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Il messaggio del calcio italiano è chiarissimo: la prossima volta, Muntari stia zitto

L’unico a pagare è il calciatore del Pescara. Del resto, Tavecchio è quello di Opti Pobà e dell’annacquamento delle norme contro la discriminazione territoriale

Il messaggio del calcio italiano è chiarissimo: la prossima volta, Muntari stia zitto

Dieci persone non sono razzismo

Dieci persone non sono razzismo.
Uno stadio intero è razzismo ma la pena è sospesa per un anno.
Se il calciatore offeso da cori razzisti si ribella e lo fa notare all’arbitro, viene prima ammonito e poi espulso.
Infine squalificato per una giornata.
Quindi, ricapitolando. L’offeso, Muntari, è stato squalificato per una giornata. Chi ha insultato e offeso non paga nulla. A Cagliari come a Milano e a Roma.
Chi si sorprende, non ricorda che il primo programma elettorale di Tavecchio era basato (con l’appoggio di tutti i presidenti) sull’annacquamento delle norme sulla discriminazione territoriale, e quindi delle norme anti-razzismo.
Chi si sorprende, non ricorda la frase di Tavecchio su Opti Pobà.
Questo è il livello del calcio italiano. I razzisti da oggi si sentiranno più forte.
La lezione per Muntari è che la prossima volta deve subire in silenzio, altrimenti si beccherà un’altra squalifica.
Una lezione che sarà recepita anche dai più giovani che giocano al calcio: le offese razziste non sono reato.
A questo punto, proponiamo anche la promozione ad arbitro internazionale per l’arbitro Minelli.
Chi indaga sulla mafia del calcio, farebbe bene a farsi gli affari propri. E impunità del razzismo. Il valore educativo del calcio italiano.

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