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Perché è avvenuta la rottura tra Higuain e il Napoli di De Laurentiis

Le due versioni più raccontate sulla rottura tra il Pipita e De Laurentiis: Gonzalo che vuole vincere e Gonzalo che vuole incassare di più.

Perché è avvenuta la rottura tra Higuain e il Napoli di De Laurentiis

Nessuno sa la verità

Higuain indica verso la tribuna. Dice, sostanzialmente, che la colpa del suo addio è di Aurelio De Laurentiis. Lo dice all’unica persona ideale cui può interessare: il pubblico che l’ha fischiato. Ne abbiamo scritto stamattina, ripetiamo la nostra posizione: queste mezze posizioni sono giochi di ruolo di un fanciullo che non ha mai avuto la piena capacità di assumersi le responsabilità di una scelta controversa. E che nelle interviste patinate dice di aver preferito la Juventus come «scelta di vita», ma poi indica la tribuna per giustificarsi con chi si è sentito tradito. Con chi l’ha fischiato, e lui magari non se l’aspettava. Magari si aspettava che gli credessero, che “la colpa” del suo addio fosse davvero solo di De Laurentiis.

Dato che nessuno conosce la verità, quella certa e incontrovertibile, allora abbiamo deciso di raccontarvi quelle che per noi sono le due versioni più credibili dell’addio di Higuain al Napoli. O meglio: della rottura tra il clan Gonzalo e Aurelio De Laurentiis. Sono due storie che viaggiano nel sottobosco, date ogni volta per “sicuramente vere” da chi assicura di saperne più di altri, più di tutti.

Il progetto vincente che non c’è

Tutto comincia nel momento in cui nel Napoli fondato nel 2013, quello di Benitez, Higuain, Albiol e Callejon, si rompono le giarretelle. È l’estate del 2014. Il mercato prima, durante e dopo il preliminare col Bilbao è un’operetta senza acuti né tenori. Arrivano Koulibaly, Michu, De Guzman, David Lopez. Robetta, con Reina che saluta e un Napoli che esce ridimensionato. I fantasmi di Mascherano, Gonalons e, si scoprirà poi, Khedira, si dissolvono. A quel punto, Benitez e Gonzalo Higuain capiscono. Ma una cosa è essere un allenatore con una Champions in bacheca, un’altra è essere un centravanti di quasi 27 anni sempre protagonista ma mai realmente decisivo ad altissimi livelli.

La stagione fila via tra alti e bassi, nessuno pensa davvero a comprare Gonzalo (su cui gravano 94 milioni di clausola rescissoria, roba da progetto vincente vero) e Gonzalo cestina finale di Europa League e qualificazione Champions con errori sparsi nei momenti decisivi. Il nuovo Napoli costruito da Sarri lo adotta, lui prima vorrebbe andare via poi però capisce che le idee di un tecnico che l’ha adottato sono buone e allora si lascia andare e gioca a calcio. Gioca a calcio bene, porta il Napoli in testa e poi arriva gennaio, il momento giusto per poter acquistare i calciatori che servono per vincere questo benedetto scudetto. E invece, come per Bilbao, ecco Grassi e Regini.

A quel punto, Nicolas e Aurelio trattano un rinnovo che in realtà non è nella testa di Gonzalo che vuole vincere e allora inizia a proporsi, a offrirsi, a cercare un club che voglia vincere e lo acquisti. Magari pagando la clausola, oppure trattando col Napoli. Arriva la Juventus con cui c’è stato qualche abboccamento precedente, che ha mostrato un po’ di interesse. L’incontro, l’accordo, la clausola pagata. La mail che arriva a inizio luglio, come scrive la Gazzetta. L’addio.

Cosa c’è che non funziona in questa teoria

Perché non dirlo prima? Perché non sbattere il mostro in prima pagina, subito? Perché far dire a Nicolas che «noi, con questo progetto, non rinnoviamo»?, invece che mettere De Laurentiis al centro di uno scandalo incredibile. Della serie «Siamo già d’accordo con la Juventus perché il vostro presidente è un pappone!». Il senso di questa storia sarebbe questo, Gonzalo come il primo dei tifosi critici di questa gestione. Sarebbe passato da traditore a (mezzo) idolo, avrebbe denunciato il marcio e salvato il suo culo dalle critiche.

E invece non ha fatto niente di tutto questo, sperando in una clemenza che non poteva esserci al ritorno a casa. Ecco, se la nostra prima ipotesi corrisponde alla realtà, e Higuain ha attaccato in maniera solo parziale De Laurentiis senza circostanziare i fatti, allora è stato così tonto da passare dalla parte del torto. Pur avendo ragione nei confronti dei tifosi, quelli appartenenti o no al sentimento anti-Adl che striscia nel sottobosco del tifo napoletano. Pur avendo ragione in senso di principio.

Questioni di soldi

Durante la magica stagione dei 36 gol, Higuain inizia (giustamente) a guardarsi intorno. Ha compiuto da poco 28 anni, è presumibilmente vicino all’ultimo grande ingaggio della carriera e quindi ha due chance. Chiedere un aumento a Napoli, città in cui provare a diventare eroe assoluto vincendo (sembra possibile, ora, con Sarri); oppure guardare altrove, su piazze meno calorose ma economicamente più forti. A questo punto, entra in scena la Juventus. Che offre a Gonzalo un certo aumento, una certa libertà sui diritti d’immagine e si propone di pagare la clausola. Nicolas, forte di questo interessamento reale e potenzialmente controverso, va da De Laurentiis. E chiede la stessa cosa che gli hanno offerto: aumento e diritti d’immagine. De Laurentiis risponde picche, al massimo l’aumento, la tensione sale, i toni si inaspriscono e Nicolas giura che porterà Gonzalo alla Juventus.

De Laurentiis ci crede poco ai 90 milioni, ma i bianconeri stanno per cedere Pogba e hanno tutta la liquidità possibile. Quando il presidente azzurro capisce che la macchina è in moto, decide di rilanciare vendendo Higuain per una cifra minore rispetto alla clausola al Psg. Vanno bene anche 70, ma i tempi si allungano e alla fine vincono Marotta e Agnelli. De Laurentiis è costretto a cedere il suo miglior calciatore alla sua rivale diretta per motivi di mancati accordi economici. Solo che non si può dire apertamente. Quindi, ecco la pantomima del progetto vincente e delle promesse disattese. Quando il problema è solo un misero cavillo contrattuale che De Laurentiis tiene legato al dito. Quel dito che ieri sera gli è stato rivolto dal campo due volte, in occasione dei gol.

Cosa c’è che non funziona in questa teoria

Smonterebbe tutto l’impianto accusatorio costruito, intanto. Il che non sarebbe un gran problema, a ripensarci. Il problema sarebbe stato confessare di essere andato alla Juventus per soldi, o per un certo tipo di soldi. Il che avrebbe fatto passare Higuain da “traditore” a “mercenario”. Non che sarebbe cambiato molto in realtà, però si sarebbe fatta luce su una spilorceria veramente dissennata di De Laurentiis. Che, in una narrativa così grave e importante, sarebbe ai limiti dell’incomprensibile. E dell’inverosimile.

Qual è la verità?

Probabilmente sta nel mezzo, ma è inutile discuterne. Finché Higuain non avrà modo di dire davvero la sua versione, resterà un bambino che sta giocando a chi ha cominciato. Senza assumersi alcun tipo di responsabilità adulta nei confronti dei suoi tifosi. Quelli vecchi, ma anche e soprattutto quelli nuovi.

Il pezzo che abbiamo scritto questa mattina si chiudeva così

«Higuain, oltre alla natura fanciullesca delle proprie azioni di contorno, ha finalmente dimostrato la vera natura della sua scelta juventina: la ripicca personale nei confronti del suo ex presidente. I tifosi della Juve saranno contenti di avere in casa un calciatore tanto attaccato alla maglia».

La riutilizziamo, che va bene uguale. Ci aggiungiamo che questa rabbia contro De Laurentiis, questa voglia di incolparlo, nasconde una malcelata voglia di rimanere a Napoli. Un rimpianto. O magari è solo una scena costruita ad arte. In ogni caso, tanti auguri ai tifosi della Juventus per questo loro nuovo amore calcistico.

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