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“Prima si parla con i procuratori, poi col club”. Anche La Stampa sulla Juventus (ma non è solo la Juve)

Il caso Keita (contestato da Lotito e Tare) si ripete per gli altri obiettivi bianconeri, Douglas Costa e Bernardeschi. Ecco a cosa servono le clausole rescissorie.

“Prima si parla con i procuratori, poi col club”. Anche La Stampa sulla Juventus (ma non è solo la Juve)

Il giorno dopo Keita

Apri La Stampa, leggi lo sport e trovi il calciomercato. Si parla di Douglas Costa e Bernardeschi alla Juventus, due bei colpi eventuali. Il sottotitolo, un tempo definito catenaccio: “L’offensiva per gli esterni segue un preciso schema: prima i procuratori, poi i club / Incontro con l’agente del brasiliano dopo i colloqui con quello di Bernardeschi”. Nel pezzo, firmato da Massimiliano Nerozzi, la spiegazione di questo modus operandi. Anzi, ancora meglio: perché si agisce così. «Il percorso delle trattative: si annusa la volontà dei calciatori, si parla con gli agenti e, se il tutto può essere fattibile, si fa l’offerta al club. Va così per Federico Bernardeschi e Douglas Costa, i due principali obiettivi dei bianconeri. Difatti, ci sono state chiacchierate con l’avvocato Beppe Bozzo, procuratore del talento viola, e un incontro con Mendonca Junior, uno degli agenti del brasiliano, ieri pomeriggio a Torino».

È scomparso Keita, ma ovviamente non è questo il punto. Il punto è quello che Nerozzi definisce “il percorso delle trattative”. L’agente, poi il club. Ne abbiamo scritto ieri, ne abbiamo parlato ieri. Riferendoci a Keita, alle parole stizzite di Lotito e Tare. La Juventus contatta prima l’agente dei calciatori, come il Napoli, come tutti quanti. È una prassi sgradevole e scorretta? Probabilmente sì. È una prassi che viola il regolamento? No, almeno fino a quando il calciatore non firma un contratto con un altro club. In realtà, questa è una storia che va avanti dalla notte dei tempi. È famoso, ancorché nero su bianco, il precontratto che Platini firmò per l’Inter. Per poi andare alla Juventus. Perché Platini potesse firmare un preaccordo di massima, bisognava parlare con lui più che con il Saint-Etienne. È sempre esistita, questa storia.

Juventus

Non ha senso scandalizzarsi

Non ha senso sparare contro la Juventus. O, ancora peggio, ergersi a stinchi di santo. I casi Diawara, Maksimovic, Higuain, Pogba. Insomma, tutto ci spiega e ci insegna che il calciomercato di oggi può andare in un certo modo. Anche a Napoli. Fino al punto di scriverlo apertamente, chiaramente, su un quotidiano a tiratura nazionale. Tra l’altro, è anche chiaro quello che scrive La Stampa: «annusare la volontà dei calciatori» vuol dire creare potere contrattuale nelle trattative. Vuol dire forzare la mano, spingendo sul pedale che detiene le maggiori possibilità di influenzare il mercato. Ripetiamo quanto scritto ieri: potrebbe sembrare una pratica scorretta, in realtà non è altro che opportunismo.

La Juventus può offrire un ingaggio e un prestigio maggiori rispetto a quelli della Lazio. Stop, puro e semplice. Se Keita e la Lazio non hanno rinnovato il loro accordo, la Juve c’entra poco. Ecco, tra l’altro, a cosa servono le clausole rescissorie. A vendere, comunque vada, i propri calciatori a un prezzo desiderato, concordato e controfirmato. Indignarsi per tutte queste pratiche, per la somma di queste istituzioni, vuol dire non aver capito nulla del calciomercato. Vuol dire rifiutare la realtà. Il dagli alla Juventus (o al club che di volta in volta si “macchia” di questo pre-reato) ha senso solo quando c’è un contratto firmato. Prima, è solo una prassi che non può essere regolamentata. E quindi, neanche sanzionata. Che ci piaccia o no.

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