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Beccantini: «Non scomodiamo Messi e Ronaldo per Dybala, adagio con le iperboli»

Un commento sulla Gazzetta contro le esagerazioni giornalistiche: «Milito, un centravanti che centrava l’attimo. Ma Higuain e Dybala hanno ancora tempo».

Beccantini: «Non scomodiamo Messi e Ronaldo per Dybala, adagio con le iperboli»

Il commento sulla Gazzetta

Beccantini spara. Non fortissimo, anzi qualche proiettile lo lascia pure nel caricatore. Ma intanto prova a colpire Dybala. Anzi, più che il calciatore argentino, nel suo mirino ci finiscono gli adulatori, gli incensatori. Quelli che, forse soggiogati dal fuoriclasse in costruzione, hanno un po’ esagerato. Apre proprio così Beccantini, il suo pezzo sulla Gazzetta: «Diverso di qua, predestinato di là. Piano con gli aggettivi, adagio con le iperboli. Sono investimenti delicati, esplosivi. A 23 anni, Paulo Dybala è un progetto di fuoriclasse, come ha dimostrato l’arrosto della doppietta al Barcellona, ma non ancora un fuoriclasse, come ha certificato il fumo con il Real, nella finale di Cardiff».

Dopo, la prima stoccata ai narratori del fenomeno: «Lungi dall’ingrassare l’audience, le mezze misure aiutano a evitare goffe ritirate e, se mi passate la botta di moralismo, a far crescere proprio loro, i giovanotti ai quali non chiediamo di indicare il cielo, come sarebbe corretto, ma di essere la luna, subito e a furor di edicola, come invece è scorretto. Dybala, sul cui conto ha ironizzato persino Pelé («il sinistro è l’unica cosa che ha in comune con Maradona»), lontano dallo Stadium segna poco: un gol a Empoli, uno a Bologna, uno a Zagabria. Massimiliano Alegri gli ha allargato il ruolo, trasformandolo in un surfista tra le onde e, dunque, il tiro in porta non rappresenta più l’esclusivo metro di giudizio. E noi sempre lì, perennemente sospesi tra campionato suddito e Champions tiranna, pronti a salire e scendere dal carro con la leggerezza ambigua dei figli dell’8 settembre. Che cosa aveva vinto Messi all’età di Dybala?».

Paragoni

«Lasciamo perdere Messi. E lasciamo perdere Cristiano Ronaldo. Troppo “alti” per pensare di poterli disturbare, se non di rado, se non per un’ora, come riuscì proprio a Dybala, ripeto, contro il Barcellona: salì sulla bilancia e scoprì di pesare più della Pulce. Solo quella notte, però. Solo quella partita». Continua così, Beccantini, che poi scomoda paragoni forse più calzanti. E tira dentro il calderone anche Higuain. Eppure, una speranza al Pipita è rimasta: «Diego Milito, ecco, era un centravanti che sapeva mirare l’attimo e centrarlo. Il contrario di Gonzalo Higuain, un altro che fa collezione di vette fino a quando il livello selettivo ed emotivo della scalata non arriva a toccare l’Everest». Gli esempi non mancano: il Bernabeu dell’Inter, ma anche una vecchia partita di Copa del Rey contro il Barça, con il Saragozza. Però, come detto, per Gonzalo c’è ancora tempo: «Higuain va per i 30; Milito, la sera del Bernabeu, ne aveva quasi 31».

Insomma, è tutto un attacco alle esagerazioni giornalistiche. La Juve è solo un pretesto per dire qualcosina alla categoria, solo che questo è il rischio da correre, che corri, quando offri tanto materiale. Prendere o lasciare. Anche quando poi, alla fine, Beccantini spiega: «Da uno scudetto, l’unico della sua storia, il Nottingham Forest di Brian Clough ricavò addirittura due Coppe dei Campioni, nel 1979 e 1980. L’impresa del secolo. Per raggiungere la stessa quota, prima che la manifestazione fosse allargata alle squadre non campioni, la Juventus ne ha bruciati 14. E allora, a maggior ragione, tempo al tempo e Dybala a Dybala». Forse è questo l’atteggiamento giusto.

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