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A Bagnoli trasloca il mio liceo “Labriola”, un tempo confine tra la Nato e la rossa Italsider

Il racconto diuna ex studentessa poi diventata docente in una scuola simbolo del quartiere e all’epoca fortemente politicizzata

A Bagnoli trasloca il mio liceo “Labriola”, un tempo confine tra la Nato e la rossa Italsider
Una scena del film “Bagnoli jungle” di Francesco Capuano

Chiude la sede storica

Lo scorso nove giugno al liceo “Labriola” di Bagnoli si è svolta la giornata Amarcord per salutare la sede storica di questa vera e propria istituzione scolastica bagnolese prossima a trasferirsi nel nuovissimo edificio ubicato all’angolo tra via Terracina e via Nuova Agnano. Un evento grazie al quale mi sono ritrovata a pensare non solo alla mia storia personale, ma anche a rileggere molte pagine del “libro di pietra” – secondo un’espressione di Victor Hugo – di Bagnoli: perché insieme al Labriola altri segni architettonici del paesaggio urbano sono lì che ancora continuano a raccontarci storie del passato per molti mai archiviate, un’archeologia della memoria e delle emozioni, una Bagnoli mentale.

Sì, perché i luoghi, così come li percepiamo, sono soprattutto degli spazi della mente e lasciare quel palazzo con i suoi mattoni rosa significa innescare connessioni infinite tra il passato ed il presente e tra le pieghe di tutto questo sono emerse tre storie, o meglio, tre spazi emblematici di Bagnoli ai quali oramai dobbiamo anteporre il prefisso EX, segno di un quartiere in costante movimento e mutamento, prefisso che associo anche a me stessa.

La “casa” in mattoni rosa e cemento: il liceo Labriola di Bagnoli

Era percepito come un muro tra due realtà opposte

Prima di definirmi docente di questo storico liceo, sono innanzitutto una ex-studentessa anni ’80 di un istituto che in quegli anni rappresentava una sorta di spartiacque, di confine (quasi percepito all’epoca come un muro di Berlino) tra la ex-Nato, un mondo “straniero” dal quale si dirigevano le truppe degli alleati euro-statunitensi nel Mediterraneo, e la realtà operaia ed industriale della ex-acciaieria Italsider che si trovava proprio al lato opposto. Due spazi fatti di uomini ed azioni che poco avevano in comune tra loro ed all’interno dei quali le due silhouette architettoniche emergevano come due alterità inconciliabili, l’una di fronte all’altra e che si guardavano a debita distanza.

Al centro, tra il fumo nero delle ciminiere ed il biancore degli edifici della Nato, c’era la casa in mattoni e cemento del liceo “Labriola” che ho sempre vissuto fortemente come uno spazio fantasmagorico della mente. Il mio “Labriola” mentale era il liceo dove vivevo la mia vita di studentessa all’interno di un’amatissima comunità scolastica, ma dove vivevo anche una personale vita di separazioni, proprio come evocava il paesaggio bagnolese.

Le assemblee di istituto politicizzate

Vivevo costantemente “attraverso” quel muro immaginario ma fortemente presente nella percezione di molti: mio padre lavorava alla Nato, dall’“altra parte”, ed io spesso guardavo fuori dalle finestre immaginandolo al lavoro dal momento che la Nato si ergeva ben visibile ed imponente a ridosso della scuola. Ma, allo stesso tempo, vivevo le mie realtà del liceo, realtà molto diverse, come quella di tanti miei cari compagni di scuola che provenivano da vissuti operai o quella dei cosiddetti caschi gialli dell’Italsider, le cui ciminiere fumanti erano anch’esse visibili dalle finestre del liceo, caschi gialli che spesso partecipavano alle nostre assemblee d’istituto allora molto politicizzate. Insomma un vero e proprio pastiche paesaggistico ed io un’ibrida adolescente catapultata in un singolare “melting pot”. E all’interno di questa realtà di confine si vivevano intense relazioni umane ed affettive.

La ex-base Nato di Bagnoli dal liceo Labriola di Bagnoli

Il mio ritorno da docente

Sono arrivata qui come docente quest’anno scolastico oramai agli sgoccioli, in tempo per omaggiare una parte importante della mia vita e dove ho ritrovato la signora Rita del bar – sì, la stessa dei miei tempi studenteschi – ed il collaboratore scolastico Vincenzo. Quasi un ritorno a casa, come è stato già detto in un articolo su Bagnoli di Marco Viscardi apparso in questo giornale l’anno scorso e nel quale si sottolineava l’atmosfera di libertà spaesante di un quartiere dall’umanità non stereotipata dove alla fine, se ci hai vissuto per molto tempo, si ritorna. La sede storica del liceo Labriola è sempre stata tutto questo.

Ma io oserei aggiungere che forse la nuova sede conserverà la sua connotazione di scuola di confine, una caratteristica secondo me molto arricchente, visto che si trova all’angolo di due strade ed al limite di due quartieri , Bagnoli e Fuorigrotta (e non lontano c’è Pozzuoli) … un punto di fuga molto interessante.

Dietro gli immobili una ciminiera dell’ex-Italsider visibile dal liceo Labriola di Bagnoli

Si intrecceranno nuove storie

Nasceranno e si intrecceranno inevitabilmente nuove storie che scriveranno pagine completamente diverse della storia di Bagnoli. Ma il passato, la ricerca del tempo perduto resta ancora vivo nel cemento, nei mattoni e nel ferro dei tre emblemi storici del quartiere, elementi di un quadro che resta ancora vivente perché è ancora capace di parlarci e di evocare. Le mie tre storie personali sono legate alla ex-Italsider, alla ex-Nato e, tra qualche mese, all’ex-sede storica del liceo “Labriola”: le ho raccontate affinché non si dissolva nell’oblio una topografia di Bagnoli che ancora fa riaffiorare strati di memoria, segno visibile del passare del tempo, di un’evoluzione che però non può imporsi con indifferenza cancellando le tracce dell’identità di un quartiere sempre più sommerso dal nuovo che avanza.

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