ilNapolista

Maradona, la mano de Dios e la speranza di Napoli

Un video di Copa90 e un articolo del Guardian ripercorrono la carriera e la vita di Maradona, dagli esordi fino all’esperienza come ct dell’Argentina.

Maradona, la mano de Dios e la speranza di Napoli

I giorni di Diego

Argentina-Inghilterra, 31 anni fa. Forse è il momento migliore per ricordare le gesta calcistiche di Maradona, condensate perfettamente nell’indimenticabile doppietta contro l’Inghilterra. Erano i Mondiali del Messico, sarebbero passati alla storia come i Mondiali di Diego. Suoi, e basta. Nell’immaginario collettivo globale, Maradona è soprattutto quello. Per chi invece vive il contesto napoletano, la situazione cambia e i rapporti di forza si ribaltano. Ci sono gli scudetti, i successi attesi per sessant’anni, la Coppa Uefa del 1989. Insomma, c’è una storia bella e controversa. Controversa proprio come Diego, eroe e antieroe sempre sul filo della polemica.

Ovviamente, in rete si inseguono gli articoli che ricordano e rincorrono la figura del Maradona calciatore e opinion leader. Vi segnaliamo due pezzi importanti, perché è importante la fonte: da una parte c’è un montaggio di Copa90 sulla Mano de Dios. Dall’altra c’è un articolo del Guardian che ripercorre la vita e la carriera di Diego in sei momenti chiave. Sotto, il video di Copa90, che raccoglie pareri e opinioni sul significato (calcistico e politico) del match contro l’Inghilterra. Una partita passata alla storia per il gol realizzato con la mano e per quello del Barillete Cosmico, ma anche per tutto il background di astio politico derivante dalla guerra delle Falkland, combattuta tra i due paesi giusto qualche anno prima.

Dall’esordio al riscaldamento di Monaco

L’articolo del Guardian è una classica linea del tempo di fatti specifici. L’autore Nick Miller ricostruisce l’intera traiettoria del fuoriclasse argentino, dall’esordio a 15 anni nel 1976 fino al 2009, indicato come “l’anno in cui Diego risponde alla stampa”. Quest’ultimo momento fa riferimento alle dichiarazioni – non proprio edificanti, tantomeno chic – rilasciate dopo la qualificazione ai Mondiali sudafricani.

In mezzo, tutta la carriera raccontata a strappi. L’arrivo a Napoli, il Mundial, lo scudetto, il riscatto della città. Maradona viene definito “La speranza di Napoli”. La vittoria viene raccontata come un «successo per il Sud». Poi c’è una digressione sul celeberrimo riscaldamento di Monaco. Life is Life degli Opus, i palleggi danzanti. Ecco, per trascinarvi nell’atmosfera dell’articolo, vi riportiamo parte di quel passo:

Forse il Maradona che vogliamo riconoscere e ricordare è proprio questo. Il suo riscaldamento è ballare con un pallone da calcio, non uno stretching approfondito. Questa è una descrizione della sua vita: un uomo anonimo nell’aspetto, il contrario di quello che immaginiamo possa essere un grande atleta, entra all’improvviso a contatto con il pallone. Dopo c’è la delicatezza e la magia del tocco. Il top, forse, sta nel fatto che non ha avuto cura di allacciarsi le scarpe.

È uno di quei casi in cui l’attore, il cantante e lo sportivo trovano la pace sul proprio palcoscenico. In quel periodo la sua vita personale era piuttosto burrascosa, turbolenta. C’era la storia Maradona-Sinagra, voleva lasciare Napoli per accasarsi al Marsiglia. Ma non si vede nulla di tutto ciò, in questo momento. Maradona è spensierato, come un bambino, non ha una preoccupazione. È un ragazzino che è anche il miglior calciatore del mondo.

Come avrete avuto modo di capire, la lettura è fortemente consigliata.

 

ilnapolista © riproduzione riservata