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Napoli-Inter fu la partita della svolta: da allora, azzurri a livello della Juve

Dopo il 3-0 contro i nerazzurri, la media punti del Napoli (2,4) è praticamente identica a quella dei bianconeri (2,5): il racconto di ieri, oggi e domani.

Napoli-Inter fu la partita della svolta: da allora, azzurri a livello della Juve
Rog in azione contro l'Inter (Foto Cuomo)

Media punti

Questione matematica. Una semplice divisione. Da Napoli-Inter a Inter-Napoli, gli azzurri hanno impennato la loro media punti. Fino ai livelli della Juventus: 2,4 (46 punti in 19 partite) contro 2,5 (83 in 33). Cioè: il Napoli sarebbe ancora dietro, ma di un nulla. Avesse giocato fin dall’inizio con questo livello di prestazioni, sarebbe in piena lotta per lo scudetto. Anche perché la media punti precedente al match del San Paolo era di 1,7 (25 punti in 14 partite). Un valore che, rapportato a oggi, porterebbe il Napoli a pari punti con il Milan.

Ovviamente, il calcio non si fa con i se e con i ma. Si fa con i numeri, un po’ anche con le sensazioni. E allora, vi chiediamo: ricordate come ci presentammo, noi e i nerazzurri, al match tra Napoli e Inter? Era il 2 dicembre, e il Napoli veniva da una vittoria in sei partite. E da tre match casalinghi senza successi. Una situazione complessa, soprattutto dal punto di vista ambientale (toh!). Anche perché si era nel pieno della conversione tattica della squadra, Gabbiadini che gira a vuoto e Mertens non ancora adattato al ruolo di centravanti. Il mercato, Milik, Higuain, una Champions ancora in bilico (con tanto di 0-0 suicida in casa contro la Dinamo Kiev) e la possibilità concreta di una stagione

Anche l’Inter arrivava che la sua situazione era abbastanza promettente. Pioli si era appena insediato, dopo il pareggio nel derby era arrivata una salutare vittoria casalinga contro la Fiorentina. La sconfitta in Israele contro l’Hapoel Beer Sheva fu derubricata come un incidente iniziale. I rapporti di forza tra gli organici e le speranze di stagione non erano ancora definiti.

La partita

Dopo sette minuti, il Napoli vinceva 2-0. Due gol splendidi, uno nato da un fantastico momento di gioco posizionale e un altro maturato dopo una splendida intuizione verticale di Zielinski per Hamsik. L’Inter reagì, i nerazzurri non giocarono nemmeno una brutta partita, costruirono qualche occasione da gol importante. Ma la distanza era palpabile, soprattutto dal punto di vista dell’identità di gioco. Il Napoli aveva la sua, l’Inter era ancora impegnata in una ricerca. Che pareva essersi compiuta, ma poi non è andata proprio così. Oggi ci sono 15 punti di scarto in classifica.

Un differenziale che il Napoli iniziò a costruire proprio quella sera, che fu una partita-mano-santa per il morale di tutti. Della squadra, ma anche di tecnico e presidente. Che si confrontarono, prima del match, su alcuni temi importanti. Un certo utilizzo della rosa, più ampio e aperto ai giovani. Quella fu la notte dell’esordio di Rog. Pochi minuti, buone promesse. Un 3-0 contro una squadra sfilacciata è il luogo perfetto per lustrare la propria vetrina. Persino Gabbiadini sembrò offrire un rendimento positivo, fu aderente alle richieste di Sarri (Mertens era squalificato). Ah, e fu la prima partita giocata con la maglia dei fujenti. Ma questo non piacerà ai cultori della tradizione.

Dopo quella partita

Da allora, il Napoli ha perso quattro volte. Due contro il Real Madrid, una contro la Juventus. Come dire: partite che ci stanno. Poi la sconfitta in casa contro l’Atalanta. Un incidente di percorso, di quelli brutti ma fisiologici. E poi tante vittorie, con i mezzi passi falsi contro Palermo e Sassuolo. I quattro punti che tengono la media punti in un range umano, quindi non superiore a quella della Juventus. Che per, come detto prima, è molto vicina. Ed è stata più continua lungo tutto l’arco del torneo.

La svolta di questo Napoli è arrivata un girone fa, si avvertì subito: dopo l’Inter, le vittorie contro Benfica, Cagliari e Torino. Gol, spettacolo, personalità. Il Napoli riscoprì il Napoli, fu in grado di dimostrare a se stesso di poter essere qualcosa di più, qualcosa di diverso e forse di meglio. Una bella scoperta. L’auspicio sarebbe che domenica sera accadesse la stessa cosa: gli azzurri ripartono dopo lo stop col Sassuolo (anche se non c’è paragone tra la situazione di oggi e quella di fine novembre) e danno un segnale forte. A se stessi, innanzitutto. Al campionato, poi. D’altronde, non si vince a Milano (sponda nerazzurra) da ottobre 2011, 0-3. Lo stesso identico risultato dell’andata. Voi credete alle coincidenze?

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