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Rassegna Juventus-‘ndrangheta / La Stampa sembra Hurrà Juve. Il silenzio degli opinionisti Gazzetta

Il Corriere della Sera non ha la notizia in prima pagina. Repubblica sì, con un commento di Crosetti. La Gazzetta sarebbe stata zitta se fosse stato il Napoli?

Rassegna Juventus-‘ndrangheta / La Stampa sembra Hurrà Juve. Il silenzio degli opinionisti Gazzetta

“Il nulla da verificare sarà verificato”

Il giornalismo applicato al calcio – e al potere, money, danè – è una meraviglia. Basterebbe comparare un qualsiasi commentino per una qualsiasi inchiesta di una qualsiasi Procura e compararlo con l’editorialino che oggi La Stampa ha scelto per dire la sua sul deferimento di Agnelli – quindi della Juventus – alla Procura federale per rapporti con gli ultras (legati anche alla ‘ndrangheta) cui era stata delegata parte della gestione dei biglietti. Nemmeno HurràJuve sarebbe arrivato a tanto. La firma è di Giovanni De Luna che non fa altro che paragonare questa vicenda a Calciopoli (che nell’immaginario degli juventini è stato il più più colossale errore giudiziario della storia, altro che Enzo Tortora).

Ecco un passaggio: Oggi la realtà è quella di curve calcistiche diventate delle vere zone franche, sottratte alla legalità, territori dove la sovranità dello Stato spesso si rivela impotente nei confronti dei poteri criminali. Di questa realtà si isola un elemento che rigua da la Juve, lo si proietta in una dimensione in cui conta soltanto il bisogno mediatico della ricerca del capro espiatorio e si confeziona il luogo comune perfetto: Juve ladra di scudetti e collusa con la malavita organizzata. Bene. La giustizia farà il suo corso. Il nulla che ci sarà da verificare sarà verificato.

Ci affidiamo a Repubblica dove torna il giornalismo

La borghesia torinese apprezzerà. L’unico giornale che prende una posizione che potremmo definire ragionevole è la Repubblica che affida il commento a Maurizio Crosetti:

Il calcio italiano è malato di complicità, o almeno di leggerezza. Molti dirigenti sono stati quantomeno disinvolti o poco accorti. Ma altri sono stati e sono complici dei teppisti, solo per non farsi sfasciare la casa e per non farsi coprire di multe, squalifiche, estorsioni, minacce. Sono ricattati e cercano la pace o almeno la tregua con i loro peg- giori curvaioli, ma se poi il garante di questa pace è un esponente dei clan di Rosarno le cose cambiano.

E aggiunge: “Che però si chieda a lui e alla Juventus di chiarire la sostanza di questi rapporti ambigui non è davvero una lettura preconcetta, ma risponde a una ricerca di verità. E nessuna logica di giustizia è superiore alla ricerca della verità».

Il silenzio degli opinionisti della Gazzetta

Il Corriere della Sera preferisce non commentare (addirittura non c’è la notizia in prima pagina). Cronaca secca della breve conferenza complottistica di Andrea Agnelli. Così come la Gazzetta dello Sport che si sofferma su cosa rischiano Agnelli e la Juventus. Nessuno degli opinionisti della rosea si esercita sul tema. Sarebbe bello lanciare il concorso: “immagina l’editoriale più bello se al posto di Agnelli e Germani ci fossero stati De Laurentiis e Genny ‘a carogna”. Anche Il Fatto quotidiano non commenta, ma lo ha fatto per mesi. È l’unico giornale, da quest’estate, ad aver dedicato ampio spazio a questa vicenda. Oggi si sofferma sui rapporti tra John Elkann e Agnelli, tema toccato anche altrove (Repubblica).

Infine, a La Stampa va il merito di aver focalizzato il punto con un’intervista all’avvocato Mauro Messeri: «Nel codice di giustizia sportiva l’articolo 12 dice, in sintesi, che le società non possono intrattenere un certo tipo di rapporto con la tifoseria: è questo, credo, che il procuratore Pecoraro ha evidenziato come comportamento illecito. La criminalità organizzata potrebbe costituire un eventuale aggravamento di pena. Ma il deferimento non nasce perché ci possono essere stati dei contatti con esponenti mafiosi o altro: nasce perché sono i contatti stessi, in certi contesti, ad essere vietati dal codice sportivo». Un punto che la Juventus – e il calcio italiano – vuole annegare nel mal comune mezzo gaudio.

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