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I pm della Dda di Torino all’Antimafia: «Juventus collusa, non vittima di estorsione»

Repubblica riporta stralci dell’audizione: «Ci siamo chiesti come la Juve non facesse a rendersi conto di chi fossero questi ultras». Una cena raccontata da Calvo col papà di Dominello

I pm della Dda di Torino all’Antimafia: «Juventus collusa, non vittima di estorsione»
Lo Juventus Stadium

Su Repubblica l’audizione dei titolati dell’inchiesta penale

Repubblica stamattina riporta stralci dell’audizione di due mesi alla commissione antimafia dei due pubblici ministeri titolari dell’inchiesta Alto Piemonte – Paolo Toso e Monica Abbatecola – da cui è nato il coinvolgimento della Juventus. Perché – è bene ricordarlo – è dalle intercettazioni che la Procura di Torino effettuava nell’inchiesta sulla ‘ndrangheta che sono emerse i rapporti fitti e duratori tra Rocco Dominello – ultras della Juventus e accusato di associazione mafiosa al processo in corso – e la Juventus per il bagarinaggio dei biglietti. Biglietti che la Juventus vendeva agli ultras con la consapevolezza che sarebbero stati rivenduti a prezzo maggiorato.

I due pubblici ministeri chiariscono innanzitutto che non si tratta di estorsione, semmai di collusione. Come spiega la pm Abbatecola: «Qui la situazione è più simile a quella dell’imprenditore colluso, non quindi l’estorto costretto, ma l’imprenditore che raggiunta una certa esperienza e magari anche una certa malizia, superate certe remore, si avvicina al più forte non perché rischi di avere un danno, ma perché intravede il vantaggio».

I dubbi sulla presunta consapevolezza della Juventus

Repubblica riporta le dichiarazioni dei pm: «Una cosa sola, la Juventus, l’aveva perfettamente chiara: che il presunto ‘ndranghetista, Rocco Dominello, aveva sulla curva “un’influenza particolare”. C’è consapevolezza del rapporto con Dominello, ma non c’è consapevolezza di rapporti con la ’ndrangheta».

I due pm della Dda di Torino hanno espresso anche i loro dubbi sulla presunta consapevolezza della Juventus su chi fosse Dominello: «Questi signori si saranno chiesti come facesse (Dominello) a tenere a bada migliaia di facinorosi. Anche un ragazzino è capace di stabilire che costui ha una sfera di influenza capace di tacitare le pretese di gente che negli anni precedenti si accoltellava per i biglietti». E ancora: «Ci siamo chiesti “Come potevano non rendersi conto che…?”, ma su questo non si possono fare processi, anzi non si devono fare». Toso chiude così: «Non è sostenibile una consapevolezza, se non una certa disinvoltura, pacificamente ammessa dai dirigenti. Che poi è l’oggetto della contestazione della procura federale».

La cena raccontata da Calvo col papà di Dominello

Repubblica scrive anche che “spunta una cena, raccontata dal responsabile marketing Calvo, a cui era presente Saverio Dominello, padre di Rocco e condannato per associazione mafiosa nel 1996. Ma la pm Abbatecola spiega: «Posso io, sulla base di una cena, fare un’iscrizione per concorso esterno? Sinceramente no».

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