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La regola che cambiò il calcio, 25 anni fa: l’abolizione del retropassaggio al portiere

Il Corsera sul primo quarto di secolo in cui è necessario avere un portiere “bravo con i piedi”: una modifica regolamentare che ha portato solo benefici.

La regola che cambiò il calcio, 25 anni fa: l’abolizione del retropassaggio al portiere

L’articolo del Corriere della Sera

Un bel pezzo, davvero, quello pubblicato questa mattina dal Corriere della Sera. C’è la foto di Reina, durante il match con la Roma. Ma non è l’istantanea della parata sul tiro deviato, bensì un intervento di piede a spazzare la metà campo su pressione di Dzeko. Una delle immagini migliori per esaltare la nuova generazione del portiere, gli estremi difensori “bravi con i piedi” – e Reina viene definito uno «specialista» del genere nella didascalia. Ma anche per celebrare i 25 anni dalla regola che, in qualche modo, ha permesso questa mutazione genetica nel ruolo del numero uno. Gli Europei del 1992, infatti, furono l’ultima competizione in cui era possibile passare il pallone verso il portiere, e questi era in grado di giocarla con le mani.

Da quel giorno, tutto diverso. Tutto migliore, più veloce, più moderno. Lo spiegano gli uomini di calcio interrogati nell’articolo. Primo tra tutti, Franco Baresi: «Cambiò tutto, il modo di pressare, l’attacco al portiere, la difesa. Noi del Milan lavoravamo da anni sul pressing sistematico, in qualche modo eravamo già pronti a quella rivoluzione».

I portieri e le piccole

Anche la figura del portiere cambiò quel giorno, e la trasformazione è stata spiegata da Luca Marchegiani in un’intervista a Rivista Undici, ripresa dal Corsera: «Ci trovammo spiazzati, capimmo subito la portata del cambiamento e abituarsi non fu semplice. Oggi i ragazzi imparano a usare bene i piedi fin da piccoli».

Probabilmente, però, l’esatta dimensione storica del cambiamento è nelle parole di Massimiliano Allegri e Carlo Mazzone: il tecnico della Juventus ricorda come «tutto diventò più veloce, prima a un quarto d’ora dalla fine le partite morivano, Boniperti lasciava lo stadio, oggi negli ultimi dieci minuti le gare si rovesciano»; l’ex allenatore di Roma e Brescia, invece, racconta delle piccole squadre, che utilizzavano questa come «una strategia tipica. Dovetti cambiare gli allenamenti, occorreva imparare a giocare la palla indietro in un certo modo, sul piede giusto del portiere, per evitare pasticci». 25 anni fa una dimostrazione tangibile di come un cambio regolamentare può fare solo bene.

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