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Pecoraro all’Antimafia: «La Juventus sapeva e favoriva il bagarinaggio dei malavitosi»

Audizione in Antimafia del procuratore federale che ritratta sulla presunta intercettazione di Agnelli. Rosy Bindi: «Qua ci interessa capire che in Italia le mafie arrivano anche alla Juventus».

Pecoraro all’Antimafia: «La Juventus sapeva e favoriva il bagarinaggio dei malavitosi»

L’audizione tanto attesa

Si è svolta la tanto attesa – soprattutto dal pubblico di fede juventina – audizione del prefetto Pecoraro in commissione Antimafia. Commissione che sembra un covo di tifosi con domande da parte di parlamentari talmente di parte che era un gioco da ragazzi capire se fossero juventini o meno.

Pecoraro ha negato l’esistenza di un’intercettazione in cui Agnelli mostra consapovelezza dell’estrazione familiare criminale di Dominello. Ha dichiarato di aver sbagliato lo scorsa volta e di aver citato per intercettazione l’interpretazione del pubblico ministero e non il contenuto della telefonata tra il security manager D’Angelo e Calvo. Un errore evidente e clamoroso. Ma che per il Napolista, come sa chi ci ha letto in questi giorni, è del tutto ininfluente ai fini del giudizio sportivo. Restano in piedi tutte le accuse e il rapporto tra Juventus e ultras per la vendita dei biglietti. Per la giustizia sportiva, basta e avanza. Ma in questo teatro di faziosità, ciascuno legittimamente tira la giacchetta dalla propria parte.

La differenza tra giustizia sportiva e giustizia ordinaria

Pecoraro ha chiarito che «da tutto il materiale probatorio che abbiamo, non posso escludere che Agnelli non fosse a conoscenza della natura familiare di Dominello. C’è la ricerca su Google del nome Dominello da parte dei dirigenti della Juventus. Ma io non faccio il giudice ordinario, sono giudice sportivo. E qui per me basta dire che il bagarinaggio di biglietti della Juventus è stato fatto malavitosi. E che c’è stata permeabilità del sistema societario della Juventus. Per me, quindi, c’è stata infiltrazione della malavita organizzata nella gestione e nella vendita dei biglietti. Questo è il dato che mi interessa e che trovo sconvolgente. La consapevolezza ci interessa fino a un certo punto, a noi interessa la vendita dei biglietti da parte di soggetti malavitosi a fini di lucro». E ha aggiunto: «Non ho mai associato Agnelli alla ‘ndrangheta».

«Il presidente è responsabile in maniera diretta o indiretta»

Pecoraro ha ricordato come persino la memoria difensiva della Juventus non neghi questo. Ha ricordato che «l’articolo 12 del Codice di giustizia sportiva dice che non è possibile il bagarinaggio, è un articolo preciso. Della gestione dei biglietti era a conoscenza anche Agnelli: la responsabilità è in primo luogo del presidente della società che era consapevole o comunque non ha vigilato sulla gestione dei biglietti. C’è una responsabilità diretta e una indiretta per essere rappresentante legale della società. A noi interessa la condotta antisportiva e di slealtà, questo concetto è nel Codice sportivo: un dirigente non può avere un certo tipo di comportamento».

L’intervento della presidente Bindi

Sono seguite domande dei parlamentari juventini Manfredi ed Esposito che hanno spinto giustamente il presidente Rosy Bindi innanzitutto ad evitare che si scadesse nel ridicolo e in secondo luogo a ricordare che il compito della commissione antimafia non è quello di processare né di anticipare i giudizi della giustizia sportiva, ma di capire il fenomeno e la capacitò di infilrazione delle mafie che nel nostro Paese sono arrivate persino alla Juventus. «È stata – ha aggiunto la Bindi – la Procura del Repubblica di Torino a stabilire che da parte del presidente non ci fosse consapevolezza della natura dell’interlocutore, altrimenti sarebbe stato indagato per concorso esterno». Bindi non ha risparmiato una frecciata a Michele Uva direttore generale Figc: «Proprio ieri in Spagna, dove siamo stati la scorsa settimana, hanno arrestato un presunto uomo della ndrangheta che vendeva partite, quindi noi ci occuiamo di cose importanti».

Non c’è stata estorsione, era accordo tra ultras e Juventus

Pecoraro – che Esposito ha cercato di tirare in ballo ancora per la gestione dell’ordine pubblico di Napoli-Fiorentina di Coppa Italia –  ha dichiarato di essere giunto alle medesime conclusioni della Procura della Repubblica di Torino in proposito all’assenza della natura estorsiva nei confronti della Juventus. Perché, come ha dichiarato il pm Toso all’Antimafia, «la società Juventus non ha subito alcun pregiudizio economico, ha venduto tutti i suoi biglietti a pieno prezzo e non è mai stata minacciata per farlo. È stato un pacifico e dichiarato incontro di volontà. Diverso sarebbe stato il caso se i biglietti fossero stati ceduti gratuitamente».

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