ilNapolista

Mertens: «Il calcio è cambiato, i miei gol dicono che sono un nueve, senza falso»

Lunga intervista del belga a Bleacherreport, firmata da Paolo Bandini: «Prima un assist poteva darmi la stessa soddisfazione di un gol, oggi non più».

Mertens: «Il calcio è cambiato, i miei gol dicono che sono un nueve, senza falso»
Dries Mertens, fotografato da Alfredo Falcone (per Bleacherreport)

L’intervista su Bleacherreport

Per chi scrive di calcio internazionale, per bleacherreport e Paolo Bandini sono una doppia certezza, una doppia sicurezza. Una piattaforma di assoluto livello, soprattutto nel racconto dei calciatori (specie quelli più giovani) e una firma di assoluta autorevolezza. Il terzo lato di questo pezzo triangolare è Dries Mertens. Che è stato intervistato da Bandini per Br. Difficile immaginarsi una commistione di temi e racconto migliore, almeno preventivamente.

Anche il risultato finale non delude. Un lungo pezzo con belle foto di Mertens che gioca a biliardo e sorride con indosso la tuta del Napoli. Si parla di tutto, a cominciare da qualche accostamento di troppo con Maradona. Di troppo per Dries, che dice: «Odio quando la gente dice queste cose. Maradona era qualcosa di speciale».

I cani, e Napoli

L’esultanza di Finidi George, a Roma imitando il cane. Si parla anche di quello, senza riferimenti al nigeriano ex Ajax, ma all’amore per i cuccioli a quattro zampe: «Sai, un cane ti ama per quello che sei, non sanno se sei un calciatore o no. A volte la gente ti tratta bene solo perché sei un calciatore o perché sei famoso, ma un cane non si rende conto di tutto questo. Quindi forse è questo che fa in modo che io li ami così tanto».

Un’altra parte interessante riferita all’esultanza un po’ così di Roma racconta brevemente Napoli, è un’esperienza di condivisione con un’anziana signora che conosce il folletto belga. Un’ultraottantenne, almeno secondo Dries: «Dove vivo io c’è una vecchia signora, penso che abbia 85, quasi 90 anni. Dopo la partita contro la Roma mattina sono uscito e mi ha detto: “Mi è piaciuto come hai giocato, e mi è piaciuta anche la celebrazione del gol”. Io sono rimasto interdetto. È pazzesco, è davvero pazzesco. Anche lei guarda le partite».

Un giovane Dries

Il racconto dei suoi anni giovanili: «Non ero troppo piccolo fisicamente, è che non ero pronto. Non ero abbastanza bravo in quel momento, non era una questione di altezza. Giocavo con dei compagni che avevano più talento, ma erano troppo orgogliosi per fare un passo indietro. Magari si siedono in panchina per l’Anderlecht e non si mettono in gioco, scendendo di categoria e diventando importanti in un club che ti permette di giocare più partite. In questo caso fare un passo indietro significa provare a fare un passo avanti, dopo. O, almeno, provare a fare questo salto».

Il falso nueve

L’intervista racconta anche l’evoluzione tattica vissuta da Mertens, la mutazione genetica ancora in corso. Dries la racconta facendo anche un discorso di evoluzione calcistica generale: «Credo di sapere cosa pensa la gente parlando di falso nueve. Un calciatore con la mia corporatura, non forte fisicamente e che quindi non riesce a fare un certo gioco di protezione della palla. Ma il calcio è cambiato, le squadre giocano in maniera diversa. E quindi credo di poter dire che il numero dei miei gol possano anche cancellare quel prefisso falso. Io oggi sono un numero nove e basta, un centravanti».

«Anche perché sta cambiando la mia conformazione mentale. Prima avrei sempre detto che un assist dava la stessa soddisfazione di un gol. Oggi gioco in un altro modo e in un altro ruolo, e tutti quelli che giudicano un attaccante dicono che ha giocato di merda se non ha segnato. È importante fare gol, quindi se oggi mi fai la stessa domanda io ti rispondo così».

…e tanto altro

C’è ovviamente tanto altro nel pezzo/intervista firmato da Bandini, che vi invitiamo a leggere nella sua forma integrale e in lingua originale. L’ultima frase che riportiamo è la chiosa con cui Mertens chiude l’intervista. E, forse, definisce se stesso in quanto calciatore e uomo: «Non è tanto importante credere in qualcosa come la religione, io per esempio credo nella felicità. Se sei felice e le persone intorno a te sono felici, il mondo sarà più bello. Questo è il mio modo di vivere». Sapete che non ci piace l’oleografia, ma Mertens sembra davvero a suo agio, a Napoli.

ilnapolista © riproduzione riservata