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Stesso dominio, ma è stato un Napoli diverso

Napoli-Fiorentina, l’analisi tattica. Jorginho tocca meno della metà dei palloni rispetto al solito, il Napoli verticalizza di più e vince. Meritatamente.

Stesso dominio, ma è stato un Napoli diverso

L’avvertimento di Sarri

L’aveva detto, Maurizio Sarri. Nella conferenza della vigilia, il tecnico azzurro aveva sottolineato come la Fiorentina fosse stata o potesse essere l’unica squadra in grado di togliere al Napoli il suo primato di possesso palla. Così è stato, alla fine il dato dice 49% Napoli e 51% Fiorentina. Un dato inconsueto rispetto al solito, ma che in qualche modo evidenzia la maturità di una squadra in grado di controllare la partita pur senza controllare il pallone. O meglio: senza controllarlo come al solito. Il dato fondamentale è quello dei tiri in porta concessi agli avversari (14).

Una quota non bassa, superiore alla media stagionale (circa 10), ma che va legata al tempo, al tempo di gioco e allo spazio. Se in molte occasioni durante l’anno abbiamo scritto di un Napoli che ha (avuto) il difetto di concedere occasioni facili all’avversario, questa volta la situazione cambia: 9 dei 14 tentativi viola sono arrivati dopo il 3-0; dei 14 totali, solo 4 sono arrivati dall’interno dell’area. Tutti, sempre, dopo il terzo gol di Mertens. Sotto, la mappa di tiro della squadra di Paulo Sousa.

In rosso i tiri nello specchio; colore giallo per le conclusioni ribattute; in arancione i tentativi finiti lontano dai pali.

Disposizione in campo

La perfetta simmetria del Napoli contro un 3-5-2 asimmetrico, tutto sbilanciato a destra.

Dal punto di vista squisitamente posizionale, il Napoli inferiore nel possesso palla si deve ai mezzi spazi occupati da tanti giocatori viola. Bernardeschi e Ilicic hanno occupato il lato destro del campo, scambiandosi la posizione sulla fascia ed entrando a rotazione in campo, tra le linee, per giocare il pallone. Sopra, il campetto medio posizionale delle due squadre. In questo modo, la squadra di Sousa ha provato a muovere la difesa del Napoli dallo schieramento in linea, in modo da causare scompensi posizionali.

Nel quadrato rosso, la posizione ibrida di Ilicic. Nominalmente trequartista o seconda punta, lo sloveno retrocedeva tra le linee per ricevere il pallone.

La risposta del Napoli non si è discostata dai suoi principi posizionali classici. Il baricentro è stato tenuto altissimo (51 metri), in modo da limitare la possibilità di verticalizzare dopo aver trovato l’uomo tra le linee. La differenza fondamentale rispetto ad altre partite è stata nella costruzione delle occasioni. Solo 11 cross dagli esterni, e tante verticalizzazioni centrali dopo il recupero palla. Le chance più grandi per il Napoli sono nate così, con attacchi frontali portati soprattutto da Mertens. La rete del 2-0 e quella del 3-0, i tiri a giro di Insigne e Mertens nel primo tempo. Tutte azioni nate da un recupero palla o da una progressione per vie centrali.

L’altro dato in cui è possibile leggere la partita diversa della squadra di Sarri è quello del numero dei palloni giocati da Jorginho. Pochi, pochissimi rispetto al solito. Sono solo 53, meno della metà delle sue quote standard. In un altro dato è possibile però capire quanto questa sia stata una dinamica preparata. Il centromediano brasiliano ha accumulato addirittura il 97,3% nella precisione dei passaggi. La deduzione logica è semplice: Jorginho riceve meno palloni del solito, ma quelli che ha giocato sono stati tutti quanti facili. Ergo, il Napoli ha potuto servire il suo regista nel momento in cui la Fiorentina era più vulnerabile in fase d’attacco posizionale e/o in transizione.

Ancora Ghoulam

L’altro fattore della partita è stato il duello tra Bernardeschi e Ghoulam. Sulla fascia sinistra del Napoli si è infatti concentrata la produzione di gioco di entrambe le squadre. Sia i ragazzi di Sarri che quelli di Sousa hanno sviluppato il 40% delle manovre in quella zona. La sfida one-to-one è stata vinta nettamente dall’algerino. Che, oltre al solito contributo in fase d’attacco (5 passaggi chiave e 6 cross tentati), è stato attentissimo in fase difensiva. 3 tackle riusciti su Ilicic, 2 su Bernardeschi, e una palla spazzata. È uno score che ha permesso al Napoli di limitare la fonte di gioco più creativa dei viola. Per il numero dieci, mattatore all’andata, 4 occasioni create. Tutte dopo il 70esimo. A partita praticamente finita, con le squadre lunghe che si attaccavano colpo su colpo.

 L’importanza di avere Mertens

Con queste premesse di gioco, la presenza in campo di Dries Mertens diventa fondamentale. Per il belga, ieri sera, è arrivata probabilmente la definizione migliore da parte di Daniele Adani. Nel postpartita Sky, l’ex difensore di Brescia e Inter ha definito Mertens come un vario nueve. Ovvero, un centravanti puro nella fase di conclusione ma anche un calciatore in grado di svolgere altre mansioni, più creative. Questa condizione la leggi nei numeri di ieri sera: Mertens ha tirato per 5 volte verso la porta, 2 gol e un palo; allo stesso modo, ha costruito 3 occasioni da gol (un assist e 2 passaggi chiave) e soprattutto ha occupato una posizione difficilmente leggibile da una difesa a tre schierata contro un tridente largo come quello di Sarri. Sotto, la heatmap dell’ex Psv che chiarisce il concetto. E poi un frame della partita a supporto visivo.

A differenza di Ilicic, Mertens non occupa una posizione di trequartista o di esterno offensivo. Per un difensore, il belga è (dovrebbe essere) l’uomo di riferimento nella copertura della propria area. Il movimento a retrocedere di Mertens crea confusione difensiva, perché nel frattempo Callejon attacca la profondità e Insigne è larghissimo e può ricevere. La distanza tra gli uomini in campo, dovuta anche alla pigrizia di Bernardeschi nel chiudere la linea a cinque, è una dinamica imposta dal Napoli. Dall’interpretazione di Mertens di un ruolo che ormai padroneggia. A modo suo, soprattutto in situazioni offensive di questo tipo.

Conclusioni

Il Napoli visto ieri sera e in questo finale di campionato è una macchina quasi perfetta. Messa a punto per sfruttare al meglio le caratteristiche dei giocatori in rosa, ma anche per rivoltare contro gli avversari i loro stessi punti forti. Era successo col Torino, quando le qualità offensive in transizione furono completamente depotenziate. È successo ieri sera, quando la squadra ha mantenuto la sua identità pur senza poter (voler) congelare come al solito il possesso. La varietà di schemi offensivi fa il resto. Che, in questo caso, sono la differenza.

Perché la Fiorentina, stante la distanza qualitativa dell’organico, non ha principi di gioco molto lontani dal Napoli. Eppure non è riuscita a trovare le giuste contromisure per opporsi alla squadra di Sarri. La stessa scelta di uno schieramento difensivo a tre è parsa poco performante. L’uno contro due esterno, soprattutto sulla destra (Bernardeschi vs Ghoulam-Insigne) non è stata una buona idea. Gli errori di possesso insistito sul pressing hanno portato ai gol. Scacco matto di Sarri, per l’ultima (bellissima) esibizione casalinga.

 

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