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Gonzalo Robertino Higuain e il paese delle meraviglie

Gira voce che Higuain sia rimasto deluso dai fischi del San Paolo. L’ultima dimostrazione di un profilo psicologico non propriamente imbevuto di realismo.

Gonzalo Robertino Higuain e il paese delle meraviglie

Il miglior paragone possibile

Stamattina Raniero Virgilio ha riscritto di Gonzalo Higuain. Ricordando(ci)(gli) che unirsi a un gruppo vincente non erge se stessi al medesimo status. Non necessariamente o automaticamente, almeno. Forse, però, Virgilio sarà ricordato come il padrone intellettuale del miglior paragone fatto tra la parabola umano-calcistica dell’attaccante (franco)argentino e quella di un qualsiasi altro personaggio conosciuto, di realtà o di finzione. Parliamo di Robertino, il figlio della signora Ida, “Ricomincio da tre”, opera prima da regista di Massimo Troisi.

Scrisse così, in luglio, Virgilio: «Potrai cambiare mille colori, Gonzalo. Entrare in milioni di porti sicuri per cercare sicurezza. Per parlare alla voce che finalmente ti infonderà la fiducia in te stesso che non hai mai avuto. Ma dalla mamma, caro Gonzalo, non troverai scampo. E Napoli è terra fertile per le madri, ma deserto fatale per le mamme. Napoli non è terra per Robertini. E dalla mamma non ti salverà neppure Marotta. Dalla mamma dovrai liberarti con le tue mani – o i tuoi piedi». Perfetto.

Troisi-Gaetano

Dall’altra parte della barricata di Robbé (l’ha chiamato così per tutto il tempo, Troisi-Gaetano), c’è il napoletano cui tutti dovremmo guardare e non guardare. Troisi-Gaetano, appunto. L’autore e attore cercava di ribaltare sul grande schermo gli stereotipi del napoletano, l’idea dell’emigrante per forza, la guasconeria, la furbizia, e dipingeva un bellissimo popolo di persone come un popolo di persone e basta. Ovvero pregi, difetti e debolezze al cospetto del mondo. Quel Troisi è quel napoletano cui tutti dovremmo guardare. Magari spegnendo Made in Sud e attaccando un dvd, oppure lo streaming su internet (si vede una favola).

Gaetano, con la sua vitalità ingolfata nella timidezza, è il napoletano da non guardare per non finire bloccati pure noi. È un antieroe che non riesce a essere davvero positivo, pur proponendosi di riuscirci. Finisce per guastare la vita di Robertino invitandolo a salvarsi, a uscire da questo museo, a imparare la vita. A toccare le femmine, che è sempre un’occupazione decisamente piacevole.

Ecco. Se Napoli ha un pregio, come detto da Raniero Virgilio, è quello di non poter tollerare i Robertini. Di rifiutarli, che in questo caso non è il contrario assoluto di accettarli, ma diventa “cercare di cambiarli”. La scuola, a volte anche coatta, di un certo tipo di vita.

Wonderland

Gonzalo non ce l’ha fatta. Non ha metabolizzato tutti questi discorsi, questo cambiamento che gli si richiedeva. Lavezzi ha salutato piangendo, qualcuno ci ha creduto e l’ha applaudito. Magari non ha mai detto bugie, però intanto se n’è andato a Parigi. Cavani è andato via in-silenzio-ma-si-sapeva, dopo ha provato l’operazione-riabilitazione. È stato aiutato proprio da Gonzalo, se venisse ora col Psg gli stenderemmo i petali di tulipano blu in terra.

Gonzalo non ce l’ha fatta, ed è andato via come un ladro. L’ha detto, sbandierando il professionismo. Fin dal primo giorno, dalla prima intervista. «Lasciare Napoli è stata una decisione difficile». «Una mia scelta di vita». Tutte frasi così. Sapeva, Gonzalo. Che non ha mai avuto parole brutte per i tifosi, ma non ha mai avuto il coraggio di affrontarli prima. Prima della Juventus, perdipiù.

E oggi cosa si legge? Che c’è rimasto male? Dei fischi? Cioè, serio? Questo veramente fa? Cioè, sono dichiarazioni riportate da Sky Sport e poi da diversi quotidiani. Frasi “rubate a un amico-confidente”. Ma mettiamo il caso fossero vere e ce le ritroviamo tra un paio di settimane, chessò, alla prossima intervista a La Stampa – diciamo che è un’eventualità altamente probabile. Uno come la deve prendere? Questo non è Robertino, o almeno non solo. È anche Alice. La maratonda. Il cappellaio matto.

È uno che arriva a New York e si chiede come mai c’è così tanta folla a Times Square. È uno che fa cadere di proposito un bicchiere di vetro a terra e dice “non pensavo potesse rompersi”. È uno che arriva a Napoli e dice “Oh, guarda, la guida dell’automobilista medio di questa città non è particolarmente conforme al codice della strada” – qualche difettuccio ce l’abbiamo pure noi.

Gonza’, e dai. Sii realista. Sii aderente alla vita. Alla vita vera. Lascia il tuo pianeta dove tutto è bello e perfetto. E ti è dovuto, perché sai dare (alla grande) i calci al pallone. Ragiona. Con la tua testa, pensando però che ci sono anche gli altri. Emancipazione. Parti per viaggiare, per conoscere. Da solo. Ti farà bene.

Post scriptum

Ha scelto benissimo, Higuain. La Juventus ha il fantastico pregio (senza alcuna ironia) di non lasciare mai soli i propri calciatori, i propri tesserati, di fronte ai media. Perfetta gestione della comunicazione. Lavoro strutturato, di creazione, riempimento e gestione dell’agenda setting. Propria, degli altri. E con dettato preciso di contenuti. Il modo migliore per gestire Gonzalo.

Il demonio. I capelloni. La minigonna. Il grammofono? No. La fame di vittorie. Stai a casa tua, Gonza’.

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