i cori dei tifosi, sono incredibili, ma li aspetto tutti a Montecatini per cantarli insieme».

Da Bagnoli a Montecatini

E ci saranno, cosi come quella scia di ottimismo che parte da Bagnoli e passando da casello a casello, da autogrill ad autogrill, sosterà in Toscana, e dopo si potrà finalmente dire che “il nostro viaggio tremendo è terminato, la nave ha superato ogni ostacolo, l’ambìto premio è conquistato” ed è cosi che lo immaginiamo alzato su una cattedra a mostrare a tutti un’altra prospettiva, perché il mondo appare diverso da quassù. Non vi ho convinti? Venite a vedere voi stessi. Coraggio. E si vedrà giganteggiare un alfabeto fatto solo da prime lettere e come un un lenzuolo coprirà gli anni bui e diventerà telone da circo per il sogni dei più piccoli, che come Roberto da piccolo, sognano di giocare in una palazzo stracolmo, nella massima serie.

“Odo le campane, tutto il popolo esulta”. Oh capitano, mio capitano.

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