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West Ham uguale Chelsea: 1-0 al Tottenham, il (bellissimo) progetto di Pochettino ancora secondo

Breve analisi sugli Spurs, che finiranno la stagione senza trofei. La soddisfazione di aver seminato bene e il rimpianto per l’occasione fallita.

Maledizione

Certo, c’è differenza tra il 2016 e il 2017. Leicester e Chelsea vestono lo stesso colore, cambia giusto la tonalità di blu, ma vivono su due pianeti diversi. Il titolo che i tifosi del Tottenham rimpiangeranno di più sarà probabilmente quello wild, nel senso di inatteso, vinto da Ranieri nello scorso campionato. Un exploit irripetibile, anzi un miracolo sportivo bello e buono. Che vede trionfare una squadra mediocre alla fine di un torneo strano, con tutte le grandi inghiottite da una crisi tecnica, progettuale, di concetti. Ecco, la differenza tra Leicester e Tottenham è tutta nella Premier che sta finendo ora. Pochettino e i suoi sono ancora lì, sono stati sempre lì. Il Leicester è scomparso.

Solo che quest’anno, davanti al Tottenham, si è stagliata la figura ingombrante di Antonio Conte. Anzi, una doppia figura: Conte e il Chelsea, ovvero una grande riconosciuta che ha improvvisamente acceso la memoria e si è ricordata come si fa. Ha vinto, ha stravinto, tenendo sempre saldo il comando delle operazioni, gestendo sempre il ritmo del campionato. Il Tottenham pareva aver avviato la modalità “rimonta folle”, poi si è arenato sul più bello. Derby di Londra, a casa del West Ham – anche se per i tifosi Irons la vera casa è Boleyn Ground. Uno a zero, e buonanotte al secchio. Di nuovo. Che peccato, anche se ora è leggermente più comprensibile.

Progetto

L’avversario fa grande chi perde. Il Napoli(sta) lo sa, lo dice, lo sottolinea. Il Tottenham ha fatto i suoi errori, esattamente come il Napoli nella corsa alla Juventus, ma sono molti di più i meriti di chi è stato davanti. Anche perché, con le dovute proporzioni economiche e strutturali, Napoli e Tottenham si somigliano. Nessuna spesa pazza, o meglio pazza per la Premier, sul mercato (i 35 milioni per Sissoko sono uno scherzo per un club inglese che gioca i gironi di Champions), strategia del sell-to-buy (Bentaleb, Mason e Chadli sono le ultime cessioni illustri), costruzione del talento anche nell’Academy (quello che manca al Napoli, Insigne a parte) per una crescita organica, proporzionata al fatturato del club. L’anno scorso Marco Ciriello scrisse che «chi ama il calcio tifa Tottenham, non Leicester». Era una tara del progetto Spurs targato Pochettino. Non si è coronato neanche quest’anno, ma intanto ha confermato la sua dimensione di vertice.

Il futuro del Tottenham non è incerto: si continuerà in questo modo, del resto proprio il tecnico argentino aveva avvertito tutti: «Non siamo ancora pronti per vincere dei trofei». Non si sa se qualcuno dei grandi (e giovani) calciatori dell’organico andrà via, ma intanto si continua a costruire. La squadra, ma non solo: l’anno prossimo, White Hart Lane sarà abbandonato perché è in arrivo il nuovo stadio. La continuità del progetto, appunto. Non è bastato. Funziona, ma non al punto di vincere.

Conclusioni

Il Tottenham è un club virtuoso, nel senso di gestione economica e sportiva. Intanto, però, per il secondo anno consecutivo uscirà dal campionato con tanti applausi e zero riconoscimenti. Difficile pensare che il Chelsea non faccia sei punti, quelli che servono, nelle quattro partite che mancano alla fine della sua Premier. Ed è giusto presumere che nella prossima stagione almeno i due club di Manchester possano presentarsi con organici e ambizioni più consone al loro prestigio, alla loro ricchezza. Insomma, si resta a metà del guado tra la soddisfazione per quello che si è fatto e il rimpianto per quello che poteva essere. Per l’occasione sprecata. Contro il Chelsea, contro il Leicester.

Ci sarà un terzo tentativo (difficile immaginare uno smantellamento totale, anche perché gli Spurs giocheranno di nuovo i gironi di Champions), vedremo questa volta quale altra figura sinistra (e italiana, dopo Ranieri e Conte) si metterà di traverso sulla strada del Tottenham.

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