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Il ritorno di Jorginho: il Napoli non può fare a meno di lui, l’Europa delle statistiche lo celebra

In otto partite stagionali, ha superato i 100 palloni giocati (fonte Squawka). È una parte del progetto, anche se ha il destino di chi non è appariscente.

Il ritorno di Jorginho: il Napoli non può fare a meno di lui, l’Europa delle statistiche lo celebra
Jorginho

Il non-ritorno

In questi giorni abbiamo assistito alla giusta celebrazione del “ritorno di Jorginho”. L’italobrasiliano, reduce da un ottimo periodo di forma, è tornato ad essere il centro motore della squadra di Sarri. Come l’anno scorso, forse di più. L’ultima monografia del Napolista risale a un mese fa, fu scritta post Napoli-Crotone. Usammo queste parole: «Ci sono partite, ci sono occasioni in cui Jorginho serve ancora al Napoli. Nonostante l’esistenza/esplosione di Diawara, nonostante non ci sia stato e non ci sia più Higuain, che più di ogni altro “faceva bene” al metronomo italobrasiliano grazie a un appoggio centrale continuo, un riferimento spaziale e del passaggio. Nonostante tutto questo, le partite in cui c’è da tenere il pallone sono ancora di Jorginho. Le gioca bene, in maniera funzionale. E ci mancherebbe pure, dato che parliamo di quello che, per statistiche e acclamazioni popolari, è stato il miglior centromediano dello scorso campionato».

In realtà, Jorginho non è mai realmente andato via. Lo leggi nella statistica che Squawka, con il tweet che incorporiamo sotto, ha isolato da questo campionato. Jorginho ha superato i 100 passaggi in otto partite di campionato 2016/2017. Non tutte recenti, quindi non è solo una questione di ritrovata forma. C’è anche questo discorso dell’alternanza con Diawara, che è un’alternanza di caratteristiche oltre che una normale rotazione che rientra nell’ampio concetto di turnover. Ora che c’è il miglior Jorginho possibile, il Napoli ha ricominciato ad usarlo. L’ha riscoperto.

Accorgersi di Jorginho

Il “vero” problema è che non tutti si accorgono di Jorginho. Del suo vero compito, di quella che è la sua utilità nell’economia di gioco del Napoli. È una roba minimale, ma non tutti possono farla. Si articola in due momenti fondamentali: farsi dare il pallone, giocarlo bene. È semplice definirlo, sembra semplice farlo. Ma non lo è. Soprattutto in quelle partita, come contro l’Udinese (o simili), in cui l’obiettivo di chi ti affronta è quello di limitarti e basta. E allora migliorare il proprio piazzamento e trovare il compagno meno piazzato in maniera pulita diventa complicato. Ancora più complicato del normale.

Contro Crotone e Udinese, due assist belli a Insigne e Mertens, ci siamo accorti di Jorginho. Ne ha fatto anche un terzo, quest’anno, era Napoli-Pescara. Calcio di punizione, testa di Tonelli, gol. Un assist atipico, il suo unico calcio piazzato decisivo. Le statistiche ci dicono che quello è un caso, nel senso di episodio isolato. Il resto no, anche perché 30 passaggi chiave totali in 22 presenze vogliono dire più di un momento illuminante a partita. Il resto, come dire, fa parte del bagaglio di un calciatore che illumina il gioco un po’ come fa il sole in inverno. Quasi sempre dietro le nuvole, a volte le scavalca e allora ti rendi conto che c’è. Le altre volte, però, non è che è sparito del tutto. Anzi.

Sostituibilità

Uno dei pezzi più discussi sulla figura di Jorginho fu quello scritto durante l’ultimo mercato estivo: «Jorginho potrebbe palesare i pochissimi limiti visti nella scorsa stagione. Più che limiti, si potrebbe usare il termine ripetitività. Così capite che non ce l’abbiamo con lui, ma è un discorso che da lui parte e si estende in generale. A un certo punto, viene da chiedersi se e quanto sia possibile fare di più. Ovvero, pensare al metodista italobrasiliano come “riserva” piuttosto che come “titolare”». Nella monografia post-Crotone aggiungemmo a questo concetto: «È successo proprio questo, con Diawara. Meno male. È la crescita del Napoli».

Riflettere ancora su questo dualismo, con maggio che si approssima, diventa un dovere in vista della prossima stagione. Continuare con Sarri, con ogni probabilità, vorrebbe e vorrà dire continuare con Jorginho. E con Diawara. Il che riproporrebbe l’alternanza/duello per una prossima stagione, e non potremmo essere più felici. Soprattutto dopo aver rivisto il miglior Jorginho possibile negli ultimi mesi, dopo esserci di nuovo resi conto di quanto possa essere importante per questa squadra. E dopo aver (intra)visto le potenzialità di Diawara, che compirà 20 anni aluglio eppure è già un calciatore da Champions League, senza esagerare. Ci ha giocato e pure bene, del resto.

Pensare di sostituire questo Jorginho non ha molto senso. È quello che serve al Napoli, a una certa interpretazione di questa squadra. Quando c’è da fare un determinato tipo di lavoro. Lo dicono i dati, lo leggi nelle ultime prestazioni. Lo sottoscrive un’età che è matura ma non troppo, 25 anni ancora freschi (ne compirà 26 a dicembre). Jorginho è un pezzo importante di questo progetto, anche se a volte riusciamo a dimenticarcene. A dimenticarci di lui. È un destino di chi non è appariscente (due soli gol, entrambi in Coppa Italia, in tre anni e mezzo di Napoli). È un destino che, però, si riesce a ribaltare. Fino a diventare the true pass master in Europe.

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