ilNapolista

Guardiamo il Napoli, e pensiamo che ci sarà ancora tanto da guardare

Napoli-Fiorentina, la partita non guardata. Guardiamo Insigne, che sorride sempre in campo; guardiamo Mertens, e Callejon, e Sarri, e tutti gli altri.

Guardiamo il Napoli, e pensiamo che ci sarà ancora tanto da guardare

Altezza

Prendiamo Insigne, guardiamolo bene. Guardiamolo mentre entra in campo, quando esulta, quando tira o corre. Guardiamolo, sembra più alto, è più alto. Eppure possiamo dirci certi del fatto che non si sia allungato nemmeno di un centimetro. E allora cos’è? Innanzitutto più alto non significa più lungo, almeno non sempre, non necessariamente. Alto nel senso di elevarsi, allora; nel senso di raggiungere un livello che è proibito ad altri. Alto significa viaggiare sempre – costantemente – al di sopra della media.

Come si misura l’altezza su un campo da calcio? In molti modi, direi. La si misura nel modo in cui il calciatore occupa lo spazio. Insigne nella sua zona di campo fa più volume, fa spessore; i trenta metri che dovrebbe occupare sono sempre sessanta, a volte sono ottanta, e questa cosa – ancor prima che reale – è percettiva. Chiunque viaggi lungo quella parte di campo sa che, probabilmente, se lo troverà di fronte, se lo troverà alle spalle (se è un avversario), se lo troverà di fianco, di lato, pronto allo scambio e ad attaccare lo spazio (se è un compagno di squadra).

Alto poi perché davanti alla porta non sbaglia quasi più. Tiri che sarebbero finiti fuori adesso entrano, tiri che sarebbero finiti addosso al portiere ora lo spiazzano, tiri non più soltanto “a giro”. Alto perché Insigne in campo ride quasi sempre. Alto perché sa di essere forte, ma saperlo è un conto, esserlo è un altro. Insigne ora è e sa. Per questi motivi sabato sera ha lasciato il San Paolo un calciatore altissimo.

Pensiero

Prendiamo Mertens, guardiamolo. Guardiamolo attentamente mentre entra in campo, quando dribbla, quando prende la mira, quando tira. Guardiamolo un attimo prima, guardiamolo mentre pensa perché è in quegli attimi prima che “si giudica un giocatore”; perché Mertens ha imparato a pensare e quel pensare con lucidità gli dà un notevole vantaggio rispetto agli avversari. Pensare vuol dire sapere quando e a chi passare la palla, passarla a chi è meglio posizionato; è sapere quando tirare, quando arretrare e quando scattare in profondità.

Pensare vuol dire saper rinunciare a un dribbling di troppo. Dribbling che magari sarebbe riuscito ma che avrebbe avuto un effetto nullo sull’azione di gioco. Guardiamo Mertens, guardiamolo come si guarda uno dei nostri, che non è solo uno della nostra squadra di calcio, è proprio uno dei nostri.

Testa alta lui, tesa alta noi

Prendiamo Hamsik, guardiamolo. Guardiamo come si guarda un capitano. Testa alta noi, testa alta lui. Guardiamolo padrone del centrocampo, padrone della tre quarti sinistra, padrone del tempo di inserimento, del tiro di destro, del tiro di sinistro. Padrone dell’assist. Guardiamolo consapevole dello sbaglio, e prima ancora della possibilità dello sbaglio. Il campione sa che esiste lo sbaglio e che esiste la possibilità del rimedio, e sa quando non c’è più tempo per rimediare. Guardiamo il capitano, le mani a battersi il petto, guardiamolo sotto la curva. Guardiamolo e, non prendiamoci in giro, tolto Iniesta, vediamo il più forte centrocampista europeo. Guardiamo il capitano, guardiamolo quando inforca gli occhiali e se ne va a casa, perché anche in quei momenti è il nostro capitano.

Prendiamo Ghoulam, guardiamolo nel numero sempre minore di errori, nel numero sempre maggiore di assist. Guardiamolo mentre fa la fascia di continuo, essendo propriamente un terzino di fascia. Guardiamolo mentre migliora nella fase difensiva. Mentre si alterna con Strinic, di cui non ha i piedi, guardiamoli entrambi. La nostra fascia sinistra, il lato lungo il quale molto spesso si esercita il nostro dominio.

Napoli, ci sarà tanto da guardare

Prendiamo Callejón, guardiamolo per l’ennesima volta, sempre più magro, sempre più scattante, sempre ovunque. Guardiamolo in ogni assist che fa, in ogni gol, e – soprattutto – guardiamolo quando sbaglia, perché sbaglia. E sbaglia perché c’è sempre, perché è il più cercato, perché sa tagliare, sa farsi notare. Guardiamolo perché a noi non piacciono i calciatori che si nascondono. Guardate Calle, perché è uno dei miei calciatori preferiti.

Piano piano guardiamo tutti gli altri. Guardiamo gli alti e bassi di Reina; più alti che bassi. Guardiamo la seconda parte di stagione di Hysaj. Guardiamo i due nostri difensori centrali. La perfetta alternanza a centrocampo tra Jorginho e Diawara. Guardiamo gli anticipi e la rete di passaggi. Guardiamo Allan e poi guardiamo Zielinski e guardiamo Rog. Guardiamoli tutti e poi guardiamo con attenzione Arek MIlik, perché abbiamo visto abbastanza, immaginato il futuro, mettiamoci seduti perché ci sarà tanto da guardare.

Sarri: bravura, serietà, fantasia

Guardiamo Sarri. Guardatelo soprattutto voi, voi lamentosi che avete sprecato il vostro tempo criticando e facendolo, quasi sempre, oltre misura, oltre ogni necessità, desiderando meno spettacolo meno bellezza. Augurandovi poco prima di Napoli-Inter il suo esonero. Desiderandolo dopo averci convinti che allo stadio è giusto pagare molto perché si va a vedere uno spettacolo. Ah, sì? E allora io voglio pagare per vedere il Napoli di Sarri. Vi lascio gli zero a zero, gli uno a zero, il gioco maschio, i rinvii in tribuna, i gol su autorete, la noia dei calci piazzati. Vi lascio la uallera (mi si consenta il termine) che ci avete fatto prima con Benitez e poi con Sarri, passando quattro anni a rimpiangere non si sa bene chi, desiderando non si sa bene che cosa.

Guardate Sarri, voi che non sapete molto del gioco del calcio, voi che neghereste la bellezza di una sforbiciata, voi che quando il Napoli vince giocando benissimo, prima di esultare, ci pensate un attimo perché essere felici andrebbe contro il vostro inutile polemizzare. Sarri ha commesso pochi errori e ha rimediato a ogni circostanza imprevista, con bravura e serietà e fantasia, come fanno gli allenatori molto bravi.

Ci sarebbe ora da parlare di Napoli-Fiorentina, la partita non guardata, ma facciamo un’altra volta.

Note a margine

#IoStoColNapoliDallaNascita

#IoStoConSarriDallaPrima

Francesco Totti è stato il calciatore più forte che io abbia visto giocare dopo Maradona, Careca e Van Basten, lo saluto oggi con un applauso convinto.

ilnapolista © riproduzione riservata