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Ode a Maurizio Sarri

Da Bagnoli e il calcio dei dilettanti fino al Sarrismo, e a un Napoli che è difficile immaginare senza di lui. Una rilettura della parabola di Sarri, uomo di idee.

Ode a Maurizio Sarri

Quartiere Bagnoli

Maurizio Sarri, toscano d’adozione e di accento, ma napoletano di nascita. La Napoli che si risvegliava ammaccata dalla guerra e aveva quella fabbrica che si abbevera dal mare e da tempo è nelle agenda di politici, affaristi, mentecatti.

Quartiere Bagnoli, pietra miliare del comunismo napoletano, focolare del pensiero proletario, unico esempio di villaggio operaio della città. Maurizio Sarri viene da quelle parti e da quelle parti ha avuto il timbro del predestinato. Lui non è semplicemente un allenatore, lui è un segno che qualcuno ha voluto mandare per far riscoprire la bellezza del giuoco del calcio.

Dalla Promozione al Sarrismo

“Chiedi alla polvere” diceva Fante, e lui oltre a leggere il buon John ha chiesto davvero, in un freddo giorno di inverno, ad un mucchio di acari del terreno di un campo di prima categoria” Dove andrò? “ e la polvere si abbracciò in una nuvola, si mischiò alla cenere della sua sigaretta, e lo guidò con lo sguardo oltre la porta vuota. Quegli occhi viaggiavano verso mete che lui già vedeva. Ci piace pensarlo dietro ad una scrivania a far conti di alta finanza, mentre annota, per non dimenticarsene, di far gonfiare i palloni per l’allenamento la sera.

Maurizio ha consumato le scarpe andando su e giù per i campi di ogni estrazione, ha parlato alla sua squadra da spogliatoi grezzi, a uomini di fatica che una volta indossata la maglia da gioco, dimenticavano di essere meccanici, baristi, commercianti. In quei campionati c’èra ancora il gusto del “vaffa” senza ore di polemiche televisive. Un giorno lui decise che doveva farsi carico di tutti quei sogni che vedeva negli occhi dei suoi calciatori e portarli nel suo, per farli vivere la magia del grande palcoscenico. E cosi, dalla Promozione, alla Lega Pro, agli esoneri, alla serie B, all’Empoli, al Napoli folle che scommette su di lui. Al Sarrismo. All’ideale che non si rinnega mai per mera speculazione, ma che si deve difendere fino allo stremo dei vigori.

Difendere i sogni

Per forza deve pensarla cosi un uomo che non ha mai avuto scorciatoie, ma ha sempre pagato a prezzo pieno il suo ticket per la gloria. La pazienza per lui è normalità. Dietro quegli occhiali da professore burbero, pare nascondersi un uomo che ne ha viste tante, che si è sempre visto il dito puntato perché diverso, diverso da chi ha attaccato le scarpe e dallo stesso chiodo ha preso la giacca da infilarsi; da chi vive per poter contare ma non ha le capacità e quindi arrotonda nei talk show e rosica perché qualcuno non omologato ce l’ha fatta.

Quando Alessandro il Macedone, detto il Magno annunciò al suo popolo che non si sarebbe fermato a Babilonia ma sarebbe giunto in India, tutti gli diedero del matto. Alessandro era semplicemente un uomo che aveva nello stomaco quella fame che non si placa mai. Aveva in petto il bruciore del suo popolo, tacciato sempre come barbaro perché fuori dai confini della Grecia elitaria di Atene, boriosa e fighetta. Alessandro è passato alla storia come conquistatore ma anche come colui che fino alla morte ha difeso il suo sogno, il suo ideale, ed è riuscito a stupire il mondo per la devozione che i suoi uomini avessero di lui. La Macedonia divenne potenza imbattibile, unica.

Il capolavoro, attraverso l’idea

Maurizio Sarri è già padrone della pancia dei tifosi, è un leader fine, silenzioso, che si mette davanti all’esercito in marcia e la notte la passa a studiare le mosse per il prossimo attacco. Maurizio ha il dono di credere negli uomini, il dono di credere che attraverso un’idea si arrivi al capolavoro e non mediante copia ed incolla, strategie maldestre, appoggi esterni. Nessuno si immagina oramai un Napoli senza di lui.

Sarri si è preso il tetto di una casa attaccato alle speranze, e ne ha fatto una villa di certezze in cui credere, per diventare grandi. Sarri ha risvegliato il culto della bellezza applicato alla gioia della vittoria Nelle sue tasche, tra sigarette, penna e taccuino ha sempre bricioli di quella polvere a cui un giorno chiese e ancora domanda:” Dove andrò?” Lontano Mister, e noi con te.

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