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Marotta, Donnarumma e la presenza onnisciente della Juventus nei media

Lo stato maggiore della Juventus torna a parlare su tutti i giornali. Marotta ricorda a tutti cosa vuol dire potere e sapere occupare gli spazi mediatici.

Marotta, Donnarumma e la presenza onnisciente della Juventus nei media
Marotta

Agenda fitta

Chiariamoci subito, di nuovo. L’abbiamo già fatto parlando delle interviste di Allegri, lo facciamo anche con Marotta. Il fatto che la Juventus sia così presente sui media è un titolo di merito assoluto. Il fatto che solo il club bianconero occupi tanti spazi su giornali e tv rappresenta un vantaggio non da poco, oltreché un gran lavoro di rapporti e narrazione. Una penetrazione incredibile, cadenzata, studiata. Tutto lo stato maggiore bianconero è stato intervistato, le parole dette e scritte rimbalzano da giorni: Buffon, Allegri. Oggi Marotta, che rilascia dichiarazioni (simili) a tutti i giornali, praticamente. Corsera Repubblica, i due quotidiani italiani più importanti, hanno quest’intervista. La Gazzetta dello Sport, ovviamente. Tutti, davvero.

Ripetiamo: brava Juventus. Anzi, bravissima Juventus, unica squadra d’Italia in grado di dettare un’agenda setting tanto nelle interviste come appuntamento che come contenuto. Marotta, in quest’ultima uscita, ha letteralmente spiegato i piani di mercato dei bianconeri. Tutti quelli possibili, da Schick a Donnarumma passando per Alex Sandro. C’è razionalità, nelle parole dell’ad bianconero. C’è realismo, ma c’è soprattutto la presenza fissa, vigile sul mercato. Presenza nei media per ribadire presenza sul mercato. Uno spazio narrativo determinante, influente. Solo i bianconeri riescono a raccontarsi così bene. Dal raccontare bene al farsi raccontare bene la strada è breve. E non è “colpa del Napoli” (anche perché sarebbe colpa di tutti gli altri 19 club di Serie A), ma “merito della Juventus”. 

Le parole di Marotta

Fatta la premessa, leggiamo le parole di Marotta e tra le pieghe dell’intervento. C’è Donnarumma, come detto: «Per le società è sempre più difficile gestire queste situazioni. Siamo di fronte a un cambiamento radicale della figura del giovane calciatore:
oggi hanno dei professionisti vicino e cominciano subito a programmare la loro carriera, anche in contrapposizione con le società che li hanno cresciuti. È un dato di fatto. Ma in questa scelta non c’è la Juve, almeno in questo momento. Con tre puntini sospensivi, perché quando un giocatore è sul mercato la Juve è in dovere di provarci». Presenza, a volte, può voler dire supremazia. Conferma di supremazia, sempre. E il racconto di questa conferma, altrettanto sempre.

«Il management ha l’obbligo di allestire la squadra più competitiva per essere sempre protagonista. Il tutto con un mix fra attività patrimoniale, finanziaria, economica e risultati sportivi. Anche se il mercato straordinario è stato fatto l’anno scorso. Oggi vogliamo completare e alzare ancora il tasso qualitativo. I ricavi sono più che raddoppiati, grazie agli input che ha dato Agnelli si sono valorizzate le risorse. La potenza di fuoco è aumentata». Ancora: ricordatevi chi siamo. Abbiamo vinto, siamo i più forti. Abbiamo fatto un gran mercato, ricordatevelo. Anche se poi in Europa è andata com’è andata.

Dopo, è il festival dei nomi. Douglas Costa («Abbiamo l’autorizzazione del Bayern a trattare con il calciatore», sentito Lotito?), Keita, Bernardeschi. Verratti no, e questo è il realismo. Come quando si parla di Alex Sandro: «Valutando le caratteristiche tattiche di Verratti, e il suo prezzo, non ci interessa: non spenderemo 100 milioni per lui. Per Alex Sandro abbiamo rifiutato un’offerta, ma i calciatori sono padroni del proprio destino, se vuole andare come successe per Pogba…». E questa canzone viene ai tifosi del Napoli: il progetto vincente non è altro che un’invenzione dialettica della demagogia.

Conclusioni

L’intervista di Marotta è una strategia parlante. Per oggi, per domani, per sempre. Lo capisci con le domande su Cardiff, sul prossimo campionato. Che sembrano fatte apposta, nel senso incidentale del termine, per ribadire i concetti che caratterizzano la Juventus. Che la caratterizzano nelle vittorie, nelle sconfitte. Nel suo primato narrativo: «Un diverbio nell’intervallo di Cardiff fra Dybala e Bonucci? Smentisco nel modo più assoluto, nessuna tensione fra i giocatori. Allegri dava sicurezza a tutti, io ero presente e posso testimoniare che non è successo nulla. Bonucci-Barzagli? Ma no, loro sono amici. Gli ultimi anni di Champions hanno comunque detto che la vera antagonista di un club come il Real che ha dato continuità, con un fatturato più elevato, che oggi ha la squadra più forte del mondo, è la Juventus». Toh, il fatturato.

E ancora: «Dopo Cardiff faccio nostro l’aforisma di Mandela: “Non perdo mai, vinco o imparo”. Tutti hanno imparato qualcosa. Dybala, per esempio, era alla prima finale. Ma il risultato di una sola partita non è il valore assoluto di una stagione che invece è stata una delle annate più straordinarie della storia della Juventus. Gli stimoli in campionato? Ci sono e ci saranno: sicuro. Si parte per vincere, è nel nostro dna. Se baratterei il settimo scudetto con la Champions? No, ma la Champions è uno degli obiettivi che vogliamo. Le concorrenti di serie A stanno migliorando? Bene: più forte è l’avversario più è bello batterlo». Difficile immaginarsi un racconto diverso da questo.

 

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