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Schick, che bello pensarlo nel Napoli (ma sarebbe uno sfizio, non una necessità)

Chi è realmente e come giocherebbe nel Napoli Patrik Schick. E soprattutto: sarebbe giusto investire su di lui senza aver prima puntellato gli altri reparti?

Schick, che bello pensarlo nel Napoli (ma sarebbe uno sfizio, non una necessità)

Estetica e funzionalità

Per provare a capire Patrik Shick, bisogna andare oltre i suoi numeri. In realtà è quello che si dovrebbe fare per tutti i calciatori, ma ci sono dei casi in cui questa operazione è l’unica possibile per avere un quadro completo della realtà. Schick è uno di questi perché ci sono dei momenti che non entrano nelle statistiche se non attraverso porte laterali. Ma descrivono il calciatore, ne definiscono il profilo. Lo raccontano, lo spiegano.

In questa azione, che per motivi tecnici si ferma sul più bello (ma Schick non giocherà più il pallone, ve lo garantiamo), Patrik fa tutte cose belle e necessarie al tempo stesso. Non è facile unire l’estetica del calcio con la funzionalità delle giocate. O meglio: è facile, ma non è da tutti. Schick ci riesce perché il tunnel nasce da un movimento a coprire il pallone con il corpo, che apre lo spazio per il controllo col sinistro; ci riesce perché il doppio tocco suola-interno può sembrare un vezzo e invece serve a rientrare, cosa che un mancino come lui farebbe raramente, e infatti dopo gioca il pallone col destro; ci riesce perché il tocco successivo permette di ribaltare il fronte, esaudendo il principio fondamentale del gioco di posizione: tutti a chiudere sul lato destro, io apro sull’altro versante dove la squadra avversaria dovrà per forza patire uno scompenso.

L’azione si chiuderà con il tiro del calciatore che protegge il pallone alla fine della Gif. Schick resta in area, non attacca il primo palo. È il primo movimento non aderente al contesto dell’intera azione. Non si vede nell’animazione sopra, e forse non è un caso.

Schick e il Napoli

Il presidente della Sampdoria Ferrero, oggi, ha dichiarato che il Napoli è interessato a Schick. C’è anche la Juventus, ovviamente. E l’Inter, secondo altri beninformati, l’avrebbe addirittura già preso. Poi ci sono le inglesi, come no. Schick è una bella storia calcistica, diventerà di sicuro una bella storia di mercato. Perché la qualità è alta, nonostante il materiale da sgrezzare sia ancora tantissimo. Andremo al di là della retorica “immagina Schick con Sarri”. Qui siamo su un livello più alto, nel senso che la formula funzionerebbe con qualsiasi grande allenatore o compagno d’attacco: “immagina Schick con Dybala”, o anche “immagina Schick con Icardi” o “immagina Schick con Guardiola”.

Il Napoli, acquistando il giovanissimo ceco (22 anni a gennaio 2018, le giovanili dello Sparta e il prestito al Bohemians Praga prima della Doria), chiuderebbe in maniera perfetta il cerchio del suo reparto offensivo. Insigne-Mertens, Milik-Schick (Mertens) e Callejon-chiunque (che tanto la riserva di Callejon non esiste). In realtà, Schick ha un profilo tecnico che permetterebbe a Sarri di rispolverare addirittura l’attacco a due punte – così come di confermare la disposizione con un solo attaccante.

Le sue caratteristiche sono moderne, centravanti in senso assoluto ma anche uomo di movimento, “aggregativo” come si suol dire. Lo abbiamo visto nella Gif di sopra, lo dicono i numeri (che in questo caso sono un supporto affidabile): Schick ha messo insieme 11 gol e 12 occasioni offensive create, con 11 passaggi chiave e un assist vincente; per ogni partita, gioca circa 28 palloni con un’accuratezza del 73%: la stessa cifra di Dries Mertens, tanto per capirci.

Il prezzo (e il turn over)

Torniamo al discorso di sopra: Schick offrirebbe un’alternativa numerica e tattica. Il tutto, con una qualità potenziale assoluta. Se vogliamo rispolverare anche una certa retorica sul tecnico e sul feticismo degli allenatori da tastiera (il cambio modulo), immaginiamo un tridente verticale Insigne-Schick-Milik, con il primo a inventare, il secondo a muoversi intorno e il terzo a impersonare il ruolo di prima punta aggregativa e statica. Sotto, una possibile diapositiva:

In realtà quello che crossa dovrebbe essere Schick, sponda di Milik e tiro di Insigne. Ma la suggestione viene bene in ogni caso.

Al di là di queste pure fantasie, bisogna calarsi nella realtà. Il Napoli che tiene Mertens (sembra probabilissimo) e non fa grandi operazioni in uscita (l’unica incognita è Koulibaly) non spende(rebbe?) una cifra consistente per un terzo attaccante centrale. Un’eventuale cessione di Pavoletti non frutterebbe l’importo necessario per puntare a Schick, e ci sarebbero, anzi ci sono altri reparti da puntellare in maniera più urgente.

Oltretutto, ci sarebbe da sistemare la questione turn over. Schick e Milik potrebbero alternarsi in due competizioni, ma il Napoli che non vende Mertens ha una terza alternativa vera nel ruolo di centravanti. Più che vera, diremmo pesante. I 30 gol segnati quest’anno dal belga sono il lasciapassare per un futuro da attaccante. Cioè, sono una certificazione. Difficile tornare indietro.

Quindi, andiamo a sensazione. Schick arriverebbe solo in caso di cessione di Pavoletti, con un investimento comunque importante (fissando a circa 12-13 milioni il prezzo dell’ex Genoa, ne servirebbero almeno altri 10). Affollerebbe, seppure con grande qualità e immenso hype, un reparto già abbastanza ricco. Nel frattempo, il Napoli ha bisogno di un vice-Callejon, di uno/due terzini e di un portiere. Ergo, Schick non è una priorità. Sarebbe uno sfizio, un rilancio al tavolo del poker con un punto azzardato, oppure un bluff puro senza la giusta copertura strutturale. Roba da top club senza esserlo in altre zone del campo. Per usare una frase fatta: bellissimo, ma non necessario. Non conforme a Schick, da questo punto di vista. Che peccato, però.

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