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Napoli, quel bambino che piange siamo tutti noi

Napoli-Real Madrid, la partita non guardata: il ritorno che è un futuro, una poesia per la serata, Chris Sutton che è entrato al San Paolo da inglese. Ed è uscito napolista.

Napoli, quel bambino che piange siamo tutti noi

Mancavano pochi minuti al fischio finale di Napoli-Real Madrid quando è stato inquadrato un bambino, un bel primo piano, un piccolo tifoso del Napoli; piangeva, col suo cappellino ben calcato sulla testa, piangeva in silenzio. Lo stadio gli cantava intorno, e lui aveva queste due lacrime che scendevano lentamente sul viso. Il bambino guardava verso il campo come a cercare qualcosa, un ultimo allungo sulla fascia, un tiro impossibile quanto inutile che cambiasse ancora qualcosa. Le lacrime, invece, raccontavano una storia diversa da quella che gli occhi andavano cercando, le lacrime sapevano. Quel bambino, ieri sera, ero io, e forse eravamo molti di noi.

Essere quel bambino

Il bambino ero io perché per alcuni minuti ho provato quell’amarezza ingenua e purissima, che si prova da piccoli, quando si va alle prime partite, quando perdere una partita è come perdere a un gioco; ho riconosciuto in quelle lacrime la mia delusione. Delusione sportiva, di chi sa che la propria squadra se l’è giocata benissimo, di chi sa che la propria squadra non si trovasse lì per caso.  La mia squadra ieri stava esattamente nel posto e nel tempo in cui doveva essere; e non era un sogno, si trattava della realtà. Non si giocava dal vivo, si giocava nel vero. Ci vediamo l’anno prossimo, spero che il padre di quel bambino glielo abbia detto.

Ieri sera quel bambino (e quanto mi piacerebbe conoscerne il nome) è stato fortunato perché ha assistito a un grande spettacolo, ha visto passare davanti agli occhi molte delle ragioni per le quali ci piace questo sport. Spero che il papà gli abbia spiegato, o che glielo abbia spiegato sua mamma, o chiunque fosse con lui, che si vince e si perde, e che si potrà tornare presto a giocarsela di nuovo e con armi più pari. Ci torneremo presto, gli avrà detto qualcuno e poi sono tornati a casa, come tutti.

Se mi tornassi questa sera accanto

Ho cominciato a leggere il nuovo libro di Carmen Pellegrino: Se mi tornassi questa sera accanto. Il titolo meraviglioso è il primo verso di una poesia di Alfonso Gatto, dedicata al padre, leggiamola:

Se mi tornassi questa sera accanto
lungo la via dove scende l’ombra
azzurra che sembra primavera
per dirti quando è buio il mondo e come
ai nostri sogni in libertà s’accenda
di speranze di poveri di cielo,
io troverei un pianto da bambino
e gli occhi aperti di sorriso, neri
neri come le rondini del mare.

È fin troppo facile applicare questo capolavoro a tutto ciò che è accaduto ieri, ma lo facciamo lo stesso, lo facciamo per necessità, per rincorrere ancora un po’ di bellezza, per fissare le immagini, per consolidare un ricordo ancora fresco. Lo facciamo verso per verso, nessuno può impedircelo.

Se mi tornassi questa sera accanto e ogni padre, ogni sogno condiviso, ogni ricordo di trent’anni fa, ma fossero pure quaranta o cinquanta, è tornato come una promessa mantenuta, un voto rinnovato, un lampione che si accende all’ora giusta. lungo la via dove scende l’ombra / azzurra che sembra primavera la via dove stanno le case, la via da cui ognuno è partito per andare al San Paolo, la via che è anche un divano lontano, un volo da Barcellona o da Berlino o da Praga, un treno da Roma o da Milano o da Pavia, la via che è uno streaming in inglese, una speranza via web, la via che è Chris Sutton letteralmente impazzito per il Napoli.

Gli occhi aperti di sorriso

L’ombra azzurra è scesa sul serio e si è presa il campo e ha dato spettacolo, e ha dato gioia; e ieri sera, non sembrava ma era primavera. per dirti quando è buio il mondo e come / ai nostri sogni in libertà s’accenda / di speranze di poveri di cielo e siamo stati, invece, ricchi di cielo, e il mondo è stato buio ma non per troppo, e si è acceso di speranza davanti ai nostri sogni. Il mondo, prima di chiudere i giochi, ci ha guardati in faccia, uno per uno, e ha applaudito alla realtà, certificando l’esistenza del sogno. io troverei un pianto da bambino / e gli occhi aperti di sorriso, neri / neri come le rondini del mare.

Questi ultimi tre versi vanno di sicuro dedicati al bambino di ieri sera, e quindi a tutti noi, Gatto ritrova il suo pianto da bambino, noi il nostro; stamattina è poi giusto avere gli occhi aperti di sorriso, e chi si trovasse a passare su un lungomare, un qualunque lungomare guardi bene che potrebbe spuntate una rondine del mare, all’improvviso.

Sutton e l’anestesia

E io dov’ero ieri sera? Ero davanti a un pc, a guardare la partita in streaming, preferendo la telecronaca in inglese a quella in italiano, il commento era affidato a Chris Sutton, lo ricordate? Attaccante del Norwich, del Blackburn, del Chelsea, del Celtic, e così via. Beh, Sutton, è letteralmente impazzito per il Napoli, complimenti su complimenti. Mi ha fatto, poi, ridere tantissimo quando Pepe, nel primo tempo, si è lasciato cadere dopo un lievissimo contatto con Mertens, guadagnando una punizione, a quel punto Sutton ha esclamato: “really patetic”. Gli inglesi sono un’altra cosa, più precisi, più informati, più ironici. Alla fine Sutton ci è rimasto male come quel bambino, è arrivato al San Paolo da neutrale e ne è uscito napolista.

La mia compagna è una sostenitrice dell’anestesia totale, anche per gli interventi minimi. Addormentateci, non vogliamo sapere niente. Svegliateci a cose fatte, non fateci troppo male. Ieri sera, in preda all’ansia, ho pensato (ma per poco) se questa estensione dell’anestesia la potessimo applicare a certe partite. Svegliateci a partita finita, a risultato dimenticato. L’anestesia, però, ti priverebbe di ogni emozione. Non avremmo visto il gol di Mertens, né le altre bellissime azioni che ha fatto il Napoli e ci saremmo risparmiati la doppietta di Ramos, ma che sarebbe cambiato? Io di ieri sera voglio ricordarmi tutto: la gioia, la sofferenza, la bellezza, la delusione, i cori, le foto che molti amici mi hanno mandato dal San Paolo, che è stato un modo per farmi tornare ieri sera accanto. Si ritorna in tanti modi, il modo pallone è meraviglioso.

Alcuni saluti finali:

  • A un tizio che mi ha dato del razzista ultra, non capendo niente e non sapendo niente di me, che peccato.
  • A tutti quelli che sanno come si marca sui corner, come si marca Sergio Ramos, che in quel modo ha segnato a chiunque, certo, come no.
  • A tutti quelli che erano allo stadio ieri sera, arrivati da ovunque, e che potranno raccontarlo e io racconto loro.
  • Ai calciatori del Napoli, che stanno facendo una bellissima annata.
  • A Maurizio Sarri che è talmente bravo da sembrare un personaggio di fantasia.

 

Libri:
Carmen Pellegrino, Se mi tornassi questa sera accanto, Giunti, 2017
Alfonso Gatto, Tutte le poesie, Mondadori, 2005
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