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La Fiorentina, ovvero le qualità inespresse: calcio proattivo, difesa ballerina

Come gioca la squadra di Paulo Sousa: il rendimento difensivo è molto peggiorato, resta di alta qualità la proposta di gioco e la batteria offensiva.

La Fiorentina, ovvero le qualità inespresse: calcio proattivo, difesa ballerina

Un anno senza crescere

L’annata della Fiorentina rischia di passare alla storia per le sue potenzialità inespresse. Per tutta la stagione i viola hanno alternato momenti buoni ad altri decisamente negativi. Il risultato è una squadra ancora in corsa per un piazzamento in Europa League, anche per le defaillances altrui, ma in linea con il rendimento espresso nella scorsa stagione (un solo punto in meno rispetto ai 60 totalizzati alla 36esima giornata un anno fa). Insomma, gli uomini di Paulo Sousa non sono riusciti, di fatto, a crescere e a migliorare i loro difetti, rimanendo grosso modo dov’erano. Ha inciso, sicuramente, anche la certezza, già da qualche mese, di dover cambiare progetto tecnico nella prossima annata: saranno in molti a lasciare la Toscana in estate, a partire da Sousa.

Principi di gioco

Ciò detto, la Fiorentina è rimasta, nel complesso, fedele ai suoi principi. La volontà di fare gioco e assumere il predominio all’interno della partita non è mai venuta meno. Dopo il Napoli, i viola sono quelli che tengono di più il pallone (56% di media). Dopo gli azzurri e la Juventus, quelli che riescono a farlo girare meglio (84,6% di pass accuracy). La produzione offensiva, nel complesso, non è affatto male, come testimoniano i 16 tiri a partita (meglio soltanto Roma, Napoli e Inter). I 60 gol realizzati, casomai (settimo attacco del torneo), danno l’immagine di una squadra che potrebbe sfruttare meglio le proprie doti. Il peggioramento sensibile, però, lo si è avuto nella fase difensiva: 51 gol subiti, davvero troppi. Dopo il Torino, la peggior retroguardia tra le prime dieci della classifica.

Un dato che stona con gli 11,8 tiri a partita concessi agli avversari (hanno fatto meglio solo in cinque). Potremmo dire che la Fiorentina, come e più del Napoli, paga momenti di discontinuità all’interno della partita sotto forma di errori clamorosi che spalancano la strada agli avversari. Come ci mostrano molto bene due degli ultimi gol subiti dai viola, contro Sassuolo e Lazio:

Azione che origina il rigore e l’espulsione di Gonzalo Rodriguez contro il Sassuolo: la palla a Berardi arriva addirittura da un rinvio lungo di Consigli. La difesa viola è lenta a scappare all’indietro, con Rodriguez e Sanchez che potrebbero intervenire sul pallone ma lo fanno battere a terra senza capirsi. Berardi si infila, protegge palla e va a conquistarsi poi il penalty.

Partenza dello 0-1 di Keita sabato scorso: la difesa si fa prendere d’infilata dalla palla in verticale di Luis Alberto e dallo scatto dell’attaccante senegalese. Coperture preventive anche qui, come sopra, totalmente assenti, Keita può filare indisturbato verso la porta e segnare.

Calcio proattivo

È meritorio, da parte della Fiorentina, un atteggiamento sempre proattivo, con il baricentro alto, per non subire l’iniziativa avversaria, ma andrebbe accompagnato a maggiore equilibrio e a un’attenzione costante. Sostantivi ed aggettivi che quasi mai si sono sposati con le prestazioni viola di quest’anno, caratterizzate, come detto, da innumerevoli alti e bassi, roba da montagne russe. E’ questo uno dei punti deboli che il Napoli domani sera potrà sfruttare, anche in considerazione dell’assenza di due autentiche colonne dell’undici di Sousa: Astori e Borja Valero. Vero, tornerà Gonzalo Rodriguez dalla squalifica e Badelj dovrebbe essere finalmente in condizioni fisiche accettabili, ma l’equilibrio della squadra ne risentirà inevitabilmente.

Il centrocampista spagnolo è il miglior assistman della squadra (9 in campionato), il miglior fornitore di key passes (2 a match), in una parola quello che gestisce meglio di tutti la palla (89,4% di pass accuracy). Mentre il difensore è quello che meglio di tutti riesce a intuire le linee di passaggio avversarie, per interromperne le trame (2,1 intercetti a partita).

Difesa a tre

La Fiorentina non dovrebbe discostarsi dal modulo diventato un marchio di fabbrica con Sousa, il 3-4-2-1. Modulo che il portoghese ha ben sfruttato, grazie alla duttilità e all’intercambiabilità degli interpreti. Dietro, in assenza di Astori, dovrebbe prendere posto Tomovic. Mancherà anche Sanchez per infortunio, un altro problema non da poco per Sousa che molto probabilmente ricorrerà di nuovo a De Maio. A centrocampo, detto del ritorno di Badelj, a far coppia col croato in mezzo ci sarà Vecino, che sta chiudendo la stagione in notevole crescita, mentre sugli esterni dovrebbero agire Chiesa (più bravo a sacrificarsi di Tello in copertura) e Maxi Olivera. Davanti, è probabile che a supportare l’unica punta oltre a Bernardeschi ci sia Ilicic: i viola hanno bisogno di vincere, più che pensare a non prenderle.

Gli attaccanti

Ma occhio alle varianti in corsa: che giochi dall’inizio Kalinic o Babacar, l’altro può essere pronto a subentrare. Soluzione dall’alto tasso di pericolosità per tutte le difese avversarie e che ha già permesso di girare in corsa, di recente, le gare contro Sampdoria e Lazio. Match in cui l’impatto del croato, al suo ingresso, è stato letteralmente devastante. Lui si è già migliorato rispetto a un anno fa (15 reti in campionato), ma è cresciuto a vista d’occhio anche il giovane senegalese, che ha raggiunto la doppia cifra. Bisognerà fare attenzione soprattutto al suo mix di atletismo e fisicità, in grado di mettere in difficoltà qualsiasi difensore.

Come forse qualcuno ricorderà, Babacar fece già malissimo al Napoli alla sua seconda presenza in Serie A, nel match giocato al San Paolo nel marzo 2010 e vinto 3-1 dalla Fiorentina. Sul tabellino apparvero i nomi di Gilardino (doppietta) e Jovetic, ma l’allora 17enne senegalese entrò in due delle tre marcature viola, con una giocata da terra a ispirare il pari di Gila e l’assist per il gol ammazza partita del montenegrino.

L’ingresso di Kalinic, come si vede, è determinante: la presenza di una seconda punta di peso in area impegna molto di più i difensori, obbligandoli a doversi distribuire diversamente. Il croato riesce a portarne via addirittura due, liberando il compagno per il colpo di testa vincente.

L’improvviso rientro in zona Europa League della Fiorentina rende la partita molto più complessa di quanto avrebbe potuto apparire qualche settimana fa. Le motivazioni ai viola non mancheranno, i mezzi per far male, come sappiamo, nemmeno. Dalla sua, il Napoli ha un momento di forma straordinario. Le combinazioni del tridente potranno mettere in ambasce il trio difensivo toscano, tutt’altro che irresistibile. A centrocampo, la presenza di Zielinski dal primo minuto dovrà aiutare gli azzurri a spaccare subito il match, per mettere in difficoltà il ritmo compassato di Badelj e Vecino. Il consueto gioco sugli esterni, oltre che in chiave offensiva servirà a tenere bassi i laterali di Paulo Sousa, specialmente Chiesa che se dovesse avere spazio risulterebbe assai pericoloso.

Detto della possibilità di vedere a un certo punto entrambe le punte viola in campo, occhio alla posizione di Bernardeschi e Ilicic in fase passiva, per disturbare la prima costruzione azzurra e schermare Jorginho o Diawara in cabina di regia. Il movimento delle mezzali, a portar via l’uomo in uscita, sarà determinante per iniziare l’azione in tranquillità.

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