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I Foja, la band che ha nel contratto la clausola per guardare le partite del Napoli

Intervista a Dario Sansone, voce del gruppo. «Sul palco abbiamo sempre qualcosa del Napoli. Sarri tutta la vita. Hamsik è un grande violinista. Insigne? Al basso, perché è curt e perché dà la linea musicale

I Foja, la band che ha nel contratto la clausola per guardare le partite del Napoli
I Foja col Napoli Club Bologna

La prima band rock in elettrico al San Carlo

Sono stati la prima rock band a suonare in elettrico al San Carlo, in uno spettacolo di grande successo ma per il Massimo partenopeo “no conventionally correct”. Cantano in dialetto, suonano tradizione e modernità e si reinventano in ogni disco. Si nutrono di esperienze live, di animazione e cinema. Ma, soprattutto, una maglia azzurra è nascosta in un angolo di ogni palcoscenico che calcano, nello studio di registrazione sono fissate ad una parete una sciarpa del Napoli e una fotografia di Maradona, nei booklet dei loro dischi compaiono sempre i ringraziamenti alla squadra.

C’è tanta Napoli nella musica dei Foja «e tanto Napoli nei nostri giorni. Ad ogni nostro concerto, prima di salire sul palco, ci abbracciamo in cerchio e gridiamo Forza Napoli. È il nostro rito». Lo rivela al Napolista Dario Sansone, voce e chitarra del gruppo, attualmente formato da Ennio Frongillo (chitarra elettrica), Giuliano Falcone (basso elettrico), Luigi Scialdone (chitarre, mandolini, ukulele e banjo) e Giovanni Schiattarella (batteria). Dario ci racconta dei Foja, che negli ultimi anni collezionano un successo dopo l’altro. Con il Napoli nel cuore e tra gli strumenti.

«Sul palco c’è sempre qualcosa del Napoli»

«Non siamo tifosi, siamo proprio malati – confessa divertito – sul palco portiamo qualcosa del Napoli, di solito una maglia azzurra, non la mettiamo in vista, ma in qualche angolo del palco. Non si vede ma c’è: è una cosa nostra… per stare più tranquilli».
La passione calcistica per Dario e i Foja è qualcosa di più di un sentimento vissuto a livello personale. Napoli e il Napoli c’entrano sempre. Nella musica e in quelli che Dario chiama “riti privati”.

“Una volta ci portamo un video sul palco”

Non oso immaginare cosa fate quando gioca il Napoli.
«Nel nostro tour book è scritto che ci devono procurare un posto dove vedere la partita. A Roma una volta ci portammo un video sul palco e mentre suonavamo ogni tanto davamo una sbirciatina alla partita. Ci è capitato di rallentare un’uscita sul palco per finire di vedere un incontro. A Bologna e a Milano i fan club ci hanno portato in regalo le sciarpe. E in occasione della partita con il Real Madrid abbiamo trasformato il nostro sito ufficiale dipingendolo di azzurro. Tifare è motivo di unione tra le persone, è anche una certa fonte di riscatto che va conquistato piano piano, a parte l’amore che ci portiamo dentro da bambini. Pensa se fossimo nati juventini, che vita avremmo fatto… in bianco e nero».

Ogni calciatore associato a uno strumento musicale

Se dovessi mettere su un palco la squadra e organizzare un concerto, cosa faresti suonare ai giocatori?
Hamsik è un grande violinista, elegante quando si muove in campo.
Mertens lo metterei alla batteria. È energico, quando viene fuori sta sempre sul tempo.
Insigne al basso, perché è curt’. E anche perché dà la linea musicale.
Reina è un percussionista sicuramente. Se la palla fosse un tamburo, potrebbe finire nelle mani di Pepe
Jorginho alla chitarra ritmica, dà i tempi alla squadra.
Allan è un metallaro. Suona la chitarra elettrica in un bel rock.
Diawara è un contrabbasso, strumento fisico ma anche melodico, se suonato con l’archetto. Ha i piedi buoni, quindi è sia fisico che melodico.
Callejon? Non ho dubbi: una magnifica chitarra flamenco. Ha il guizzo, corre sempre ed è armonico.
Hysaj, direi, la balalaika. La forma è triangolare, un dai e vai.
Milik al pianoforte. È stato per lo più in panchina, ma quando entra va forte.

Foja

I Foja con la sciarpa del Napoli Club Milano

Sarri è il direttore d’orchestra.
«Sarri tutta la vita. Nei nostri dischi compaiano sempre i ringraziamenti al Napoli e in particolare nell’ultimo abbiamo voluto inserire un ringraziamento “agli allenatori in tuta”. Siamo innamorati del vecchio calcio, alla Carlo Mazzone. Allenatori che cercano di evadere dallo star system e che pensano a lavorare più che a fare chiacchiere».

Sembra non essere più abbastanza per una parte dei tifosi il gioco di Sarri.
«Sì, vogliamo il risultato, ma chi ama il calcio vuole prima di tutto vedere il bel gioco. Posso dire, artisticamente parlando, che il Napoli gioca con eleganza e fa divertire. Certo, ci fa anche soffrire, ma fa pure una caterva di gol. Trovo che rispetto all’anno scorso sia anche più unita la squadra e questo è merito di Sarri».

I giudizi sul Napoli

Che cosa manca a questo Napoli?
«Un po’ di ciorta e un po’ di concentrazione. Anche domenica scorsa col Sassuolo. E poi sono mancati i tempi di crescita. La filosofia della società è puntare sui giovani. Speriamo non diventi un vizio vendere giovani che sono diventati campioni, ma che si pensi anche a costruire la squadra del futuro».

Qualche critica sta piovendo. Soprattutto per la difesa. A fine stagione ci aspetta forse di tirare un bilancio migliore.
«Noi ci dobbiamo sempre lamentare. Per quanto riguarda la difesa, va cambiata la mentalità. Siamo la squadra che commette meno falli. Ok, va bene. Ma un po’ di furbizia, di cattiveria. Ci vuole più decisione. In generale però devo dire che sono contento di questa stagione, è stata divertente. E poi ci dobbiamo ricordare che abbiamo una squadra, non tre».

Lo studio di registrazione dei Foja

Forse su questo punto bisogna cambiare qualcosa?
«Sicuramente per tenere il passo con il calcio moderno bisogna fare qualche acquisto. Il sogno è sempre il top player, perché ci farebbe scoprire una mentalità più vincente. Un calciatore esperto per farci puntare più in alto, trascinante anche per i giovani. Continuare a cercare giovani va bene, evitando i bidoni. Alcuni di questi bidoni sono sicuramente figli di un sistema, giocatori che nemmeno l’allenatore ha voluto e che sono arrivati non si sa perché».

Chi vedi nel futuro del Napoli e chi no?
«No Pavoletti, è un sacco di patate. Maggio, ma solo per una questione di età. Ghoulam mi pare di capire che abbia preso un’altra strada. Reina “NI”, nel senso che avrebbe bisogno anagraficamente di un buon sostituto, possibilmente con i piedi buoni. Ci vorrebbe poi un grande centrale e sostituti per gli esterni».

Gli intoccabili?
«Hamsik, Callejon che ha prodotto tanto, Mertens. Per quanto riguarda Milik, cercherei di capire meglio, dandogli la possibilità di giocare una stagione intera. Ovviamente Insigne, ma anche Diawara, Koulibaly e Hysaj».

Lo show al San Carlo

Il 27 aprile, per la gioia dei tifosi che se lo sono perso dal vivo, sarà trasmesso in tv (su La9) lo spettacolo “Tre volte 10”, lo show di Maradona al San Carlo. I Foja sono stati i primi a rompere il muro delle convenzioni, suonando musica rock al Massimo partenopeo, con lo spettacolo “Cagnasse tutto”. Fu un sold out, un’esperienza incredibile.

«Incredibile, sì, anche per come è cominciata. Avemmo una telefonata di notte che ci annunciava che Franco Dragone, storico regista e direttore artistico del Cirque du Soleil, ci voleva nell’ambito del cartellone del “Napoli Teatro Festival Italia 2016”. Proprio Dragone firmò la regia del nostro spettacolo. È stata la nostra grande vittoria: aprire il San Carlo alle nuove generazioni. Vennero ragazzi che magari non avrebbero mai messo piede nel teatro lirico della loro città. Per noi è stata un’esperienza unica e formativa, oltre ad essere stato uno spettacolo unico a livello di animazione ed effetti speciali».

C’è un legame stretto tra la musica dei Foja e l’animazione. ‘O sciore e ‘o viento non può essere separato dal suo videoclip animato (ad oggi ha superato 1.700.000 views su YouTube).
«Faccio il disegnatore e lavoro nel campo dell’animazione da una vita. Per noi è un modo di intendere la musica quello di vederla non fine a se stessa, ma influenzata e che può a sua volta influenzare altre forme d’arte che posso essere l’animazione, il cinema. La musica è una forma di comunicazione e a noi piace riuscire ad amplificare il potere della musica attraverso l’immagine».

Maradona nello studio di registrazione non può mancare

Quindi anche il vostro rapporto con il cinema va visto in tal senso. Avete scritto colonne sonore.
«Alcune nostre canzoni sono comparse in documentari, come quello della terra dei fuochi. Con ’A Malìa, il primo singolo dell’album Dimane Torna ‘O Sole, abbiamo partecipato alla colonna sonora del lungometraggio animato “L’arte della felicità” per la regia di Alessandro Rak, presentato al Festival di Venezia. Il nostro brano è stato candidato come miglior canzone originale ai David di Donatello e ai Nastri d’Argento per l’anno 2014. Quest’anno è uscito il film “Gomorroide”, diretto e interpretato dal trio “I Ditelo Voi” (Francesco De Fraia, Lello Ferrante e Mimmo Manfredi), nella cui colonna sonora figura il nostro brano “Chin ’e pensieri” estratto dal nostro terzo album, ed anche il film “La parrucchiera”, diretto da Stefano Incerti, alla cui colonna sonora abbiamo contribuito con sei brani e abbiamo partecipato con un cameo live».

I Foja parlano folk, rock, blues, pop, country ed elettrico usando il dialetto. Qual è la Napoli che intendete raccontare, quale Napoli rappresentano i Foja?
«È difficile raccontare la città andando al di là dell’immagine stereotipata che passa oltre i nostri confini. Ed è quello che invece noi ci proponiamo di fare. La nostra Napoli è una città moderna che riesce a risentirsi internazionale e non è solo legata alla cartolina. Diventa pesante nel 2017 immaginarci ancora come mangiapasta. Partiamo sempre dalla nostra storia, ma non ci sentiamo imbrigliati nella figura del napoletano classico. Il dialetto è la nostra lingua, passionalissima, ed è il modo più semplice e immediato di sintetizzare stati d’animo. Per quanto riguarda la musica, sicuramente contiene i nostri gusti e la nostra voglia di partire da quello che siamo per aprirci a nuove culture. Per questo folk, rock ma anche suoni messicani… Ogni disco è un’occasione per fare cose differenti».

Cosa c’è nel futuro dei Foja?
«Prima di tutto il tour estivo con cui porteremo in giro per l’Italia il nostro nuovo album O treno che va, che vede la partecipazione di Ghigo Renzulli, storico chitarrista dei Litfiba, di Edoardo Bennato e del sassofonista Daniele Sepe. Continuare a stare tra la gente è il nostro obiettivo, che poi è l’obiettivo della musica. Stiamo mettendo su le tappe del tour europeo che contiamo di fare il prossimo autunno».

Un sogno di Dario.
«Continuare ad essere sincero attraverso le cose che faccio. Rompere gli argini di questa nuova scena musicale che si sta creando a Napoli, portando fuori la nostra musica. Far prendere coscienza che ci sono anche diversi modi di raccontare la città, che ci sono altri contenuti, anche attraverso la nostra lingua».

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