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Il problema del Napoli si chiama deficit dell’attenzione

Sassuolo-Napoli, l’analisi tattica: l’unico modo per migliorare ancora il rendimento è allenarsi nella gestione dei momenti della partita.

Il problema del Napoli si chiama deficit dell’attenzione

Gradevolezza tattica e qualità

Gran parte degli esperti di tattica che ieri hanno commentato Sassuolo-Napoli sui social non hanno potuto che apprezzare lo spettacolo offerto dal match. Dal punto di vista puramente tattico, abbiamo assistito a un confronto giocato ad armi pari, con due squadre scese in campo con il chiaro intento di determinare il proprio gioco e quindi il proprio destino. I numeri al 90esimo raccontano di un netto predominio del Napoli: 20 tiri a 8, 15 occasioni create a 5, un possesso palla del 68% per la squadra di Sarri. Queste cifre sono una conseguenza che Di Francesco ha spiegato in maniera chiara nel postpartita: «A un certo punto, è venuta fuori la loro maggiore qualità».

È esattamente la qualità che ha determinato il risultato, al di là delle statistiche. Parliamo di qualità nelle singole giocate: i tentativi falliti di Callejon (primo tempo), Insigne e Mertens (i due pali), il passaggio arretrato di Hamsik, la pessima lettura collettiva di una palla in area in occasione del 2-1. Tutti momenti singoli che, in qualche modo, sono una fotografia di questa squadra. Sfortuna, ma anche imprecisioni e superficialità. Citando Zeman, si potrebbe dire che «il risultato è casuale, la prestazione no». Vero, ci sono i numeri a dimostrarlo. Ma quando questa casualità si ripete in maniera ciclica, seppure non continua, allora smette di essere tale. E diventa un problema che discende da una mancanza. In questo caso, possiamo pure dire mancanza di fortuna. Ma anche, come ha detto lo stesso Sarri, una mancanza decisamente tecnica, strutturale. Di attenzione, soprattutto.

Speculari

Questa appena sopra è un’immagine emblematica. Sassuolo e Napoli si sono affrontate utilizzando disposizioni similari in campo, un 4-3-3 puro che però diventava asimmetrico sul lato forte della squadra più forte. Ovvero, il Napoli attaccava a sinistra e i neroverdi facevano densità a destra. Mossa e contromossa. Ma non è solo una questione di moduli, – che rappresentano solo una definizione numerica dell’occupazione degli spazi in campo -: le due squadre, ieri, erano molto simili anche per la proposta di gioco, per i principi da cui far discendere il sistema. Linea difensiva alta, quindi pressing sui portatori di palla e ricerca della superiorità, offensiva e difensiva, nella zona del pallone. Sotto, due momenti del match che sono una testimonianza oggettiva di questa somiglianza strutturale.

Quinto minuto di gioco. Il Sassuolo impedisce la costruzione bassa portando sei uomini nella metà campo del Napoli. Si creano dei duelli uno contro uno, Reina è costretto al lancio lungo.

Il Sassuolo tiene la difesa a ridosso del centrocampo e si difende con la classica disposizione passiva del 4-3-3, ovvero il 4-5-1 (o 4-1-4-1). In questo caso, gli interni di centrocampo e l’esterno sinistro d’attacco accorciano nella zona in cui il Napoli sta giocando il pallone.

In un certo contesto di partita, diventa fondamentale limitare gli errori individuali e di lettura. Le grandi occasioni del primo tempo, Callejon da una parte e Berardi dall’altra (il tiro a giro di poco fuori) nascono da un passaggio orizzontale sbagliato di Sensi e da un rinvio svirgolato di Koulibaly. Il gol del Napoli in apertura di ripresa si origina dal classico movimento tra le linee di Hamsik, ma anche da una mancata copertura del centromediano Sensi. Scavalcata la linea di centrocampo avversaria, nascono gli scompensi difensivi che portano al gol.

Gli errori del Napoli

Una mancanza momentanea di lucidità genera il colpo di testa all’indietro di Hamsik in occasione del gol di Berardi. Una lettura sbagliata, uno svarione individuale che non ha niente di tattico. Sul secondo gol, invece, l’errore è più sistemico. Il tiro di Cannavaro parato da Reina nasce da una punizione battuta corta e da un buon anticipo dell’ex capitano azzurro, ma è la posizione collettiva sul pallone di Ragusa ad evidenziare la pessima lettura indotta di tutti gli uomini in area.

Superficialità: ovvero cinque uomini a presidiare l’area piccola e nessuno che riesce ad accorgersi di un avversario libero nello spazio.

Analizzare dal punto di vista tattico il caso specifico serve a poco, anche perché si tratta di una situazione particolare come una seconda palla su calcio piazzato. Il vero problema del Napoli – che, oltre all’azione dei due gol, ha concesso un solo tiro in porta al Sassuolo, più altri tre fuori – è una sensazione di fragilità perenne nei momenti più importanti della gara. Che può essere scongiurata (e viene spesso scongiurata) attraverso prestazioni convincenti dal punto di vista realizzativo. Non è un caso che il Napoli abbia vinto solo cinque partite in campionato con un solo gol di vantaggio. Tra l’altro, quasi tutte si sono sviluppate secondo dinamiche particolari: il 2-0 o il 3-0 quasi recuperato dagli avversari (Crotone-Napoli, Milan-Napoli, Roma-Napoli ed Empoli-Napoli) o la rimonta (Napoli-Sampdoria 2-1).

Come scritto anche all’andata, questo Napoli sembra essere spesso incapace di costruire le occasioni pulite che concede agli avversari. Nel primo tempo, appena tre conclusioni verso la porta e il tentativo largo di Callejon. Nella ripresa, le big chance del Napoli si limitano ai gol e i due pali colpiti. Questi ultimi rientrano nel territorio della sfortuna, certo. E la produzione offensiva resta comunque di ottimo livello. Ma può non bastare, se dall’altra parte del campo c’è una tendenza alla leggerezza. All’errore gratuito.

I calciatori

La partita di Sassuolo sottolinea ancora la grande condizione di Ivan Strinic. Il terzino croato, anche se non è stato appariscente in zona offensiva, ha rappresentato una fonte di gioco fondamentale per il Napoli. Per lui, 101 palloni giocati con una percentuale di precisione dell’89% e 4 passaggi chiave. Jorginho resta il solito catalizzatore di palloni (117 quelli giocati), Hamsik spiega la sua pessima giornata anche con un contributo creativo molto limitato rispetto al solito. Per lo slovacco, solo un passaggio chiave.

Nel Sassuolo, va sottolineata la prova assoluta di Cannavaro. L’ex capitano azzurro è stato protagonista assoluto nella fase difensiva dei suoi, con 18 eventi complessivi. E il 100% dei duelli aerei vinti. Sotto, le mappe dei suoi tackle e dei suoi intercetti. Una perfetta interpretazione del ruolo di centrale difensivo a destra.

Sopra gli intercetti, sotto i tackle (con legenda). Il Sassuolo, ovviamente, attacca da sinistra a destra in entrambi i campetti.

Lavorare sui particolari

La strada per migliorare (ancora, in maniera definitiva) il rendimento del Napoli non è altro che una dose supplementare di lavoro sulla concentrazione difensiva. Perché l’attacco funziona, si vede e si legge nei numeri. E il sistema difensivo permette di giocare partite che non concedono agli avversari un numero alto di occasioni-gol. Eppure, basta poco per spostare gli equilibri di partite giocate e interpretate meglio. Un colpo di testa all’indietro, come Hamsik. Ma anche un posizionamento sbagliato nel momento clou. La prestazione non è casuale, lo riconosciamo. A volte, però, anche il risultato non lo è. Nel bene e nel male.

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