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Condò: «Sarri erede di Sacchi, Allegri italianista: splende la nostra scuola tattica»

Un articolo di differenze senza contrapposizioni: «Allegri continua la scuola di Trapattoni, Capello, Lippi; Sarri è l’ultimo erede riconosciuto di Arrigo».

Condò: «Sarri erede di Sacchi, Allegri italianista: splende la nostra scuola tattica»

Sulla Gazzetta

Paolo Condò scrive di calcio sulla Gazzetta. Sembra un’ovvietà, invece è una frase che ha un senso più profondo. L’editorialista della rosea descrive infatti – con un certo, positivo trasporto – il «momento di splendore della scuola tattica italiana». E lo fa mettendo insieme, anziché contrapporre, il coaching style di Allegri e quello di Sarri. È un pezzo interessante, che sottolinea le differenze ma le mette insieme secondo l’idea di una comune tricolore del pallone. Leggiamo: «Allegri ha confermato il suo ruolo di sviluppatore più moderno di una scuola che, da Trapattoni a Capello, ha portato quintali di trofei nelle bacheche dei nostri club (e non solo). L’aspetto più curioso dell’evoluzione di Max risale alle sue origini, perché l’ispiratore iniziale, Galeone, appartiene alla filosofia opposta, un offensivismo spinto in stile olandese».

Due correnti

Continua: «Allegri non è l’unico ad aver progressivamente cambiato spartito. Ancelotti, da allievo prediletto di Sacchi, è diventato il paradigma dell’arte contraria a quella di Arrigo, mettere i campioni a loro agio nella convinzione che ciò farà vincere la squadra, e soltanto un allenatore capace di ragionare così poteva succedere prima a Mou e poi a Guardiola con esiti analogamente felici». Altri esempi di questo modo di fare calcio sono Lippi e Conte, che «sta vincendo la Premier n modo più manovrato e collettivo rispetto a Ranieri, ma sempre reagendo all’iniziativa avversaria».

E Sarri? Eccolo che arriva: «In molti gli attribuiamo il merito di proporre il calcio più bello e divertente. Ne consegue che possa essere definito  l’ultimo erede riconosciuto di Sacchi, ovvero il calcio olandese trapiantato in Italia. Come Arrigo anche Sarri non ha un passato da atleta di alto livello, e verosimilmente non è un caso: manca loro l’astuzia del giocatore, ma nello stesso tempo non ne sono stati inquinati. Non importa quale delle due scuole preferiate, è importante che entrambe prosperino: la crescita nasce sempre dal confronto». Ecco, questo finale è una visione nuova per il calcio italiano e la sua narrativa di continui contrappunti. Non sarebbe male recepirla piuttosto che azzuffarci su circhi, circoli di tressette e similitudini varie.

 

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