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Napoli, 32 punti nel girone di ritorno. Media di 2,46 che varrebbe 93-94 punti finali

Il campionato degli azzurri è cambiato contro l’Inter. Quindici i calciatori che hanno giocato il 30% dei minuti totali (lo scorso anno furono dodici)

Napoli, 32 punti nel girone di ritorno. Media di 2,46 che varrebbe 93-94 punti finali
Mertens e Allan dopo il gol (Cuomo)

Non sempre le partite pasquali hanno detto bene al Napoli. Però sabato sera l’occasione era troppo ghiotta per non essere sfruttata, soprattutto alla luce della bella sorpresa trovata nell’uovo di Pasqua dell’Olimpico.

Il Napoli ha fatto il suo dovere, come non sempre avveniva in passato, offrendo l’ennesima dimostrazione di una ormai stabile maturità e consapevolezza dei propri mezzi.

E anche se qualche dubbio alla fine del primo tempo era iniziato ad affiorare, la bellissima azione Jorginho-Mertens ha spento ogni incertezza al riguardo.

Un premio per Mertens

Istituirei un premio particolare per Mertens, non fosse altro per la cazzimma che mette in ogni giocata, nel caso di ieri la palla strappata a Badu che ha dato il “la” al gol di Allan.

“Ciruzzo” si dimostra sempre il più furbo e sveglio. Forse anche esagerando un po’ quando a volte si lascia cadere troppo facilmente in area, rischiando di farsi appiccicare l’etichetta di “cascatore”.

Ma ha una mentalità da vero centravanti, altro che falso nueve. Ha tanta fame da rendere ogni azione importante.

Spero tanto che continui a segnare fino a fine campionato, anche per dimostrare una volta di più che la fuga di “quello lì” ha fatto meno danni al Napoli di quanto ancora si scriva e si discuta in giro per l’Italia.

Girone di ritorno da record

È superfluo tornare sugli innumerevoli record del Napoli di quest’anno.

Vorrei solo puntualizzare che il girone di andata fu chiuso a 38 punti. Nel girone di ritorno, in 13 partite su 19, il Napoli di punti ne ha già fatti 32, con una media di 2,46 a gara, nonostante qualche scivolone ancora oggetto di recriminazioni. Se tutto il campionato fosse stato giocato a questi ritmi, il Napoli avrebbe potuto chiudere la stagione tra i 93 e i 94 punti.

La svolta contro l’Inter

Credo che il Napoli abbia effettivamente giocato due campionati in uno, prima e dopo Napoli-Inter. Da quella partita qualcosa è cambiato, ce ne eravamo accorti subito quando notammo un Sarri convinto e molto diverso dall’allenatore dubbioso e spesso polemico che si era visto prima.

E anche se probabilmente il Napoli non sarà mai una squadra dalla difesa ermetica, non credo che questo fattore dovrà per forza significare essere secondi a vita. Anche ieri la porta è rimasta inviolata, e per questo dobbiamo ringraziare il grandissimo intervento nel recupero del fin troppo criticato Pepe Reina, ma a volte mi chiedo se davvero i tornei si vincono solo e soltanto subendo pochi gol.

In effetti le parole di Maurizio Sarri nelle interviste del dopo partita mi hanno un po’ preoccupato.

Sentire che il Napoli non sarà mai una squadra capace di subire non più di una ventina di gol può significare due cose. La prima è che il Napoli non vincerà mai, la seconda è che prima o poi vincerà, nonostante i gol subiti.

Spero vivamente che il nostro allenatore intendesse la seconda opzione.

Quindici calciatori oltre il 30% dei minuti totali giocati

E anche se molti hanno ricominciato a dire che Sarri fa giocare sempre gli stessi uomini, le statistiche dicono invece il contrario.

Infatti, rispetto al campionato scorso, nel quale l’unico giocatore oltre ai primi undici (i cosiddetti titolarissimi) a giocare più del 30% dei minuti totali fu Mertens, quest’anno ben quindici calciatori hanno superato tale soglia, ovvero 864 minuti fino ad ora.

A partire da Amadou Diawara che ha giocato 907 minuti, fino a Pepe Reina che le ha giocate tutte meno una. I quattro calciatori che hanno giocato di più subito dopo i primi undici sono Allan, Strinic, Chiriches, oltre al già citato Diawara.

Il Napoli si dimostra alla prova dei fatti una società che ha saputo ben programmare già in estate la sua stagione. Non solo nell’allargamento della rosa, ma anche nella scelta degli uomini giusti. E i risultati di questo scorcio di stagione dimostrano che un turnover intelligente lascia molte più energie disponibili nei momenti cruciali della stagione.

Il Napoli è la società che ha cambiato meno allenatori

Tra l’altro la società di De Laurentiis è quella che negli ultimi dieci anni ha cambiato meno allenatori tra le nove sempre presenti nella massima serie dal 2007 in poi. Appena cinque, persino meno della Juventus, che insieme alla Fiorentina segue il Napoli in questa speciale classifica. E questo è un fattore importantissimo nella programmazione a lungo termine.

Spero che Maurizio Sarri voglia continuare ad essere l’allenatore azzurro, indipendentemente dalla squadra che il presidente deciderà di mettere a sua disposizione. Perché i calciatori sono importantissimi, ma l’allenatore del Napoli si sta dimostrando in questi ultimi mesi uno dei migliori in assoluto

L’Atalanta non è una piccola

Nota finale: molti commenti all’analisi della scorsa settimana contestavano la definizione di squadre piccole e squadre di alta classifica in questa stagione. Il pomo della discordia è stata soprattutto la definizione dell’Atalanta come squadra di alta classifica in questo torneo.

Al netto della classifica attuale che dice ancora Atalanta quinta e in piena zona Europa League, vorrei ricordare che questa “piccola squadra”, contro la quale il Napoli avrebbe perso i punti indispensabili per la corsa allo scudetto e al secondo posto, oltre a togliere sei punti su sei agli azzurri, ne ha fatti perdere cinque su sei anche alla Roma.

Prima di dire che solo il Napoli ha buttato dei punti contro una squadra non di rango, sarebbe il caso di aggiornare il concetto di squadre di alta e bassa classifica, magari basandosi sui punti fatti da ogni squadra durante la stagione invece di fare considerazioni di tipo storico o legate al blasone.

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