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I gol del Real da disimpegni sbagliati del Napoli. E poi si gioca fino al 95esimo

I complimenti al Napoli non devono evitare un’analisi critica. I due gol nascono da errori nella nostra metà campo. E poi troppo autocompiacimento ha impedito di lottare fino alla fine

I gol del Real da disimpegni sbagliati del Napoli. E poi si gioca fino al 95esimo

Primo tempo eccellente

Mi unisco al coro dell’orgoglio per questo Napoli.

Il Napoli del primo tempo è stato eccellente. Uno dei migliori primi tempi mai giocati dal Napoli in tutta la sua storia.

Il Real Madrid fino al 45’ ci ha capito poco, ha tremato, ma non è bastato, perché in fondo c’è ancora troppa differenza tra le due squadre. Anche perché alla lunga in certe sfide l’esperienza conta tantissimo.

Purtroppo questa Champions League del Napoli, come hanno già detto e scritto in tanti, era stata già decisa quasi del tutto il 12 dicembre, il giorno del sorteggio di Nyon.

L’emozione di una bellissima prestazione nel primo tempo non deve però prendere il sopravvento sull’analisi di alcune cose che meritano approfondimento e che vanno migliorate se il Napoli vuole sedere definitivamente al tavolo delle grandi squadre.

I punti deboli del Napoli

Più che i gol presi sui calci piazzati, sui quali non mi sento di imputare nulla al Napoli visto che Sergio Ramos di gol così ne ha segnati a tutte le squadre del mondo, va riconosciuto che la fase di disimpegno resta uno dei punti deboli del Napoli. Sicuramente non è semplice fare tutto alla perfezione contro il Real Madrid, ma la misura dei passaggi, la decisione nell’impostazione, la cattiveria nel rinvio, sono tutte cose da migliorare e che anche ieri sera sono costate carissimo, soprattutto perché di fronte al Napoli c’era una squadra che difficilmente perdona chi sbaglia.

La buona sorte è di chi se la merita

Il Napoli avrebbe avuto bisogno anche di tanta buona sorte, oltre che nel sorteggio anche nel corso delle due partite con il Real. Ma purtroppo la buona sorte spesso è di chi riesce a meritarsela. E fino ad un certo punto gli azzurri se l’erano meritata, giocando benissimo e non consentendo mai ai madrileni di produrre un gioco decente. Quella stessa buona sorte che fino ad un certo punto ha impedito al Madrid di castigare immeritatamente il Napoli.

Infatti va ricordato che, prima dello stupendo gol di Mertens, nel bel mezzo di un dominio pressoché assoluto del Napoli, il Real Madrid ha avuto a disposizione ben tre occasioni create da errori di disimpegno del Napoli.

Il palo di Cristiano Ronaldo

A turno Hamsik, con un passaggio di prima intenzione mal dosato, poi Koulibaly e poi Diawara avevano consentito ai blancos di rubare palla e provare ad impensierire Reina. Ma il Real non era ancora al massimo e per ben tre volte al Napoli è andata bene.

Poi appena quattro minuti dopo il vantaggio azzurro, il quarto errore del Napoli ha creato le condizioni per un pericolosissimo contrattacco madrileno, sprecato però da Cristiano Ronaldo sul palo.

È anche vero che Mertens ha colpito il palo a sua volta, però concedere ad un avversario così spietato quattro azioni pericolose all’interno di un primo tempo dominato è qualcosa che va assolutamente corretto.

Anche perché appena all’inizio del secondo tempo un altro errore di Koulibaly stava per fare danni, con il pallone che alla fine arrivava a Benzema che tutto solo fortunatamente sparacchiava sull’esterno della rete.

La disamina degli errori non diminuisce la prestazione

Fare dei veloci passaggi di prima è la chiave del gioco di Sarri. Però farli nella propria trequarti senza dosarne con precisione l’intensità mette a rischio tutta la difesa. È quello che è successo al 5’ del secondo tempo sul tocco di prima di Hamsik che ha messo fuori tempo Diawara, costringendo poi Hysaj a rifugiarsi in corner. Calcio d’angolo sul quale è poi arrivato il pareggio di Sergio Ramos.

Inutile dire che da quel momento tutto è divenuto più difficile, e, appena sei minuti dopo, l’errore in disimpegno di Ghoulam è costato al Napoli un evitabile corner da cui è nato il secondo gol di Sergio Ramos, colpo di testa sul quale però pesa tantissimo la sfortunata deviazione di Mertens.

La disamina degli errori non vuole assolutamente sminuire la prestazione del Napoli. Piuttosto serve a verificare il processo di crescita di una squadra che a tratti è sembrata davvero eccellente.

Non fare errori significa arrivare vicini alla perfezione, e purtroppo a questi livelli è necessario essere quasi perfetti. Il Napoli aveva bisogno della partita perfetta. Sfortunatamente lo è stata solo a metà.

Una squadra inglese non avrebbe mai mollato

Era chiaro a tutti che sull’1-2 la qualificazione era ormai (quasi) impossibile. Però probabilmente una squadra inglese o tedesca non avrebbe mai mollato così vistosamente.

Le giustificazioni per il Napoli ci sono tutte, aver speso tutte le energie nervose per 55 minuti e vedersi ormai fuori dalla competizione ha pesato tantissimo.

Però in Europa non si molla mai. Sono recenti la rimonta del Manchester City dal 2-3 al 5-3 sul Monaco, con tre gol in 11 minuti e soprattutto quella del Borussia Mönchengladbach a Firenze. I tedeschi si sono trovati nelle stesse condizioni del Napoli. Sotto di tre gol tra andata e ritorno, avevano bisogno di quattro gol (in trasferta) per qualificarsi. Ci hanno provato e, grazie soprattutto al suicidio sportivo della Fiorentina, li hanno segnati tutti e quattro. Tra questi ne hanno fatti addirittura tre in appena 14 minuti.

Appagamento psicologico

Sono condizioni limite, e difficilmente replicabili. Non si poteva chiedere al Napoli di segnare tanti gol al Real Madrid. Però il Napoli ha mollato totalmente, in primis per l’esaurimento totale di energie fisiche e mentali, ma probabilmente anche per una sorta di appagamento psicologico. L’autocompiacimento per aver fatto soffrire a lungo la squadra più forte d’Europa forse ha fatto venire meno a rabbia agonistica che è il motore principale delle imprese sportive. Eppure mancava ancora più di mezz’ora. Almeno si poteva provare a dare il tutto per tutto, anche se a mio avviso l’uscita di Insigne, il calciatore più pericoloso ed imprevedibile dell’attacco azzurro, è stato proprio il primo e forse definitivo segnale di resa.

Nulla da ridire, il Napoli è una squadra giovane. Però la soddisfazione per il bel gioco da sola non porta alle vittorie, che spesso arrivano anche in maniera inaspettata, strappandole con le unghie e con i denti nei momenti disperati.

Approccio culturale italiano

Una squadra giovane e in crescita dovrà imparare che anche le partite più difficili, anche quelle impossibili, finiscono al novantesimo. È un approccio culturale poco italiano, ma negli anni le big del calcio europeo ci sono arrivate tutte. E non frenano mai, neanche quando sono in netto vantaggio sugli avversari, figuriamoci quando perdono. Alle grandi squadre non piace mai perdere. Anche se hanno già dato tutto e sono state superiori nel gioco.

Il giorno in cui arriverà a questa determinazione, giorno che potrebbe non essere lontano, il Napoli potrà vantarsi a pieno titolo di essere diventata una grandissima squadra.

Per ora resta almeno la soddisfazione di aver fatto tremare un gigante del calcio.

De Laurentiis

Nota finale: ancora una volta De Laurentiis ha sbagliato i tempi e i modi del suo intervento televisivo. Stavolta ha sbagliato anche i contenuti.

Una levata di scudi populista, ingiustificabile e poco veritiera. L’attacco ai “giornali del nord” è stato abbastanza imbarazzante, un segnale pericoloso e sicuramente fuori luogo in una serata del genere.

Parlare solo alla fine dei deprecabili cori razzisti, a frittata già fatta, appare semplicemente come una giustificazione un po’ tardiva per il suo sfogo.

Però dalle reazioni lette sul web e ascoltate alla radio, la sua intemerata sembra essere stata gradita da una buona parte della pancia del tifo. Se quello era il suo obiettivo, il presidente lo ha centrato in pieno.

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