ilNapolista

Napoli-Cagliari è stato come il saggio di danza di fine anno

Il Napoli gioca come vorrebbe fare sempre, spinto da un grande Ghoulam e da un Hamsik preziosissimo. Il pelo nell’uovo è la scarsa percentuale di realizzazione.

Napoli-Cagliari è stato come il saggio di danza di fine anno

Attaccare e difendere, insieme

Napoli-Cagliari è un po’ come il saggio di fine anno in una scuola di danza. Il Napoli ha mostrato e dimostrato, nella partita di ieri, quello che dovrebbe essere il suo atteggiamento perenne in campo e nella testa. Contro squadre di questo livello, Sarri vorrebbe che si giocasse sempre così: pallone gestito per tutta la partita, in pratica (74% di possesso), difesa alta (baricentro a 59 metri, ben oltre la linea di centrocampo) e dieci calciatori avversari costretti a stare dietro la linea della palla.

Il termine importante dell’ultima frase è costretti. Il Cagliari, per caratteristiche tecniche e tattiche, non è solito rintanarsi nella sua metà campo. Come spiegato anche da Nicola Lo Conte, la squadra di Rastelli preferisce esprimere il suo calcio piuttosto che sposare una logica esclusivamente speculativa. Uno sfidante tagliato su misura per il Napoli. Che è riuscito a declinare in maniera perfetta i suoi principi: tenere la palla per muovere gli avversari, per attaccare e difendere contemporaneamente.

La posizione media delle due squadre nel primo tempo nei momenti di possesso palla avversario.

I risultati di questo atteggiamento sono nei numeri a senso unico. Abbiamo detto del possesso palla, ma non abbiamo snocciolato il dato sui tiri (28 a 8, 14 a 3 non bloccati dall’interno dell’area di rigore; dei 3 del Cagliari, 2 sono arrivati dopo il minuto 88’°), quello sui passaggi (1116 a 501) e quello fondamentale dei palloni persi nella propria metà campo: 16 dal Cagliari, 5 dal Napoli. È qui che si esprime la doppia lettura del calcio di Sarri: tenere il pallone, recuperarlo il più in fretta possibile. E nella zona più avanzata di campo. Un’applicazione dei principi europei del gioco di posizione e del gegenpressing.

Il gol di Mertens

Anche il primo gol è una perfetta applicazione di uno spartito fisso, quello del ribaltamento di campo. Il Napoli tiene palla sul lato destro, poi cambia il gioco dall’altra parte e trova Ghoulam in una zona di campo senza grande pressione avversaria. Il cross al centro trova Mertens puntuale all’appuntamento con un gol da centravanti vero.

Il Cagliari tiene la linea difensiva abbastanza alta nonostante punti a chiudere le linee di passaggio piuttosto che al pressing. Questo favorisce il Napoli, che attira tanti calciatori in zona palla e poi ribalta tutto con due passaggi. Sovraccarico e scarico, da sempre senso ultimo e obiettivo del gioco di Guardiola.

Il resto del primo tempo è la compressione del Cagliari nella sua metà campo. La formazione di Rastelli si schiera su due linee difensive per provare a coprire gli spazi, ma il Napoli risponde alzando il baricentro e invertendo spesso le posizioni dei suoi uomini offensivi. E rispettando sempre gli stessi principi.

In rosso le due linee difensive del Cagliari. Nel quadrato bianco, in basso a destra, la posizione ultra offensiva di Chiriches. In alto a destra, Callejon retrocede per ricevere il pallone da Hamsik, che gioca il pallone accanto a Jorginho. Mertens viene supportato da Zielinski (il quadrato bianco in mezzo a sinistra); Ghoulam è altissimo (in basso a sinistra) sulla sinistra, Insigne è addirittura fuori inquadratura. Stesso principio di prima: il Napoli costruisce a sinistra, poi apre sulla destra. Callejon proverà il tirocross, palla fuori di pochissimo e Mertens in ritardo solo di un attimo.

Attaccare in tanti modi

Con molti calciatori portati in zona offensiva, è facile riuscire a diversificare la costruzione della manovra. Il Napoli di ieri ha trovato la rete con un cross dalla sinistra, un tiro dal limite e una giocata in verticale in situazione di gioco posizionale. Basta guardare, sotto, la mappa dei key pass della squadra di Sarri per rendersi conto della grande variabilità di schemi e opportunità raccontata ieri dalla partita. Alla grafica sotto mancano parte dei 21 cross tentati in 90 minuti. La somma delle occasioni create su azione manovrata dice 23 per il Napoli e 5 per il Cagliari. Inutile aggiungere che 2 di quelle dei sardi sono successive al fatidico minuto numero 88°.

Prestazioni

L’assoluto protagonista della partita di ieri, dal punto di vista numerico, è Faouzi Ghoulam. I 2 assist come momenti più importanti, ma anche un contributo continuo alla fase offensiva. Per il terzino algerino, 8 passaggi chiave, altrettanti cross e 72 palloni giocati. Mertens (7) e Insigne (6) mettono insieme 13 tentativi verso la porta, Jorginho ha giocato 197 palloni con una percentuale di precisione del 92%.

Dal punto di vista del gioco, però, l’uomo decisivo del Napoli è (sempre, ancora) Marek Hamsik. Lo slovacco, dato ieri in difficoltà dal punto di vista fisico, ha disegnato una prestazione sontuosa. I 102 palloni toccati con il 96% di accuracy dimostrano come l’impostazione del gioco abbia potuto contare anche su di lui (come visto in un frame precedente); inoltre, il solito contributo nella creazione di occasioni, con 4 passaggi chiave, 2 dribbling e 6 lanci lunghi riusciti. In aggiunta a tutta questa serie di contenuti offensivi, anche una certa funzionalità alla fase di non possesso. Hamsik ha portato a termine 3 recuperi palla, più un passaggio bloccato e un pallone rilanciato nell’area di rigore di Reina. La perfetta prestazione di un calciatore a tutto campo.

Il pelo nell’uovo

Il gol subito nel finale nasce da un comprensibile momento di relax dopo un’intera partita a premere sull’acceleratore. Rientra in quella categoria “cose da migliorare” solo da un punto di vista accademico, non è la spia di un problema strutturale. O meglio, non lo è in relazione agli altri gol subiti dal Napoli in stagione. Più complesso è il discorso sulla finalizzazione, intesa come trasformazione in gol delle occasioni costruite. Il Napoli ha segnato in due delle 14 occasioni costruite all’interno dell’area del Cagliari. Sotto, la mappa delle conclusioni azzurre.

Certo, c’è differenza nel coefficiente di difficoltà tra il tiro di Mertens, il primo gol, e il pallonetto tentato da Insigne. Ma è vero pure che c’è bisogno di incrementare questo dato soprattutto in vista di partite più complicate, dal punto di vista del gioco quanto del risultato che si mette in salita. Il ricordo va a Napoli-Palermo, più di ogni altra: rosanero in vantaggio al primo affondo e Napoli che tira, tira, tira. Ma riesce solo a pareggiare, nonostante meriterebbe quantomeno il successo. Si tratta di sfortuna, certo.

Non è un problema strutturale perché la qualità delle conclusioni non dipende strettamente dal sistema di gioco o dall’impostazione tattica. È il pelo nell’uovo su cui l’allenatore deve lavorare, dal punto di vista più tecnico che tattico. Sarri lo sa. L’ha detto ieri nel postpartita, confessando di essersi incazzato per una certa leziosità. Dopo aver dominato, vinto “solo” 3-1 nonostante una dimostrazione assoluta di forza, è un punto di partenza. Per crescere, ancora.

 

ilnapolista © riproduzione riservata