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Il Real, dopo l’andata: una squadra fortissima e preparata, ma non invulnerabile

L’analisi tattica della squadra di Zidane: gli errori del Napoli e la perfetta lettura del tecnico francese indirizzarono il match del Bernabeu. Ma possono essere attaccati.

Il Real, dopo l’andata: una squadra fortissima e preparata, ma non invulnerabile

La preparazione di Zidane

Tre settimane dopo, di nuovo qui. Napoli-Real Madrid, c’è da disputare un secondo atto. Non per puro onor di firma, ma con ancora una posta in palio. Che già di per sé è qualcosa di notevole ed aumenta le motivazioni a far bene. Senza rimpianti, comunque vada. O almeno, quella è la speranza. Sapendo che sarà una missione difficile, anzi difficilissima. Eppure, con delle possibilità di riuscita.

Inutile, per una volta, parlare di freddi numeri, come di solito ci piace fare per intavolare il discorso, quantomeno in via generale. Chi sono loro, lo sappiamo e lo abbiamo toccato con mano. Sono i campioni del mondo e ce lo hanno dimostrato. Forti e completi in ogni reparto, con picchi di eccellenza pura. Ma umani, con dei difetti già resi visibili dalla gara d’andata che si può provare a sfruttare. Sapendo anche dove cercare di intervenire per limitare i loro tantissimi pregi. L’analisi postpartita di Alfonso Fasano ci svelò come i madrileni avevano vinto la partita: innanzitutto, chiudendo le linee di passaggio degli azzurri per bloccarne la costruzione dal basso, facendo del recupero palla immediato una ragione di vita. Così, in particolare, erano arrivati i due gol che avevano sparigliato le carte in avvio di ripresa. Soprattutto il terzo.

Recupero palla che porta al gol di Casemiro. Il Real Madrid opta per una pressione che più alta non si può: sei giocatori negli ultimi 30 metri azzurri. Copertura degli spazi eccellente, o quasi. Una linea di passaggio per Diawara probabilmente ci sarebbe. Koulibaly però sceglie la giocata lungo linea. Teoricamente anche meno rischiosa, se non fosse che Casemiro ha capito tutto con grande anticipo e prende il tempo ad Hamsik. E che il fatto che Ghoulam sia già salito decisamente troppo in alto (nell’inquadratura infatti non si vede) concede al Real Madrid di fatto la parità numerica in quella zona di campo.

Poca precisione, ma anche gestione troppo flemmatica del pallone stesso. Poco ritmo e velocità dati agli scambi, la circolazione non era fluida come sempre. Gli errori in appoggio del Napoli in uscita avevano determinato, come si ricorderà, non solo quasi tutte le azioni più pericolose del Real ma anche il dover sottostare a una pressione costante a ridosso della propria area per larghi tratti del match. Situazioni che gli uomini di Sarri raramente hanno dimostrato di saper gestire. Anche perché l’apporto in fase passiva dei centrocampisti non era stato all’altezza della situazione.

Gol di Kroos. Evidenziamo la posizione dei tre centrocampisti azzurri. Che sono rientrati prontamente, è vero. Ma si sono schiacciati troppo a ridosso della porta: nessuno copre la zona al limite dell’area, dove il tedesco può arrivare a rimorchio sostanzialmente indisturbato. Quando Zielinski se ne accorge, è già tardi e non riesce a chiudere.

Modric crea praticamente dal nulla un’azione pericolosa per il Real, con scarico immediato per dettare il dai e vai, grazie alla sua qualità. Ma anche alla lettura troppo statica di Diawara e Hamsik, che prima lo aspettano a distanza eccessiva e poi si fanno prendere in mezzo praticamente senza colpo ferire. Cristiano Ronaldo può inoltre attaccare lo spazio tra Koulibaly e Ghoulam dettando il successivo passaggio. Per fortuna, successivamente, la conclusione non è degna della fama di un Pallone d’Oro.

Unendo questi errori degli azzurri alle capacità sopraffine dei Blancos con la palla tra i piedi, per qualità, tempismo nelle accelerazioni, sfruttamento dell’ampiezza (che il Napoli fatica a coprire, altro punto debole), si capisce come mai il 15 febbraio finì in un certo modo. Ma come dicevamo più su, le possibilità di metterli in difficoltà, o, per usare la deliziosa perifrasi di Sarri, di “fargli girare i hoglioni”, ci sono tutte. Il viaggio al Bernabeu ci ha lasciato anche questo genere di legati.

Capacità di sfruttare l’ampiezza, dicevamo? Ci siamo anche noi. Con un maestro quanto a tempismo negli inserimenti come Callejon. E con un marcatore diciamo leggermente disattento (Marcelo) da quella parte di campo. La giocata classica degli azzurri (che attaccano la linea difensiva due contro due, ed eravamo già sul 3-1) non si tramuta in gol per l’errore, grave, sottoporta di Mertens.

La linea difensiva madrilena concede abbastanza anche quando teoricamente dovrebbe essere schierata. Le qualità degli interpreti non si discutono, la coesione e le capacità di lettura preventive però non sono eccezionali, anzi. Un’altra dimostrazione? Eccola:

Risalita armonica del campo da parte del Napoli che porta a giocarsi la situazione preferita partendo dall’out sinistro. Con un clamoroso scompenso, in mezzo, da parte del Real. Sergio Ramos ha capito che Marcelo non può essere lasciato solo con Callejon e raddoppia su di lui. Varane arretra ma senza controllare davvero la sua zona di competenza così come Casemiro. Entrambi, dietro di sé, lasciano una voragine nella quale Mertens può inserirsi senza fatica. Altra palla gol che stavolta verrà sventata con bravura e fortuna da Keylor Navas.

In sintesi, cosa dovrà fare il Napoli per provare a ribaltare la situazione? Il proprio gioco, con intensità, precisione e un pizzico di incoscienza. La squadra di Zidane non è invulnerabile, può essere attaccata. La linea è piuttosto alta e lascia spazi. Va bene, bisognerà eludere il primo pressing dei Blancos, missione tutt’altro che semplice. Ma la qualità in palleggio del Napoli, se sfruttata al massimo, permette di uscire da qualsiasi ginepraio. Quando la palla non l’avremo noi, difficile suggerire in concreto qualcosa che possa limitare lo strapotere tecnico di Cristiano Ronaldo, Bale, Benzema e chi più ne ha più ne metta. La difesa proattiva di Sarri dovrà essere supportata da intensità e concentrazione costanti. 85 minuti al top, come a Roma, non basteranno in presenza di dieci minuti di terrore. Ok, può essere che non bastino nemmeno 95 minuti al massimo contro questi qui. Quello che si può fare è provarci. Per essere sicuri di non aver lasciato niente al caso.

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