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Sarri come Ferguson, siamo d’accordo. Ma Sir Alex in Italia sarebbe stato esonerato

L’idea di De Laurentiis è inapplicabile a Napoli, in Italia. Non c’è la pazienza giusta per supportare un progetto così ampio, duraturo nel tempo.

Sarri come Ferguson, siamo d’accordo. Ma Sir Alex in Italia sarebbe stato esonerato

Trent’anni fa

Nel 1986/87 il Napoli vinceva il primo scudetto. Oggi ricorre il trentennale. Durante la stessa stagione, qualche chilometro più a Nord di Napoli, a Manchester, lo United assume un nuovo allenatore. È uno scozzese, è riuscito con l’Aberdeen a spezzare il duopolio Celtic-Rangers. E ha anche vinto in Europa, una Coppa delle Coppe contro il Real Madrid. Una specie di mago, ha guidato la nazionale ai Mondiali messicani conclusi da poco. Si chiama Alex Ferguson.

Il Manchester United non vinceva il titolo dal 1967. Nel frattempo si era goduto anche un bel viaggio in Second Division, anno domini 1975. Poi, le affermazioni in Fa Cup e in Charity Shield (la nostra Supercoppa) nel 1977 e 1985.

Un modello inglese

Ieri De Laurentiis ha concesso un’intervista fiume a diverse testate. Le sue dichiarazioni sono apparse oggi, c’è un’apertura a Sarri inteso come Ferguson. Ovvero, come allenatore-manager del Napoli a tempo indeterminato. Una figura ricorrente nella storia del calcio inglese, resa oggi un pochino anacronistica dalla folle girandola di sterline che piovono annualmente sulla Premier League. Una figura che, oggi, viene addirittura ricoperta di sberleffi. Chiedere in zona nord Londra, ai tifosi dell’Arsenal, cosa pensano di Arséne Wenger. Della serie: dove sta la gratitudine?

È possibile traslare a Napoli questo modello? Certo che no. È una questione di tempo, innanzitutto. Il primo trofeo vinto da Ferguson con il Manchester United è datato 1990, una Coppa d’Inghilterra. Nel frattempo, in campionato, il Manchester United ha messo insieme un undicesimo posto, un secondo posto, un undicesimo posto e un terzo posto. È importante aggiungere che il Manchester United è stato il primo club inglese a vincere la Coppa dei Campioni (1968). Come dire: una storia che non contempla (non contemplerebbe) posizionamenti di questo tipo.

Ferguson vinse il campionato dopo sei anni

A Sarri, da più parti, viene imputato di essere bello ma non vincente. Della serie: tutto quello che fai in campo diventa secondario al conseguimento del riconoscimento finale. Certo, l’obiettivo del calcio è vincere. Ma c’è sempre di mezzo quel piccolo contrattempo per cui ai Mondiali, in Champions League, in Serie A o in Eccellenza vince sempre e solo una squadra. Le altre 31, 19 o 15 no. Non vincono.

È successo anche a Ferguson. Che, però, era stato ingaggiato per portare avanti un progetto. Come Sarri, ma con un approccio diverso rispetto a quello che potrebbe avere Sarri. Se il Napoli non dovesse vincere niente per un’altra stagione, Napoli e l’Italia come giudicherebbero il triennio del tecnico ex Empoli? Allo stesso modo di come giudicano il biennio: bello, forse bellissimo, ma conta solo la vittoria. Non la crescita. Quella è verificabile nei numeri. Quella di Ferguson nel Manchester iniziò a vedersi dopo un po’. Pensate che il primo titolo nazionale dello United guidato dallo scozzese arriverà nel 1993. Sei anni dopo il suo insediamento. Noi vi chiediamo: sareste disposti ad aspettare Sarri campione d’Italia con il Napoli fino al 2021?

In Italia non sappiamo aspettare

Ovviamente non è solo una questione partenopea. Anzi. L’unico tecnico in Europa in corsa per il Triplete, Massimiliano Allegri, doveva dimettersi dopo Firenze per i tifosi della Juventus. Perché non convinceva. Cioè era primo in classifica ovunque poteva esserlo, ma non praticava il calcio un po’ più sbarazzino che l’organico della Juventus poteva permettergli. I risultati non basta(va)no più, ci vuole anche il bel gioco. E così via, a ritroso. Tutti i grandi cicli del nostro calcio nascono su vittorie immediate, e nessuno è stato duraturo come quello di Ferguson.

Il sodalizio Trapattoni-Juventus si aprì con uno scudetto (più Coppa Uefa), così come quello Sacchi-Milan, quello Capello-Milan e quello Lippi-Juventus. L’Inter di Mourinho vinse la Champions al secondo anno, così come lo scudetto della Roma di Capello. Forse il record di lunghezza progettuale prima di un successo importante è quello di Liedholm alla Roma: quattro stagioni per il titolo di Campione d’Italia.

Come dire: non siamo soli. Non sappiamo aspettare. In questo, a Napoli, siamo tipicamente italiani. Non abbiamo questo tipo di cultura, non è una colpa che perpetriamo ma uno stile di approccio allo sport. Il resultadismo. Una bestemmia, per alcuni. Marcelo Bielsa, l’allenatore “del progetto” (tattico) per eccellenza, ha vinto tre titoli in Argentina in trent’anni di carriera. L’ultimo è del 1998.

E poi la libertà di agire

L’altro “problema” sarebbe il ruolo. Anzi, l’attribuzione dei ruoli. Sarri-like-Ferguson vuol dire libertà sul mercato, tecnico-manager, responsabilità assoluta e illimitata. Al di là delle reticenze del tecnico (uomo del “io non faccio il mercato ma l’allenatore”), quanto sarebbe saggio affidare a una sola figura l’intera incombenza dell’intera area tecnica? Mai, in Italia, è stata effettivamente importata la figura dell’allenatore manager. Stesso problema di cui sopra. cultura. Non migliore o peggiore, diversa.

Ferguson è stato protagonista assoluto nell’assemblaggio del suo (dei suoi) Manchester United. Ha smontato e rimontato la squadra, ha ceduto ciclicamente i suoi migliori calciatori e ha rifondato i suoi cicli sui giovani. Iniziando a vincere dopo un po’, ma senza smettere mai. Certo, un po’ di fortuna sparsa (la finale di Champions del 1999 è un’epica, bellissima, botta di buona sorte), ma anche tanta competenza. E tanta pazienza. Per i tempi, per le dinamiche, per le scelte. Sarri potrebbe anche essere l’uomo giusto. Anzi, quasi certamente lo è. Siamo noi a non essere giusti.

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