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Il documentario ‘A Faccia: dietro Maradona, la Napoli dei Quartieri Spagnoli raccontata senza folklore

Il murales come pretesto per raccontare la vita di una parte della città troppo spesso mistificata. Il film di Livigni è rispettoso e commovente, è in finale a Bellaria

Il documentario ‘A Faccia: dietro Maradona, la Napoli dei Quartieri Spagnoli raccontata senza folklore

‘A Faccia, il corto diretto da Fabrizio Livigni dedicato al restauro del murale Maradona ai Quartieri Spagnoli, arriva finalmente anche a Napoli. Sarà in concorso per la sezione SchermoNapoli Doc. del Napoli Film Festival domani alle 16.30 presso il cinema Hart.

Dell’idea del documentario vi abbiamo raccontato a suo tempo, intervistando il suo regista, Fabrizio Livigni: erano i giorni in cui il Napolista raccontava, passo passo, sin dalla prima pennellata, il restauro del murale Maradona di via Emanuele De Deo, ad opera del falegname Salvatore Iodice.

 

L’altra Napoli possibile, quella autentica

‘A Faccia descritta da Fabrizio Livigni nel suo corto è la faccia delle persone dei Quartieri Spagnoli, di cui il murale Maradona restaurato da Salvatore Iodice non costituisce che una metafora. Dopo aver visto il film, non ci sembra azzardato dire che, proprio come Salvatore ha restituito la faccia al Pibe de Oro, Fabrizio Livigni l’ha restituita alla città. Nel film, finalmente, la vera “altra” Napoli, quella più autentica, non ricostruita artificialmente, priva di quell’esagerazione folcloristica, inutile quanto noiosa, in cui è difficile riconoscersi. La Napoli di ’A Faccia è reale, descrive la parte più operosa e alacre della città, immersa nella sua realtà e in cui il folclore non appare come una nota stonata, ma come parte del tutto.

Fabrizio Livigni ha girato il suo corto restando dietro la telecamera a guardare, in punta di piedi, registrando, quasi fosse un cronista, ma con la delicatezza di un artista, ciò che gli accadeva attorno.

‘A Faccia è un documentario, non un’interpretazione. 50 minuti di ‘annotazioni’ per una città in cui operano e semplicemente vivono i napoletani. Un luogo come tanti – riteniamo che non si pensi mai abbastanza a quanto siamo normali, in definitiva, lo abbiamo più volte detto – ma originale, che diventa unico se descritto in punta di piedi.

Un crescendo sulle note del Bolero di Ravel

Il corto inizia sulle note del Bolero di Ravel, interpretato da una fantastica Orchestra dei Quartieri Spagnoli diretta dal maestro Giuseppe Mallozzi, una musica quanto mai azzeccata per delineare il crescendo che avrà conclusione, appunto, nella ridonata faccia al murale Maradona, dipinto tanti anni fa dallo sfortunato Mario Filardi.

Un protagonista mai predominante: Salvatore Iodice

Al centro del docufilm, ma non in posizione predominante, mai invasivo, Salvatore Iodice, che lotta per costruire una città migliore a partire dai piccoli gesti e che insegna, con serietà e dedizione e anche tanta pazienza, ad un giovanissimo apprendista, il suo mestiere di falegname. Ci sono i suoi oggetti d’arte, creati per abbellire il quartiere, dai cestini alle panchine realizzate con materiali riciclati, l’opera culturale che compie ogni giorno il falegname, la cultura dell’accoglienza. C’è l’invito ai suoi conterranei ad impegnarsi in prima persona, a metterci la faccia, appunto, come lui, metaforicamente, rimette la faccia a Maradona.

Volti e storie dei Quartieri Spagnoli

Nel corto di Fabrizio Livigni ci sono tutti i volti e le storie più originali dei Quartieri Spagnoli. Karen Torre, ad esempio, con i suoi allievi bambini (quella girata nella meravigliosa cappella affrescata adibita a palestra è una delle scene a nostro parere più belle del film, con tutti i contrasti che contiene), ai quali con pazienza, professionalità e amore insegna quotidianamente le arti marziali.

'A Faccia

L’accoglienza verso gli ospiti

Ci sono Nunzia Rivetti e Fabio Zizolfi, ristoratori del coloratissimo ‘O vasc, l’attenzione e l’accoglienza tutta napoletana verso gli ospiti. Jor Galushko, il meccanico che fino a pochi mesi fa ospitava, nel suo negozio di riparazioni auto e moto quasi uno zoo, con animali di ogni specie, ormai privato dei suoi ospiti, compresa l’anatra che noi del Napolista incontravamo spesso, libera di girare nei vicoli, nella nostra salita quotidiana verso la redazione.

Ci sono le parrucchiere, Cristina Furgiero e Rosa Rivetti, nel cui salone è rappresentata tutta la realtà e la concretezza delle donne del quartiere. Il pantalonaio Marco Cerrato, alle prese con tessuti, tagli, rifiniture: la perizia dell’artigianato illuminata dai neon in un locale fronte strada.

In scena anche il Napolista

C’è la Fondazione Foqus, con il campetto da calcio ormai scomparso per far posto ad un orto curato da ragazzi disagiati. Ci siamo persino noi del Napolista, in questa Napoli allegra e operosa, ripresi mentre lavoriamo con le finestre aperte e le voci urlanti a farci compagnia.

Winebar deliziosi come Spuzzulè (con un piccolo cameo alla Tarantino, con la troupe intera intenta a concedersi una pausa serale), la pescheria di Gaetano D’Oria e Manuele Aldorasi, con un ‘Forza Napoli’ alle pareti per nulla invasivo, a dimostrazione che il calcio, a Napoli, può essere rappresentato diversamente dall’olografia. C’è l’operosità del primo mattino, la pulizia dei frutti di mare, la preparazione delle alici.

La Napoli multietnica

Ci sono il timido scultore Antonio Lucio Correale e la fruttivendola Tina Palombo, rappresentante di una Napoli multietnica, che accoglie gli extracomunitari del quartiere per impartire loro lezioni di cucina e che, a chi guarda il film, offre lezioni di cultura matrimoniale del Bangladesh.

C’è tutta la realtà dei quartieri spagnoli che, dai giorni documentati nel corto, è anche molto cambiata, a dimostrazione del continuo divenire della città intera. La bravura di Fabrizio è stata di catturarla e renderla perenne, rendere la sua gente protagonista naturale, nella veste di attori e interpreti di se stessi.

'A Faccia

La faccia di Maradona tra pennelli e musica

E poi c’è Salvatore. In dieci minuti di film Fabrizio riesce a rendere in maniera perfetta la realizzazione del murale, sin dal momento in cui il falegname viene ripreso mentre prepara pennelli e secchi per ricostruire la faccia di Maradona su uno sbiadito palazzo. C’è il crescendo, le facce della gente, l’attesa. La preoccupazione di Salvatore dipinta sul viso, l’ansia di deludere il quartiere che lo ha adottato.

Salvatore dipinge come se stesse scrivendo note sul pentagramma, segue il ritmo di ‘O sole mio intonato dall’Orchestra dei Quartieri Spagnoli.

“Salvatore, non mi far fermare tutto un’altra volta, mantieni bene il tempo”: il maestro Mallozzi si rivolge ad un componente dell’orchestra e Livigni ci fa credere, con le sue inquadrature, che invece si rivolga al falegname, come se invece di un pennello imbracciasse un clavicembalo. E così, mentre Salvatore dipinge instancabile, per ridare la faccia al Maradona del quartiere, va in scena la coralità dell’azione, le persone del quartiere che aspettano, sorridono, si commuovono. Ed ecco, alla fine, il murale ricostruito. ‘A faccia restituita. Napoli tutta. Nel brusio delle voci del quartiere.

Cielo plumbeo e niente mare

La rappresentazione dell’altra Napoli, quella più vera, si concretizza nell’ultima scena, che riprende il cielo plumbeo dei primi giorni di marzo sulla città: finalmente un film su Napoli in cui non c’è solo cielo azzurro, non c’è il mare. Finalmente un film su Napoli, fatto da Napoli, così com’è.

‘A Faccia

‘A Faccia. Diretto da Fabrizio Livigni. Prodotto da Fabrizio Livigni ed Ermanno Guida. Scritto da Fabrizio Livigni e Severino Iuliano. Fotografia: Gianluca Sansevrino. Suono: Josè Aguirre Rosado. Montaggio: Severino Iuliano e Adriano Patruno. Assistente operatore: Sara Abdel Gayed. Mix audio: Gianfranco Tortora. Grafica: Francesco Giarrusso. Postproduzione: Redigital Studio.

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