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Tutto è circo, Allegri dovrebbe saperlo

Non riconoscere il proprio è da ateo bambino vinovese tanto quanto renderlo un tempio è da perdenti bigotti campani. Eppure stasera non tiferò Barcellona

Tutto è circo, Allegri dovrebbe saperlo
Giulietta Masina e Anthony Queen ne “La Strada” di Federico Fellini

Il brano “Promesse mancate”

La settimana napoletana – santa e calcistica – risuona appieno in questo pezzo di Franco Ricciardi ed Enzo Dong. In mi minore, svolta per un attimo in maggiore ma solo per riappoggiarsi in la minore, classico atteso ma non scontato. Potrebbe essere lo spiritual che i discepoli delle nostre periferie – il vero sale di tutte le vite – intonano al proprio messia finito e martoriato; o la storia dei desideri delle nostre stagioni calcistiche azzurre appena nate e già sconvolte, i medesimi che ci distinguono dagli atei bambini di Vinovo che immaginano di perpetuare la felicità nella banalità di un motto passeggero – “la vittoria è l’unica cosa che conta” – laddove tutto quanto ci è permesso è promettere che stanotte non moriremo, tra le strofe di una canzone dall’eloquente titolo Prumesse mancate.

Ci sono circhi e circhi

La suola di Insigne che induce il pallone a scorrere lento nell’angolo della porta laziale è un gesto sacerdotale, una liturgia che rinfocola il desiderio quando molto sembrava perso. Va curato senza sperare che davvero magicamente ci resusciti ma non commettendo la leggerezza di ritenerlo un futile numero da circo. Ci sono circhi e circhi e il compito è distinguerli, specie in tempi in cui capita che chi fallisca si immoli in nome della fede disperata nell’assolvere alle proprie missioni.

Tutto è circo: non riconoscere il proprio è da ateo bambino vinovese tanto quanto renderlo un tempio è da perdenti bigotti campani. Il circo del sud è ancora un tendone di periferia nel quale non esiste un confine definitivo tra le cose e si può ammettere che so’ stato senza machina e venevo a pere – che sembra l’epiteto dell’incredibile falso nueve sarriano figlio dell’infortunio di Milik.

Ma non tiferò Barcellona

Anche per questo, sebbene Allegri rifugga le logiche circensi, non tiferò certo per i catalani nello scontro di Champions di stasera – pur essendo stato generalmente fedele alla linea del tifo contro le italiane nelle competizioni europee. Il Barcellona della indipendenza calcistica e politica è da tempo scomparso in favore di questa macchina ecclesiale di vittorie assicurate, da impartire come benedizioni agli stuoli di fedeli di tutto il mondo che vestono la maglia blaugrana come si sgrana un rosario.

Il sud è altro, per fortuna, ed è ancora una risorsa. Una terra franca in cui la settimana santa si chiude al giovedì luttuoso, non ci si aspetta troppo dai tre giorni successivi ma non si piange mai a tal punto da impedire di sfornare un dolce nettarino fatto con lo strutto di maiale.

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